Il NEST di Napoli racconato da una mamma del quartiere

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Abbiamo chiesto ad una mamma del progetto Nest di raccontarci il modo in cui vive il quartiere in cui abita, lo stesso dove insiste l’hub Nest.

 

Queste sono le sue importanti riflessioni:

Vivo a Materdei da quando sono nata, 28 anni fa. È un posto bellissimo, pieno di storia.

La maggior parte dei negozi è la stessa da quando ne ho memoria, i commercianti mi conoscono tutti, mi hanno vista crescere e adesso conoscono mia figlia.

Conosco a memoria quasi tutte le persone, magari non so i loro nomi ma saluto tutti. È divertente se qualche mia amica che non è della zona cammina con me, mi dicono sempre che passo più tempo a chiacchierare con chi incontro che a parlare con loro.

Quando è iniziato il lockdown mi sono resa conto, ancora di più, di quanto per me il quartiere sia importante. I negozianti che hanno avuto la possibilità di rimanere aperti e che, quando andavo a fare la spesa, ho continuato a vedere, conoscevano perfettamente la mia situazione e diverse volte è capitato che se ordinavo 200 gr di prosciutto, poi me ne trovano 300 nella busta, pur pagandone solo 200 gr.

È una cosa che mi ha commosso ed è capitata spesso.

Anche io, nel mio piccolo, sono riuscita ad aiutare chi stava più in difficoltà di me. Quando ho potuto ho regalato i vestiti che a mia figlia non andavano più, qualche prodotto alimentare che a me non serviva e ho potuto parlare alle persone dell’Associazione Pianoterra e di Nest. Il fatto che fossi io a raccomandare loro di chiamare era importante. Le persone si fidavano di me e si sono fidate di Nest.

La parte umana e storica di Materdei è sicuramente la parte più bella del posto in cui vivo eppure tanto potrebbe essere fatto. Non parlo della presenza di “brutta gente” perché quella, purtroppo, c’è ovunque anche in posti più belli e rinomati. A volte ho la sensazione che Materdei continui ad esistere per la volontà delle persone che ci abitano, solo per quello. Le istituzioni l’hanno dimenticato. Si parla della zona del Museo, di Santa Teresa, della Sanità ma nessuno si ricorda che alle spalle della salita di Santa Teresa c’è un mondo fatto di vicoli e piazze bellissime.

Penso alla situazione delle scuole. Ce ne sono molte e alcune sono antichissime, forse le più antiche di Napoli ma sono rimaste come erano 200 anni fa. Non c’è manutenzione o, quando c’è, dura per decenni e poi magari si blocca e a noi restano palazzi storici pieni di impalcature vuote.

È assurdo che i nostri figli, anche quelli grandicelli, non possano andare a scuola da soli perché i genitori sono preoccupati dalla numerosità dei motorini che sfreccia per i vicoletti, per non parlare degli escrementi degli animali che tappezzano le strade, della spazzatura lasciata all’aria aperta. Ci sono alcuni angoli che si sono trasformati in discariche abusive a cielo aperto.

Nessuno fa niente. Io mi arrabbio ma poi mi rendo anche conto che posso fare poco se resto da sola. Quando è nato il piccolo movimento con gli altri genitori Nest per me è stato bellissimo, finalmente ho sentito di potere fare qualcosa di concreto per il posto in cui vivo e che amo. Il Covid, anche per questo, “non ci voleva proprio”.

Io sono molto preoccupata per il futuro di mia figlia anche se spero che l’educazione che le sto dando e la possibilità di frequentare posti importanti come Nest, le permetteranno di saper scegliere e agire di conseguenza”.

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