Pastena (Sa): dalla periferia nuove strategie educative

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Basta guardarti attorno a Pastena, zona orientale di Salerno, per capire che sei in periferia. E che lì, a pochi chilometri dalle vie del centro e dalla movida notturna, il rilancio urbanistico, i turisti che sbarcano dalle navi da crociera faticano a far sentire i loro effetti.

Qui la crisi economica, la cronica scarsità di servizi educativi e formativi, l’assenza di strutture in grado di promuovere la cultura e la coscienza critica, unite alla notevole densità abitativa e agli effetti di quel disordinato sviluppo urbanistico tipico delle periferie, continuano ad alimentare sacche di disagio socio-culturale, ampliando il numero di famiglie in difficoltà.

Quando metti piede a Pastena un elemento che ti colpisce è la presenza dei centri scommesse, alimentati dal sogno di ricchezza di un numero crescente di clienti. Che, gioco forza, significa anche un numero crescente di persone affette da ludopatia e dalle sue drammatiche conseguenze.

In questo contesto la scuola rischia di rimanere uno dei pochi presidi a tutela di bambini, adolescenti e giovani. E qui, in queste scuole, ci si inventa di tutto per provare a dare a queste ragazze e a questi ragazzi opportunità, strumenti, orizzonti di vita. Non è un caso che proprio da qui, qualche anno fa, è nata l’esperienza di Legalità per la giustizia, la rete di scuole salernitane iscritte a Libera.

E non è un caso che proprio qui, a Pastena, abbia trovato attuazione Liberi di crescere. Una rete locale coordinata dalla Cooperativa sociale Il Portico e che vede coinvolte l’Istituto Comprensivo Alfano – Quasimodo e l’Istituto di Istruzione Superiore Santa Caterina da Siena – Amendola. Due scuole a 200 metri di distanza, con molti ragazzi che passano dalla media alle superiori, portandosi dietro le loro storie, le loro richieste di attenzione, la loro bellezza e i loro sogni.

Qui a Pastena il disagio, le vecchie e nuove forme di povertà materiale e immateriale, i rischi di marginalità e di esclusione sociale incrociano i problemi di dipendenza, le storie di genitori in stato di detenzione, la carenza di lavoro, la fatica di chi è costretto, troppo spesso in solitudine, a farsi carico di criticità economiche, relazionali, di salute.

Qui l’emergenza educativa fa il paio con l’insufficienza dell’offerta di servizi strutturata intorno alle difficoltà vissute da preadolescenti ed adolescenti in situazioni di disagio familiare e di difficoltà socio-economica. A differenza di quanto accade per la prima infanzia, la disabilità e gli anziani, quella dei servizi per gli adolescenti e i giovani è una rete di servizi meno robusta. Capita così che molti di loro, dopo avere usufruito del nido, dei servizi domiciliari ed aggregativi da bambini, restino esclusi da qualsiasi forma di assistenza e di coinvolgimento in attività sociali e culturali. E, qui come altrove, spesso tutto questo sfocia in esperienze di devianza o di microcriminalità. I servizi educativi presenti, nonostante gli sforzi, non sempre riescono a dare risposte efficaci ed efficienti a queste emergenze, che talvolta convertono in problematiche di apprendimento e in disturbi del comportamento.

In un contesto del genere Liberi di crescere diventa un’occasione preziosa per implementare un programma di azioni educative e di supporto alla crescita, sostenendo e accompagnando le scuole nel loro infaticabile lavoro. Azioni che la Cooperativa Il Portico realizza già da tempo sul territorio, ancora una volta a poche centinaia di metri dai due istituti scolastici. Ma è anche una potenziale opportunità per sperimentare e mettere in atto nuove strategie educative e attività innovative in grado di coinvolgere, appassionare e stimolare i ragazzi.

Scuola, famiglia e territorio: un patto educativo in grado di mettere in comunicazione le esigenze e le opportunità dell’intera comunità educante, con lo scopo di migliorare la crescita umana ed educativa dei ragazzi.

 

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