Insegnare con i Lego aiuta a fare squadra e a capire la psicologia dell’altro. Parola di Panthakù
di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini
La testimonianza del professore Umberto Novelli dell’IC Montalcini di Salerno che ha seguito il laboratorio con Ai.Bi. e Vela
All’inizio erano leggermente perplessi. Perché quando dici Lego pensi al gioco e non alla didattica. E invece, piano piano, lezione dopo lezione, simulazione dopo simulazione, mattoncino dopo mattoncino, si sono convinti che attraverso questa metodologia si può ottenere molto. Anzi moltissimo. Soprattutto dal punto di vista psicologico.
Parola del professore Umberto Novelli, docente presso l’istituto comprensivo Montalcini di Salerno, dove, già dall’anno scorso, un drappello di insegnanti sta seguendo gli innovativi corsi promossi dall’associazione Vela nell’ambito del progetto “Panthakù. Educare dappertutto” nato per combattere la povertà educativa.
“Devo dire che è stata un’esperienza molto positiva – spiega il docente – Confesso che all’inizio eravamo tutti un po’ spiazzati perchè non riuscivamo a capire cosa c’entrassero i Lego con l’insegnamento. Poi ci siamo dovuti ricredere: in questo modo si impara a crescere insieme, a fare gruppo, che è sempre un elemento molto importante. Questa metodologia può infatti offrire tanto in particolare dal punto di vista psicologico perché ti consente di conoscere meglio e in maniera più rapida le persone e le loro dinamiche comportamentali. Diciamo che getta un ponte verso l’altro, aprendo una finestra che, in altri contesti, avresti impiegato molto più tempo a tenere spalancata su chi magari non ha molta voglia di esprimersi subito”.
Non solo. Il progetto portato avanti dall’associazione Vela ha anche un altro grande vantaggio: quello di avvicinare gli studenti, in particolare più piccoli, a materie che potrebbero essere percepite come ostiche e che invece, attraverso la simulazione e il gioco, vengono recepite con maggiore entusiasmo.
Ora, dopo la fase di formazione dello scorso anno e di sperimentazione guidata peer to peer di quest’anno, non resta che sperimentare la metodologia sul campo. “A breve la metteremo in pratica con i nostri alunni – continua il professore – e sono certo che ci darà buoni risultati. Sono convinto che i nostri ragazzi si divertiranno tanto”.
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