Le famiglie monogenitoriali e il sostegno alla genitorialità

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Young woman kissing and embracing her son outdoor, standing face to face on sunny day

Al giorno d’oggi esiste un’ampia varietà di nuclei familiari che poco hanno a che fare con il concetto di famiglia tradizionale. Una delle tipologie molto rappresentate è quella delle famiglie monogenitoriali, caratterizzate dall’assenza di uno dei genitori.

Anche questo modello ha le sue caratteristiche che lo differenziano da altri, ad esempio dalla famiglia nucleare. Tra queste caratteristiche spicca il fatto che molti figli, prima di trovare un equilibrio, hanno dovuto vivere una situazione di conflitto creata e alimentata dai propri genitori.

Ma esistono moltiù altri elementi che caratterizzano il processo di adattamento affrontato negli ultimi decenni dalle famiglie monogenitoriali per integrarsi alla società (e che anche la società ha dovuto affrontare, opponendo resistenza, prima di accoglierle).

Le famiglie monogenitoriali derivano soprattutto da scelte volontarie degli individui e il loro aumento è riconducibile, spesso, alla fragilità che oggi sembra caratterizzare il legame coniugale, al diffondersi delle separazioni e dei divorzi e di stili alternativi di vita.

La femminilizzazione è un elemento importante che caratterizza questi nuclei familiari, in tutti i paesi, compresa l’Italia, nell’80% e più dei casi il genitore solo è la donna. Si comprende allora il perché, secondo la maggioranza degli studiosi, queste famiglie corrono il grave rischio di trovarsi in condizioni economiche e sociali svantaggiate, proprio a causa della posizione sfavorevole delle donne nel mercato del lavoro e dell’assunzione esclusiva della responsabilità di cura verso i figli.

In seguito alla rottura coniugale, di solito i figli restano con le madri non solo perché nelle separazioni giudiziali i giudici tendono a privilegiare fortemente l’affidamento materno, ma anche perché in tal senso si accorda la maggior parte degli ex coniugi quando ricorrono alla separazione consensuale. Si tratta, dunque, di un orientamento culturale generalizzato che delega alla sola madre i compiti di allevamento e cura dei figli determinando anche sensibili mutamenti sul normale svolgimento della vita familiare e del suo ciclo evolutivo. Nonostante in questo ultimi tempi si parli molto del nuovo ruolo dei padri, essi sembrano essere i grandi assenti della scena. Il divorzio diventa così un evento critico non solo sul piano economico e sociale, ma anche e soprattutto su quello psicologico

In particolare, i figli attraversano un periodo iniziale di difficoltà da parecchi punti di vista (equilibrio psico-affettivo, adattamento sociale e scolastico) soprattutto qualora tra i genitori vi sia forte conflittualità. La famiglia influenza significativamente, nel bene e nel male, moltissimi aspetti della vita del bambino, per esempio lo sviluppo morale, l’aggressività, l’autostima ed anche il processo di socializzazione. La sostanziale prevalenza dei nuclei monogenitoriali materni, quando non accompagnata da un attivo interessamento del padre, incide sulla qualità delle relazioni genitore- figlio. Altro elemento rilevante è legato al fatto che, in queste situazioni, è la famiglia d’origine che abitualmente offre l’aiuto maggiore sotto forma di sostegno economico e di servizi, quali il lavoro domestico, la cura dei bambini, ecc…È alla famiglia d’origine che si rivolgono molte madri sole per essere aiutate a far fronte al duplice compito di procacciare le risorse materiali e prendersi cura dei figli.

 

Un caso clinico F.

 

F.: 34 aa (mamma di G.).

Contesto familiare: F. è una mamma single per scelta, lei stessa, infatti, ha deciso di interrompere la relazione con il papà di G. e lo ha fatto a pochi mesi dal parto, quando sono iniziati i primi conflitti all’interno della coppia. Oggi questa mamma sente il peso di dover crescere una figlia da sola, nonostante l’aiuto della nonna paterna che è molto presente.

F. è anche una mamma single per caso, la maternità non era nei suoi imminenti progetti di vita, la relazione con il suo compagno, più giovane di lei di 4 anni, era iniziata con molto entusiasmo e la gravidanza inattesa è arrivata quando la convivenza era appena iniziata I due giovani erano entrambi molto immaturi e con progetti di vita e lavorati non ancora ben definiti, F. addirittura lavorava nel settore del turismo e spesso si imbarcava sulle navi da crociera e non tornava a casa per un lungo periodo.

L’idea della donna è che il papà di G., proprio perché molto giovane, non sia riuscito a far fronte ad un impegno così importante come la paternità, e in parte si colpevolezza ammettendo il suo tendere a facili entusiasmi e a stancarsi con la stessa velocità delle relazioni.

Da mamma single F. è stata costretta a rimboccarsi le maniche per affrontare una serie di difficoltà legate all’aspetto economico perché il papà ha sempre contribuito con un assegno di mantenimento di soli 100 euro al mese, cifra con la quale F. fin dai primi anni non riusciva a pagare neppure la retta del nido, non ha mai voluto rivolgersi neppure ad un giudice, in quanto, dopo tante lotte, una sua amica ha ottenuto un assegno di soli 150 euro.

Sul piano emotivo ha fatto uno sforzo enorme per riuscire a fare le scelte migliori per la bambina, appare responsabile, matura e non sente di aver rinunciato alla sua giovinezza.

Problematica emergente: ora F. si chiede quanto G. stia soffrendo per la quasi totale assenza del padre, teme che sarà solo questione di tempo e che avrà un destino infelice, e anche se in questo momento non ci sono segnali evidenti di sofferenza, lei si preoccupa molto 1sia quando la bambina chiede del padre alla nonna ma anche quando sembra non preoccuparsi dei periodi di assenza del papà.

Quasi l’unico tramite di comunicazione tra i due genitori è la figlia, i rapporti non sono conflittuali ma molto distaccati e i due discutono talvolta tramite messaggi di aspetti che riguardano prevalentemente gli incontri tra G. e il padre. A dire il vero F. non coinvolge per nulla l’ex compagno nelle scelte importanti e lo fa volutamente per avere libero arbitro sul da farsi.

Aspetti importanti che riguardano la famiglia d’origine: F. ha vissuto da adulta la separazione dei genitori che è stata molto dolorosa per lei ma soprattutto per il fratello che dopo la separazione si è chiuso in casa con la madre, in una sorta di “depressione a due”, non esce più e vive in uno stato di totale dipendenza dalla madre e assume molti farmaci per curare la sua patologia psichiatrica.

La sua separazione, pur seguendo un copione familiare, segna un momento di forte rottura rispetto alle scelte della madre di trascinare per anni una relazione dolorosa, con la scelta di separarsi rapidamente dopo i primi conflitti, sente di protegge la figlia dal dolore che lei ha sperimentato, a causa dei continui diverbi tra i genitori, con la separazione lei è certa che G. mai si troverà a dover assistere ad urla e litigi che invece hanno caratterizzato buona parte della sua crescita.

Possibili rischi: eccessiva responsabilizzazione, è molto probabile che G. percepisca la gravità della situazione e riconosca la difficoltà della mamma single nell’occuparsi di tutto. Questo si potrebbe tradurre in un processo di adultizzazione, G. sta imparando a non chiedere, diventerà una piccola adulta troppo presto, non potrà permettersi di chiedere ulteriori sforzi alla madre.

Inoltre, c’è la possibilità di un rapporto fusionale, F. potrebbe riversare tutte le sue attenzioni e il bisogno d’amore sulla propria figlia, convincersi che nessun giovane uomo sarà disposto ad accettare Gaia e sentire altri uomini come una distrazione che lei non può concedersi dal suo ruolo di genitore. La bambina diventerà una sorta di sostituto di un partner, si sentirà sovraccaricata e ingabbiata in una relazione che le impedirà, in futuro, di diventare autonoma e costruire la sua indipendenza.

Perché chiede aiuto proprio ora? Da un paio di mesi il papà ha intrapreso una relazione che sembra essere stabile, Gaia ha conosciuto la nuova compagna del padre che ora sembra improvvisamente essere più presente nella vita della figlia, il tempo trascorso con lui è un tempo fatto di uscite, più felice rispetto a prima.

Perché questo turba F.? F. sta ripercorrendo il suo copione familiare, come la madre è sola con una figlia da accudire che non le consente di intraprendere una nuova relazione, in parte questo la protegge da altre relazioni dolorose, il padre di sua figlia, invece, sta progettando una nuova vita, così come suo padre che dopo la separazione non ha esitato ad intraprendere una nuova relazione.

Interventi necessari: tutelate il più possibile l’altro genitore. Anche se i rapporti con l’altro genitore non sono positivi non è opportuno denigrarlo, il legame genitoriale deve essere mantenuto, si tratta certamente di un compito molto complesso e delicato, più semplice a dirsi che a farsi.

G. non dovrebbero essere inserita all’interno dei giochi conflittuali o assumere i ruoli dolorosi di alleata, arbitro o messaggere e, per quanto possibile, dovrebbero vedere protetta l’immagine di entrambi i membri della coppia.

Fare attenzione ad alcune dinamiche psicologiche potenzialmente svantaggiose per esempio il “fenomeno di genitorializzazione”. Nelle famiglie monogenitoriali, sussiste infatti il rischio che G. si “faccia carico” di F., rassicurandola, provando a soddisfarne il bisogno di affetto, con conseguente inversione di ruoli.

Lasciare spazio a possibili relazioni. F. dovrebbe sentirsi autorizzata ad avere un tempo, seppure limitato, per se, per costruire nuove relazioni, invece appare insoddisfatti, porta un anello che sembra un anello di fidanzamento, è il suo scudo da possibili nuove relazioni.

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