Sportello “Ascoltarsi” a Monterotondo: “Mediazione e supporto nelle difficoltà comunicative tra genitori e figli”

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Lo Sportello “Ascoltarsi” prevede attività di counseling individuale e di gruppo rivolto ai genitori. Rappresenta un servizio di supporto psicologico con lo scopo di sostenere le componenti familiari per la promozione del benessere e la prevenzione del disagio.

Il progetto “L’Atelier Koinè” attraverso lo sportello di ascolto mira a supportare ed educare le nuove generazioni e le loro famiglie ad una dimensione affettiva stabile ed armonica attraverso uno strumento incisivo e continuativo che permette di rispondere alle richieste di sostegno in particolare nei momenti critici.

In molti casi sono supportati genitori che vivono momenti di grande difficoltà coniugali, economiche, lavorative o per malattia nel tentativo di affrontare quelle dinamiche affettive che ricadono a cascata nella vita scolastica dei loro figli. I fini immediati dell’intervento sono quelli di alleviare l’attuale stato di sofferenza della famiglia, ripristinare il previo funzionamento e aiutare a capire cosa sia possibile fare e quali siano i mezzi offerti dalla comunità.

Il dottor Maurizio Valvo, psicologo clinico e psicoterapeuta, operativo presso l’I.C. Viale B.Buozzi di Monterotondo (RM) racconta la sua esperienza: “Lo psicologo all’interno di questo spazio di consulenza funziona come mediatore e supporto nella gestione delle difficoltà di comunicazione e di interazione tra genitori e figli in difficoltà. I genitori che utilizzano questo servizio, sono supportati nel bilanciare le richieste di maggiore libertà dei loro figli ed il ruolo di responsabilità, di prudenza ed autorevolezza propri della loro funzione. Sperimentano attraverso questo servizio una reale vicinanza da parte della scuola in questo delicato momento educativo”.

In alcuni casi lo sportello può prevedere una funzione motivante anche per gli studenti. Alcuni interventi sono diretti alla prevenzione di atti di aggressività o di bullismo o di gesti antisociali.

Alcuni studenti trasformano la scuola nel palcoscenico dove esibire le loro difficoltà e le loro sofferenze per seguire possibilità di essere ‘visti’ , riconosciuti ed aiutati. – ci spiega ancora il dottor Valvo –  È determinante il senso profondo dell’educazione ai sentimenti che, prima di ogni altra cosa, vuol dire assumere consapevolezza di ciò che si sente e assumere un atteggiamento di responsabilità rispetto alle azioni che si compiono a seguito dei sentimenti provati. Si tratta quindi di rispetto nei confronti della propria vita emotiva che può finalmente essere riconosciuta e accettata anche dagli altri. Prima i ragazzi riescono a compiere questo percorso verso sé stessi, più rapidamente saranno in grado di capire cosa significa accogliere e avere cura delle differenze e delle fragilità. Oggi la grande sfida dei sistemi educativi è proprio questa: tenere insieme le competenze emotive con quelle cognitive. Fare scuola oggi non può prescindere da questo tentativo” .

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