Carcere e pena di morte, a teatro le riflessioni dei ragazzi di Scampia a partire dalle parole di Victor Hugo
di chiromechino3
La mia cella è piccola e stretta. E pure scura. Entrando, sulla destra c’è uno spazio dove mettere la branda, che sarebbe stato il mio riposo per chissà quanto tempo. Sopra la mia testa, invece del cielo, c’è una volta nera e piena di ragnatele che pendono come stracci. Tutto qui dentro sa di muffa… in verità la prima cosa che ho pensato è stata: “Voglio dormire, voglio solo chiudere gli occhi”.
“L’ultimo giorno di un condannato”
di Victor Hugo liberamente rivisitato dalle ragazze e i ragazzi di chi rom e chi no e Arrevuoto
Com’è l’ultimo giorno di un condannato a morte? Quali sono i suoi pensieri? Che cosa vuole, che cosa sogna, che cosa spera, che cosa chiede? Cosa ne pensa la gente del suo reato e della pena di morte come conseguenza e punizione che pende sulla sua testa? Come chi rom e…chi no e Arrevuoto Teatro e Pedagogia, abbiamo risposto alla chiamata di MONiTOR, Sensibili alle foglie e dal gruppo carcere dell’Ex Opg – Je so’ pazzo per partecipare alla giornata del 2 novembre all’ex OPG di Materdei “Arte contro le pene capitali” in cui decine di artisti esporranno le proprie opere o si esibiranno contro ergastolo e pena di morte.
Abbiamo deciso di portare il nostro contributo coinvolgendo i ragazzi e le ragazze che attraversano con noi spazi e pratiche educative, chi da anni, chi da qualche mese, e di attivare una riflessione non facile sulla tematica, nell’unico modo che ci sembrava possibile per esprimerci e per risignificare esperienze, pensieri, parole: il teatro. Un gruppo misto di ragazze veterane di Arrevuoto insieme a ragazzi che fanno parte del percorso educativo Cambio Rotta, con il progetto regionale La mia Banda è pop che vede come capofila chi rom e…chi no, accompagnata da una avventurosa equipe di professionisti nel campo della pedagogia e del teatro, si è riunito intorno al testo “L’ultimo giorno di un condannato” di Victor Hugo e lo ha fatto proprio, rileggendolo e attualizzandolo alla luce della propria esperienza di vita e rilanciando riflessioni, problematiche, questioni urgenti e intime.
La piccola performance teatrale che portiamo all’ex Opg in forma di studio, è solo l’inizio di un scambio che è stato subito profondo e immediato, grazie anche alla crudezza del testo di Hugo che va dritto al punto, sollecitando dentro ciascuna e ciascuno di noi suggestioni, immagini e pensieri sul carcere, sulla privazione della libertà, sui tortuosi percorsi giuridici, sugli sbagli che si possono commettere e sulle punizioni che pesano per una vita intera senza riuscire a essere veramente incisive in modo positivo.
Tutti pensieri che troppo spesso restano muti, poiché la tematica è confinata negli specifici ambiti di competenza, mentre invece riguardano da vicino tutti noi e che quando trovano voce e strade per esprimersi portano enormi benefici, per tutti.
Il dialogo e l’ascolto reciproco tra ragazzi e adulti per trovare insieme delle soluzioni, è uno dei punti chiave della riscrittura del nostro testo e crediamo che dovrebbe esserlo anche della nostra realtà quotidiana. La generosità delle ragazze e dei ragazzi e di tutto il gruppo, come sempre, si sprigiona dal tempo letteralmente strappato al lavoro, alle fatiche quotidiane, agli imprevisti e alle sofferenze di tutti i giorni e dedicato alle prove, all’incontro, alla lettura, alla comprensione, alla commozione, agli abbracci.
Le ragazze e i ragazzi in scena all’ex OPG:
Sara Caiazzo, Ciro Candida, Patrizia De Siervo, Achille Molinaro, Fatima Reale, Carmen Signoriello, Claudia Zancaglione.
Coordinamento Pedagogico:
Biagio Di Bennardo, Emma Ferulano, Barbara Pierro
Guide Pedagogiche:
Michela Capua, Biagio Di Bennardo
Coordinamento drammaturgico:
Fabrizio Nardi
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