Il significato del contenimento nella pedagogia contemporanea

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Nella pedagogia contemporanea, il termine contenimento non ha nulla a che vedere con il controllo o la repressione. Al contrario, indica una presenza educativa capace di accogliere, contenere e restituire senso alle emozioni e ai comportamenti dei bambini e dei ragazzi, specialmente nei momenti di crisi, confusione o disagio.

Contenere è accogliere

Nel contesto educativo, contenere significa prima di tutto accettare le emozioni dell’altro senza giudizio, offrendo uno spazio sicuro e stabile in cui possano essere espresse. Il contenimento è quindi una funzione affettiva e relazionale: è il gesto con cui l’adulto dice al bambino “quello che provi va bene, io ci sono con te”.

Il contenimento non si esprime solo con le parole, ma anche con il corpo, con il tono della voce, con la coerenza delle azioni. Un adulto che sa contenere è un adulto che non si lascia travolgere, ma che resta disponibile, presente, capace di offrire un argine emotivo che tranquillizza e rassicura.

Una funzione pedagogica fondamentale

Il concetto di contenimento ha radici nella psicoanalisi, in particolare nel pensiero di Wilfred Bion, che ha parlato della funzione contenitore-contenuto nella relazione madre-bambino. In ambito pedagogico, questo concetto viene ripreso e ampliato per descrivere il ruolo dell’adulto come figura che regge le emozioni del bambino, le elabora e le restituisce in modo comprensibile e digeribile.

Nel lavoro educativo quotidiano, contenere significa:

  • essere un punto fermo nelle tempeste emotive;
  • rimanere calmi di fronte alla rabbia, alla frustrazione o al pianto;
  • evitare reazioni impulsive, trasformando l’emozione in occasione di apprendimento;
  • dare forma e parola a ciò che il bambino sente, ma non riesce ancora a esprimere.

Contenere non è limitare

Un errore frequente è pensare che contenere significhi “limitare” o “impedire”. In realtà, il contenimento pedagogico è un atto di libertà, perché permette al bambino di esplorare le proprie emozioni senza esserne sopraffatto.

Contenere non vuol dire evitare il conflitto, ma stare nel conflitto con una postura educativa, accompagnando il bambino nell’esperienza emotiva e aiutandolo a trovare parole, gesti, immagini per comprenderla.

Un gesto quotidiano

Contenere, nella pratica, significa sapere quando stare in silenzio e quando parlare, quando dare spazio e quando offrire una guida. Significa creare un clima in cui le emozioni non spaventano, ma diventano terreno di relazione e crescita.

Nel tempo dell’iperstimolazione e della frenesia educativa, il contenimento rappresenta un gesto radicale di cura, una forma di educazione lenta e profonda che ha bisogno di tempo, presenza e ascolto autentico.

In sintesi, il contenimento nella pedagogia contemporanea è una competenza relazionale essenziale: aiuta i bambini a riconoscere e gestire le proprie emozioni, a sentirsi visti, accolti e accompagnati. Non è una tecnica, ma un modo di esserci: una disponibilità emotiva che sostiene, calma e orienta.

In un’educazione che vuole essere davvero centrata sul bambino, il contenimento non è un di più, ma un fondamento.

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