CONOSCERE I SOCIAL PER CONOSCERE I NOSTRI FIGLI

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“Mio figlio è sempre assente. Quando gli parlo non risponde, non mi guarda nemmeno in faccia. Sta sempre attaccato al suo smartphone, come non esistesse nient’altro”.

Quanti genitori se lo sono ripetuti almeno una volta nella vita? Una situazione sempre più comune che disorienta, crea paure e stati emotivi di grande preoccupazione nelle famiglie. Un tema al centro di cinque incontri che hanno coinvolto 21 genitori della Sicilia inseriti nel progetto ‘L’Atelier Koinè’ selezionato da impresa sociale “Con i bambini” nell’ambito del Fondo a contrasto della povertà educativa minorile.

“Gli incontri – spiega la dottoressa Ivana Plano, assistente sociale che ha supervisionato il ‘format’ promosso dall’associazione ‘Attivamente Onlus’ partner del progetto ‘L’Atelier Koine’ – hanno fatto emergere una preoccupazione crescente da parte delle famiglie interessate soprattutto a capire quali siano i segnali che possano indicare un uso smisurato e patologico dei social network. Un fenomeno che purtroppo la pandemia da Covid-19 ha acuito”.

“Spesso dietro un atteggiamento di silenzio, assoluta tranquillità e calma da parte di un ragazzo può celarsi un disagio. Gli ultimi tragici accadimenti legati alle cosiddette ‘challenge’ hanno fatto emergere questa problematica”.

“Le famiglie – sottolinea ancora la dottoressa Plano – spesso sono impreparate a tutto ciò. Non c’è colpa ma solo una scarsa conoscenza di alcuni meccanismi che invece se approfonditi possono essere scardinati. Abbiamo puntato molto sull’ascolto e sul promuovere il potenziamento della comunicazione. Sul non dare per scontato alcuni segnali che invece possono essere lanciati dai figli. Sul cercare di entrare in connessione con loro attraverso un dialogo che sia il più possibile non giudicante o sprezzante che aiuterà a instaurare un rapporto di fiducia che permetterà di attuare strategie funzionali per superare le situazioni di criticità tipiche di questa fase evolutiva del ciclo di vita. Sull’importanza dei ruoli, non genitori autoritari ma autorevoli, e sul sapere esprimere le emozioni cercando un canale comunicativo e un setting che permetta al ragazzo di sentirsi accolto e ascoltato”.

“È necessario focalizzare l’attenzione sull’ascolto che è uno strumento potentissimo che permette di entrare in contatto con l’altro. Allenare l’ascolto è molto difficile, ma è la chiave per il successo familiare. Sono stati incontri che ci hanno dato feedback positivi e propositivi sia dal punto di vista professionale che da quello umano e di cui siamo davvero orgogliosi”.

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