La scuola nelle case e le case nella scuola: 200 genitori partecipano alla ricerca-azione di Panthakù

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Presentati i dati del sondaggio di Fondazione Carisal e Ai.Bi. propedeutico alla costruzione di un patto educativo di comunità

 

Leggere i dati ed analizzarli è importante. Ma lo è ancora di più riuscire a trasformare un sondaggio in una occasione di confronto. Questo lo spirito dell’iniziativa fortemente voluta da Fondazione Carisal e Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini per illustrare quanto emerso nella prima fase di una ricerca-azione, svoltasi tramite questionario a cui hanno risposto duecento genitori soprattutto delle quattro scuole coinvolte nel progetto: Montalcini e Calcedonia di Salerno, Principe di Piemonte di Santa Maria Capua Vetere e Denza di Castellammare di Stabia.

Anche questo è “Panthakù. Educare dappertutto”, il progetto con capofila Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini e selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

L’obiettivo finale, che si articolerà da febbraio a giugno, è quello di costruire una vera e propria comunità educante, lasciando il testimone di Panthakù alle famiglie, chiamate a svolgere un ruolo di cittadinanza attiva e di cerniera tra la scuola e gli studenti. Dalle risposte fornite dalle mamme e dai papà coinvolti nel sondaggio, sono emersi diversi aspetti positivi registrati all’interno delle pareti domestiche quando, a causa della pandemia, i ragazzi erano costretti a seguire le lezioni in Dad.

La maggior parte degli intervistati ha confermato che spazi tradizionalmente deputati a certe funzioni potevano invece averne altre e che i luoghi esterni si sono rivelati una risorsa, inducendoci a modificare il nostro modo di pensare all’abitare. La scuola è entrata nelle case e le case negli istituti scolastici: i ragazzi hanno sviluppato maggior senso di appartenenza e hanno tutelato il loro microcosmo, evitando le interferenze familiari durante le ore di didattica.

“E’ chiaro che da tempo l’aula, come del resto il laboratorio, non sono più il luogo fisico – ha chiarito la dirigente scolastica della Montalcini Ida Lenza nel corso della diretta on line – L’emergenza sanitaria ha determinato un processo osmotico”.

Un elemento confermato dalla psicologa della rete Lucia Ciaramella, che ha puntato i fari dell’attenzione sul concetto di tempo e sulla voglia, palesata dagli alunni, di decomprimere e recuperare ciò che durante l’isolamento sono stati costretti ad abbandonare.

Cosa ha sorpreso maggiormente i genitori durante questo percorso? Non c’è dubbio: la velocità e la flessibilità con cui è stato affrontato il cambiamento. La conferma arriva anche da una mamma: “Entrando giocoforza nel mondo scolastico mi sono resa conto di tante cose e non ho valutato la Dad negativamente perché ci ha consentito di recuperare un tempo condiviso”.

La pensa così anche quasi il 45 per cento dei genitori che hanno risposto al questionario, mentre quasi il 57 per cento si è detto sorpreso dai livelli di comprensione che si sono creati tra prof e studenti per risolvere i problemi e portare avanti gli obiettivi. Certo, c’è stato qualche cambio di rotta anche nelle famiglie, che hanno dovuto consentire per un tempo maggiore l’utilizzo dei dispositivi elettronici divenuti non solo veicolo di svago, ma veri e propri strumenti didattici.

“La Dad ha dato l’opportunità ai genitori di scoprire cosa c’è dietro la scuola – ha sottolineato la dirigente del Denza Fabiola Toricco – comprese le relazioni e la complicità e probabilmente hanno scoperto dei loro figli cose che neppure immaginavano”.

Lo stesso ha sostenuto la professoressa Rossella Conte, vicepreside della Calcedonia, sottolineando come, proprio la tecnologia abbia consentito, seppure nelle difficoltà, di tenere vivo il legame con la scuola.

Non è naturalmente mancata una riflessione sulle criticità, come ad esempio la necessità di ragionare ora sugli effetti psicologici che la mancanza di sport o di socializzazione possono aver avuto sui più piccoli. Un tema caro ad una mamma di tre bambine, che ha raccontato di un progetto della scuola Montalcini, portato avanti dai genitori, relativo alla creazione di una grande aula all’aperto, sistemando uno spazio limitrofo alla scuola,  capace non solo di risolvere i problemi di distanziamento, ma anche di contribuire all’educazione degli alunni al bello e a far crescere il loro senso civico.

Il futuro? Costruire una comunità educante forte e carica di passioni, hanno ribadito Gabriella Monetta e Maria Vittoria Lanzara, rispettivamente coordinatore del progetto Panthakù per Carisal e counsellor del progetto Panthakù per Carisal, mentre il presidente della Fondazione Cassa di risparmio salernitana Domenico Credentino, in apertura, ha voluto ricordare che la lotta alla povertà educativa deve passare necessariamente attraverso questa nuova rete timonata dalle famiglie.

L’entusiasmo non manca. Parola di Antonella Spadafora project manager del progetto e referente Campania di Ai.Bi. Amici dei Bambini: di qui a breve partiranno tantissime attività tenute da mamme e papà che hanno aderito all’azione di progetto “La banca delle abilità”. Si va dalla barca a vela agli scacchi, dalle lezioni di inglese ai balli di gruppo. Insomma, ci sarà da imparare divertendosi.

 

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