CHI PIEGA LA TESTA MUORE. I GIOVANI SI RIBELLINO ALLA MAFIA

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Parla Caterina Simei, presidente della coop ‘La Lanterna di Diogene’ capofila del progetto sulla legalità che ha portato nelle scuole di Lazio, Calabria e Sicilia Salvatore Borsellino, Capitano Ultimo, Salvo Vitale e Franco Lannino.

La nostra speranza è che, parlare di legalità ai giovani, dando loro l’opportunità di incontrare e confrontarsi con personalità di primissimo piano della lotta alla mafia, possa attivare uno ‘spirito critico’ e stimolare la loro coscienza”.

Caterina Simei, presidente della coop ‘La Lanterna di Diogene’, ente capofila del progetto ‘L’Atelier Koinè’ finanziato da Impresa sociale “Con i bambini”, nell’ambito del Fondo a contrasto della povertà educativa minorile, si racconta. Un tour lungo, faticoso, con un obiettivo altissimo: “risvegliare il senso civico dei giovani”.

L’Albero di Giovanni Falcone

“Da quando abbiamo iniziato questo progetto – spiega Caterina Simei – abbiamo posto l’attenzione al tema della legalità. Per noi è stata quasi un’urgenza immediata. L’idea di rivolgerci a un pubblico di tanti adolescenti, tra gli 11 e i 17 anni, ci è sembrata un’occasione unica per stimolare le loro coscienze su eventi drammatici, che hanno sconvolto il nostro paese e di cui i giovani non hanno quasi più memoria. La corruzione, la mafia e tutte le associazioni criminali oggi hanno un aspetto meno evidente, sotterraneo, ma persistono a essere presenti. Vogliamo che i ragazzi sappiano quello che uomini simbolo della lotta alla mafia hanno lasciato come traccia del loro passaggio su questa terra, il loro messaggio. Non si può e non si deve dimenticare. Inoltre in questi anni, l’ultimo in particolare, in cui il Ministero dell’Istruzione ha inserito in modo ufficiale l’educazione civica a scuola, ci è parso che questo percorso fosse assolutamente in linea con le scelte didattico educative che l’Europa sta istituzionalizzando all’interno dei percorsi scolastici”.

“In poco tempo e grazie alla rete del progetto, che si sviluppa nelle regioni di Lazio, Calabria e Sicilia abbiamo portato ai giovani delle testimonianze importantissime – sottolinea il presidente della coop sociale ‘La Lanterna di Diogene’ -. Quella di Salvo Vitale, amico di Peppino Impastato, Salvatore Borsellino, fratello di Paolo e Capitano Ultimo, che ha contribuito all’arresto di Totò Riina.

Infine abbiamo avuto una serie di incontri con Franco Lannino, fotoreporter famoso per i suoi scatti durante gli attentati di mafia. È emersa una storia, personale, di amicizia, fratellanza, di dovere di giustizia, una storia che ha avvicinato molto i ragazzi a dei fatti che, visti da lontano, possono apparire distanti, ma che raccontati con l’emozione che ci hanno donato i nostri ospiti, hanno avvicinato in modo importante i ragazzi alla realtà dei fatti. Gli adolescenti, studenti delle scuole partner di progetto, spesso si sono sorpresi e ci hanno sorpreso a loro volta, emozionandoci con il loro stupore e con le loro domande a volte apparentemente semplici: ‘Cosa posso fare io?’ ci hanno chiesto i giovani, oppure ‘Vorrei entrare in politica, è il caso di farlo, o non posso riuscire da solo a cambiare il sistema?’. Ecco, se dovessi spiegare in poche parole cosa è emerso, io direi il bisogno dei giovani di avere risposte, semplici, il bisogno di avere delle guide da interpellare. Il bisogno dei ragazzi di cercare delle risposte ci dà speranza nel continuare a fare questo lavoro e continuare a portare questi messaggi”.

“Il progetto ‘L’ Atelier Koinè’ – continua ancora Caterina Simei – si è prefissato fin dal suo inizio degli obiettivi insieme a quelli dati da Impresa “Con i bambini” che finanzia il progetto, ossia fare in modo che i ragazzi cerchino la strada da soli, trovino risposte in modo autonomo, si pongano domande, attivino lo “spirito critico”. In un certo senso è quello che “La Lanterna di Diogene” fa da sempre, nel suo servizio principale, ossia quello dell’assistenza educativa scolastica. I nostri assistenti, operatori, educatori nelle scuole da sempre hanno un solo obiettivo, quello di essere mediatori, facilitatori, delle “lanterne” che illuminano la strada, ma che poi in qualche modo la persona deve percorrere da sola. Ebbene, in un certo senso, anche il lavoro dell’Atelier persegue questo obiettivo. Cosa possono fare i giovani per la legalità, mi chiedi. Ebbene ti rispondo con una frase di Giovanni Falcone, che in questi giorni si è sentita molto… ‘Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola’, ecco, credo semplicemente che i giovani debbano imparare a non piegare la testa, a non cedere ai soprusi, a non ‘morire ogni volta’, ma debbano imparare a camminare a testa alta, a fare molto meglio di noi, quello che spesso, forse, non siamo riusciti a fare”.

 

 

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