“Da bambino ideale a bambino reale”: riflessioni con i genitori a Manfredonia

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Di Daniela Brandini* -Il tema che si affronterà in questo articolo è stato oggetto di riflessione per i genitori dell’ IC Giordani-De Sanctis di Manfredonia durante gli incontri “Un tè con…”, esperienza facente parte del progetto P.R.I.M.A. I (Promuovere Risorse per l’Infanzia Mediante Approcci Innovativi) e da me condotti.

A tutte le mamme e a tutti i papà, ancor prima che il loro pargolo nascesse è capitato di fantasticare su di lui. Domande come: “Chissà a chi assomiglierà? Spero che abbia la bocca della mamma e gli occhi del papà…. un carattere dolce…. una vivace intelligenza…. un bimbo rispettoso ed obbediente…. che ascolti i nostri consigli e che riesca nella vita e negli studi”.

Quello su cui ogni genitore fantastica si chiama “bambino ideale”. Ideale perché viene idealizzato appunto.

Vengono a lui attribuite tutte quelle caratteristiche fisiche e psicologiche che più soddisfano l’Io del genitore. Ma chi è esattamente il bambino ideale? Dove nasce e perché?

Per cogliere a pieno l’importanza di questo tema è utile capire che è un po’ come se i figli nascessero nelle e dalle nostre teste ancor prima che dalle pance delle mamme, e ancor prima che nei reparti di maternità.

Le basi della relazione fra i genitori ed i figli cominciano ad instaurarsi già prima della nascita del bambino e si evidenziano nelle fantasie e nelle aspettative dei genitori, durante la gravidanza, sulle possibili caratteristiche del nascituro; ci immaginiamo il sesso, i gusti, le preferenze, il carattere, la squadra di calcio di cui sarà tifoso…

Buona parte di quel che ci aspettiamo dai nostri figli, di quello che inconsapevolmente chiediamo loro di diventare, dipende dal nostro stesso essere stati figli, dalla nostra esperienza vissuta, da ciò che siamo stati, che avremmo voluto essere, che non siamo. C’è sicuramente un livello concreto, ma esso è strettamente collegato a un livello emotivo affettivo e relazionale.

In questo modo il figlio diventa uno strumento nelle nostre mani per realizzare quello che a noi non è stato concesso o che semplicemente non siamo riusciti a compiere. Il nostro prolungamento, il noi rinnovato e migliorato. Ecco, penso di aver centrato il punto: “il noi”. Attenzione però! Credere a questo significa cadere in un errore che potrà costare caro alle vite dei nostri figli ma anche a noi genitori.

I figli non sono “il noi”. I figli sono “il sé”: qualcosa di unico e imprescindibile.

Una individualità che andrà oltre i nostri progetti e le nostre aspettative, alcune volte andrà anche nella direzione diametralmente opposta ad essi. Qualsiasi sarà il risultato finale, beh quello sarà il bambino reale.

Alcune delle nostre aspettative infatti faranno da motore rispetto ad attitudini e predisposizioni dei nostri figli, altre invece possono fungere da “bastone tra le ruote”. Pensiamo ad esempio a quanto le aspettative che abbiamo nei confronti del nostro partner siano profondamente dipendenti da esperienza relazionali e affettive che principalmente appartengono alla nostra infanzia.

Ma tornando al rapporto fra genitori e figli ogni genitore pone quindi sui figli, attraverso quelli che possiamo definire dei movimenti proiettivi, delle aspettative personali.

Il bambino reale è colui che dal momento della nascita ci farà passare ogni singola ora della notte a consolare i suoi pianti interminabili, in barba ad ogni previsione di un carattere dolce e sereno. Il bambino reale è quello che all’asilo rimane in disparte mentre tutti giocano in gruppo. Il bambino reale è quello che riesce bene a scuola ma è anche quello che ha difficoltà nella lettura. Il bambino reale sarà quello che diventerà un dottore proprio come la sua mamma ma sarà anche quello che ha deciso di non voler più studiare per seguire altre strade, le sue strade.

E a quel punto cosa rimane da fare? I genitori dovranno capire che è una fortuna che i figli, iniziano così a costruire la propria individualità e identità e una fortuna per i genitori, poiché la sorte dei loro figli non è certo solo responsabilità loro! Superata la frustrazione e la disillusione obbligata per l’avvenuta consapevolezza di un sogno infranto, ad un genitore non resta altro che amare il figlio reale, accettarlo per quello che è. Non bisogna aver paura di lui e nemmeno ostacolarlo nella sua crescita, il risvolto potrebbe essere controproducente. Non dobbiamo nemmeno cercare una causa perchè tutto ciò sta capitando, né tantomeno colpevolizzarci.

Un piccolo spunto di riflessione che oggi, forse, porterà i genitori a guardare i propri figli sotto una luce diversa. Un sospiro di sollievo tirato oppure una piccola ferita narcisistica da risanare, ma d’altronde questa è la vita e allora… viviamola!

*Psicologa e Psicoterapeuta

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