Alla ricerca di senso. La fatica del crescere oggi in adolescenza.
di istitutominotauro
Nel quotidiano incontro con adolescenti e adulti appare evidente come il malessere psicologico negli ultimi anni sia maggiormente diffuso, intenso e mutato. L’adolescenza è un periodo di continue trasformazioni che fisiologicamente portano a interrogativi e dubbi su di sé, sul proprio corpo, sulle relazioni in famiglia, sui coetanei e in generale sul mondo esterno. Crescere nella complessità odierna rappresenta un’impresa ardua. Sempre più spesso gli adolescenti vivono un dolore muto, faticano a raccontarlo: sono i sintomi a parlare. In molte famiglie ragazzi e ragazze fanno di tutto per non far soffrire i genitori, vinti dal timore di deluderli e di addolorarli o rassegnati all’impossibilità di essere realmente visti e accettati per ciò che sono e che sentono. La crescita nel contesto odierno postnarcisistico chiama spesso a dover eliminare parti autentiche di sé, sentite come inaccettabili per sé o per gli altri. Forme diffuse di attacco al proprio corpo, che viene ritirato dai contesti sociali e scolastici, affamato, ferito o sovraesposto in rete. Spesso il dolore degli adolescenti sembra avere a che fare con una sensazione profonda di vuoto identitario, talvolta incomprensibile.
Nell’attuale società algofobica, che spinge a eliminare emozioni negative e sofferenze, il disagio dell’adolescente appare complesso: un solo sintomo non basta. L’agito adolescenziale è spesso la modalità attraverso la quale si esprime tale sofferenza, segnalando e comunicando ciò che non è pensabile né traducibile in parole. Il sintomo in una lettura evolutiva può essere interpretato come una personale modalità di somministrarsi una cura, seppur talvolta disfunzionale e pericolosa. La crisi adolescenziale si associa al blocco e alla sensazione di ritardo rispetto ai coetanei. Il dolore degli adolescenti oggi più che mai è difficile da incasellare o etichettare, lasciando le famiglie spesso nello smarrimento del vuoto di senso. La strada da percorrere diventa, quindi, sostenere adulti e ragazzi alla ricerca del significato affettivo profondo e alla costruzione di una rappresentazione coerente e aggiornata, per riorganizzare la speranza del futuro e favorire la ripresa evolutiva.
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Postnarcisismo: termine introdotto da Lancini per indicare un’estremizzazione del contesto psico-socio-educativo narcisistico; in questo paradigma i giovani, in particolare, si sentono sovradeterminati dagli adulti e dalle aspettative esterne, sperimentando una difficoltà a sviluppare un senso di sé autonomo e autentico. La fragilità del mondo adulto, la predominanza di vissuti di vuoto e l’ampia diffusione di difese dissociative ansiose sono alcune delle caratteristiche principali.
Società algofobica: termine coniato dal sociologo Byung-Chul Han, descrive una società in cui il dolore e le emozioni negative (rabbia, tristezza, angoscia, vissuti depressivi, pensieri suicidari) tendono a essere evitate, minimizzate o addirittura rimosse.
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