Formazione e divertimento: così Panthakù ha resistito al covid19

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Danza, teatro, sport e laboratori artigiani. L’impegno della rete vince la sfida

 

La speranza, naturalmente, è quella di tornare a guardarsi negli occhi, dal vivo. Per scambiarsi saperi ed emozioni in maniera ancora più empatica. Ma questi mesi di attività in modalità digitale non sono stati meno densi di passioni e risultati. Anzi è stato un vero successo per il progetto con Ai.Bi. capofila “Panthakù. Educare dappertutto”, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che ha registrato un successo straordinario, mattone dopo mattone, coinvolgendo studenti, famiglie e docenti in un momento sicuramente non facile per tutto il Paese.

Parola di alcuni partner del progetto, che hanno preso parte alla diretta Facebook della rubrica “La classe non è acqua” per tirare le somme di quanto fatto finora on line con le scuole che aderiscono al percorso (Calcedonia e Montalcini di Salerno, Principe di Piemonte di Santa Maria Capua Vetere e Denza di Castellammare di Stabia).

Qualche piccola difficoltà iniziale c’è stata, ha ammesso Antonella Iannone di Campania Danza, “anche perché quando si parla di danza si tende a identificarla con le classiche punte, quindi in particolare i maschietti erano un po’ perplessi. Ma piano piano siamo riusciti a far capire loro che invece il nostro lavoro era teso a inculcare un modo di muoversi che crea inclusione tra i ragazzi. Il lavoro è stato molto di improvvisazione, prendendo spunto da poesie, quadri, canzoni”. E dopo il debutto con l’hip hop, quest’anno le attività sono state modulate sulla danza educativa, che non necessita di strumenti particolari, ma che funziona benissimo per creare il coinvolgimento.

Promosso a pieni voti anche il teatro, come ha confermato Virna Prescenzo dell’associazione Piccolo teatro del Giullare: “Inizialmente gli studenti erano imbarazzati dalla telecamera, ma poi progressivamente si sono sciolti. Hanno fatto grandi progressi nella dizione e poi abbiamo cercato di coinvolgerli spingendoli ad immedesimarsi in un ruolo organizzativo, ad esempio essere a capo della gestione del loro istituto scolastico”. Il risultato è stato un eccellente lavoro di squadra.

E restando in tema di squadra, la formula della gamification, scelta dal Csi, centro sportivo italiano, è risultata vincente. “Gli alunni si sono divertiti a creare villaggi virtuali cooperando insieme e dunque facendo propria la lezione principale di ogni sport di contatto, che è la necessità di collaborare in team. Siamo partiti da un’isola deserta – ha chiarito Pino D’Andrea- e da lì hanno creato campi, allevamenti, organizzato il lavoro, promosso il baratto. Un bel modello per educare al confronto”.

La Cna (confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa) è stata esuberante in questo cammino, grazie anche alla vulcanica Simona Paolillo: “Abbiamo assistito a una meravigliosa inversione di ruoli, con gli artigiani che si sono trasformati in docenti e i ragazzi che hanno vestito i panni degli artigiani. Insieme hanno deciso cosa fare e sono nate delle avventure che li hanno veramente entusiasmati. Il corso di estetica, ad esempio, si è basato molto sulla cura del viso e hanno imparato come fare degli scrub con ingredienti domestici, dunque facilmente reperibili. Con il corso di acconciatura, maschietti e femminucce si sono divertiti a capire come pettinare un ciuffo o aiutare la mamma nella preparazione mattutina, mentre i laboratori di cucina e di pasticceria, che hanno visto il coinvolgimento attivo delle famiglie, li hanno messi nelle condizioni di riproporre le ricette tipiche del territorio”.

Formazione, ma anche divertimento, come ha sottolineato Pino D’Andrea, che con il Csi scalda i motori per i campi estivi. E c’è da credere che l’atmosfera sarà ancora più scoppiettante che in passato, perchè, con tutte le cautele che l’emergenza sanitaria richiede, la voglia di tornare alla normalità è tanta.

 

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