Povertà educativa: un convegno per definirla e constrastarla

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La discussione pubblica sulla scuola consiste in fiammate improvvise seguite da lunghi silenzi. Una di queste fiammate ha riguardato i risultati del test Invalsi che ha dato risultati desolanti sulla preparazione degli studenti italiani. Quello che non si è notato è che i risultati non sono stati per nulla omogenei: a Cinisello Balsamo, periferia milanese, il ritardo nella preparazione dei ragazzi era di un anno, un abisso rispetto alla buona preparazione dei loro coetanei che frequentano le scuole del centro. E’ una delle riflessioni emerse durante il convegno “La marginalità al centro” promosso dalla Diocesi di Padova e dalla sezione padovana della Federazione italiana scuole materne, partecipato da un migliaio gli insegnanti che hanno stipato l’auditorium dell’Opera della Provvidenza Sant’Antonio a Rubano, durante tutta la giornata di sabato 7 settembre. La marginalità, in particolare nel contesto della scuola, si traduce in povertà educativa, concetto che sta prendendo piede nel dibattito pubblico, ma che durante il convegno è stato opportunamente precisato e discusso.

L’incontro è stato aperto dalla riflessione del Vescovo, Monsignor Cipolla, che ha rintracciato i fondamenti nella scelta “preferenziale per i poveri” scaturita dal Concilio vaticano II grazie ad una disanima non solo dei testi sacri, ma con riferimenti rigorosi alla Costituzione.

Il compito di mappare le povertà educative è toccato a Giulio Cederna di Save the Children, curatore dell’annuale Rapporto sulla povertà educativa, dare una importante mole di informazione sulla situazione, ma anche formulare dure denunce sulla situazione. Povertà educativa che si traduce in diseguaglianze anche territoriali dove le periferie dove vivono più bambini risultano, paradossalmente, i luoghi dove ci sono meno servizi concentrati invece in luoghi dove, paradossalmente di bimbi ce ne sono meno. E’ il cosiddetto “effetto luogo” sui bambini per cui la nascita e la crescita in alcuni luoghi significa spesso una condanna alla marginalità. Come ai tempi di Don Milani chi proviene da famiglia con reddito basso ha il 25% di probabilità in più di essere bocciato: è ancora l’antica “strage dei poveri” denunciata dal prete di Barbiana.

“Non si tratta di povertà ma di ingiustizia” ha chiarito Diego Di Masi, pedagogista, ricercatore dell’Università di Torino. I meccanismi di esclusione hanno precise origini politiche e di potere, ma la scuola che responsabilità ha nel perpetuarli? A partire da questa domanda Diego Di Masi ha acceso i riflettori su quello che avviene e che potrebbe avvenire in classe calamitando l’attenzione della platea. Un fare scuola che riprenda l’insegnamento dei grandi maestri come Don Milani e Mario Lodi privilegiando l’apprendimento cooperativo, la peer tutoring, le strategie metacognitive ha effetti molto più incisivi dell’investimento un po’ fideistico, e costoso, sulle tecnologie.

Di Masi ha messo in luce le diverse strategie di contrasto alla povertà educativa rilevando i limiti di approcci basati su schemi di pensiero semplificati, causa – effetto, ma invitando ad un lavoro sui fini, sulla valenza morale del proprio lavoro e sulla desiderabilità delle proprie azioni.

Carlotta Ercolino, autrice e sceneggiatrice, ha poi chiuso la mattinata parlando di televisione e della centralità che dovrebbe avere l’intelligenza emotiva nella crescita del bambino.

Nel pomeriggio gli interventi si sono concentrati sulle metamorfosi delle povertà, attraverso una serie di esperienze concrete si viaggerà lungo lo Stivale per raccontare storie di emancipazione possibile con l’esperienza del Mercato Sonato di Bologna (Francesca Tiberio di Caritas Bologna e Giovanni Pedrazzoli della scuola di musica Senza spine), della Comunità di Sant’Egidio (Evelina Martelli), di Caritas Padova (Daniele Salmaso), di Artur – Adulti responsabili per un territorio unito (Maria Luisa Iavarone). Gli ultimi due interventi faranno il punto sul perché investire sulla lotta alle povertà educative (Simona Rotondi, Con i Bambini – impresa sociale) e sul superamento della marginalità (Cinzia Canali, Fondazione Zancan onlus).

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