La scuola come legame nutriente e luogo di normalità al tempo (un anno) della pandemia

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In Campania la scuola è stata ballerina alternando lezioni nell’aula in carne ed ossa (poche settimane) alla didattica a distanza (buona parte dell’anno scolastico) con la logica conseguenza di “costringere” bambini e genitori ad una riadattamento continuo. Ma al di là di tutto il bene e di tutto il male della DAD, su cui abbiamo provato a fare qualche riflessione, necessariamente parziale, la scuola c’è sempre stata, anzi, ha rappresentato il baluardo dell’accoglienza e della normalità, il legame nutriente per tutti i bambini e i ragazzi in balìa di genitori preoccupati e fragili.

Ne abbiamo parlato con la dottoressa Daniela Pes, Dirigente dell’Istituto Scolastico “Russolillo” di Pianura, ente partner del progetto.

Siamo ad un anno di pandemia e le scuole, soprattutto in Campania, hanno fortemente alternato la DAD alle lezioni in presenza. Come stanno i bambini e i ragazzi che avete ritrovato quando sono ritornati nelle aule scolastiche?

«Il primo step di osservazione è stato a settembre. In quella occasione abbiamo riscontrato disorientamento – uno specchio dello stato d’animo dei genitori – ma poiché i bambini sono molto ricettivi agli stimoli positivi (non solo a quelli negativi), rientrati a scuola, seppur con un po’ più di fatica, hanno ritrovato la gioia e il piacere dell’ambiente scolastico. Una riflessione a parte va fatta sugli alunni disabili per i quali la pandemia ha avuto effetti diversi a seconda della famiglia anche se, in generale, con il blocco delle terapie e degli altri sostegni abbiamo riscontrato segnali di regressione».

E nel secondo step dopo le festività natalizie?

«Al secondo rientro chiaramente i bambini avevano un po’ smarrito i concetti e le regole fissate al primo, ma anche in questo caso c’è voluto poco per farli riabituare al nuovo riassetto. Sicuramente dal punto di vista del nostro osservatorio emerge che la scuola si conferma essere per i bambini e i ragazzi un luogo in cui ritrovare la normalità».

autore Gautam Arora by unspalsh.com

La pandemia è uguale per tutti?

«Il lockdown non è stato uguale per tutti, in special modo per i bambini della scuola dell’infanzia che pagano di più il prezzo delle chiusure forzate non rientrando nell’obbligo della frequenza. Un altro aspetto è l’impatto economico: non tutte le famiglie hanno i mezzi sufficienti per consentire serenamente la DAD e anche qui le scuole hanno cercato di sostenere quei nuclei familiari svantaggiati aiutandoli a risolvere i problemi di connessione e fornendo loro i tablet, ma è chiaro che il gap si è visto tutto e la povertà materiale ed educativa si è manifestata in maniera evidente.

C’è poi un altro aspetto che ha marcato notevoli differenze: i bambini con bisogni educativi speciali, certificati e non, e i nuclei familiari in cui si sono verificati dei lutti sia dovuti al covid sia non direttamente collegati al virus. Questi bambini hanno subìto un maggiore svantaggio».

La DAD ha diviso l’opinione pubblica e quella degli addetti ai lavori. Ci aiuta a fare un’analisi più corretta, che vada al di là dei due poli opposti “bene-male”?

«È necessario fare una premessa: una valutazione compiuta sulla DAD la potremo fare sono più in là nel tempo, quando usciremo dalla pandemia.

Della DAD si possono analizzare limiti e risorse: una prima analisi è che i ragazzi un po’ più timidi e inibiti, soprattutto nella scuola secondaria, in didattica distanza sono venuti fuori e hanno addirittura fatto da traino alla classe.

La didattica a distanza, con tutti suoi limiti, ci ha tuttavia fatto scoprire la sua utilità per i bambini che hanno ad esempio problemi oggettivi nel frequentare la scuola, magari per motivi di salute o altri impedimenti seri. Oggi, rispetto a ieri, abbiamo scopeto uno strumento in più per aiutarli, chiaramente dipende da come lo si usa.

La DAD non possiamo né demonizzarla né osannarla, ma dobbiamo fare lo sforzo di non schierarci a favore o contro la didattica a distanza a seconda della preoccupazione del rientro in presenza».

autore Kelly Sikkema by unspalsh.com

LA DAD quanto ha inciso sulla dispersione scolastica?

«Ha inciso moltissimo. La nostra scuola ha tenuto sin da subito uno stretto monitoraggio sulle assenze, segnalando ai servizi sociali i non frequentanti la didattica a distanza, al netto di chi ha difficoltà oggettive, nel tentativo di aiutarli a non lasciarsi andare. Non si è trattato di punire, ma nell’ottica del legame nutriente di rimandare alle famiglie che intorno a loro c’è una rete che si preoccupa ed è pronta a supportarle. Lo sforzo congiunto di scuola e servizi sociali ha ridotto il fenomeno della dispersione».

Dal suo osservatorio privilegiato, cosa sarebbe necessario fare per colmare il dislivello che si è venuto a creare con la pandemia?

«Intanto noi scuola rimanere un punto di riferimento sicuro a cui i genitori e l’intera comunità può guardare con fiducia. Dal punto di vista della cosiddetta vision, invece, è necessario garantire alle famiglie le condizioni favorevoli in termini di mobilità, sostegno al reddito, impatto ambientale, per rendere più agile la frequenza scolastica dei loro figli.

* l’intervista è stata realizzata in data 10 febbraio 2021, poco prima del ritorno alla DAD

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