Il pannolino come occasione d’incontro

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Per capire come la comunità di Baranzate ha vissuto l’emergenza e sta ora affrontando il passaggio verso una nuova normalità, dopo l’intervista al dott. Longhi, il medico del CDI che opera nell’ambulatorio pediatrico, abbiamo intervistato Marinella Stura, infermiera di quartiere consacrata che vive qui da 4 anni e gestisce, insieme alla psicologa, lo Sportello mamma-bambino.

Il primo sportello di sostegno alle mamme per i bimbi di 0-2 anni è nato una decina di anni fa, e oggi, grazie al Progetto Kirikù, è cresciuto occupandosi del nucleo mamma-bambino e garantendo ad un numero sempre maggiore di donne di trovare accoglienza e ricevere beni per la prima infanzia (pannolini, latte, cibo per la prima infanzia, strumenti), oltre che consigli per il primo svezzamento.  Si tratta per lo più di mamme straniere che, non avendo il supporto vicino della propria famiglia d’origine, necessitano di un punto di riferimento stabile a cui rivolgersi in caso di necessità.

Prima dell’emergenza, lo sportello era attivo tutti i lunedì pomeriggio e garantiva la presenza dell’infermiera di quartiere, di una psicologa e di un’infermiera pediatrica. Lo sportello prevedeva una prima fase di accoglienza e ascolto, in cui ciascuna mamma veniva accolta individualmente dalla psicologa che raccoglieva informazioni sulla storia della donna e del nucleo famigliare, offrendo un primo riscontro a dubbi, domande e fragilità. L’obiettivo era individuare i reali bisogni alla base della richiesta di aiuto materiale: spesso si trattava infatti di una richiesta di vicinanza emotiva e relazionale oltre che di sostegno materiale. Tutti i lunedì veniva proposto un momento di gruppo di circa 20 minuti dedicato alla prevenzione e informazione sanitaria, su tematiche inerenti la prima infanzia. Questo momento era gestito dall’infermiera pediatrica, che forniva alle mamme le informazioni base sullo svezzamento, sulle vaccinazioni e su come comportarsi in caso di febbre. Era poi Marinella, l’infermiera di quartiere, a dare alle mamme, a seconda delle esigenze dei loro bambini, pannolini, omogeneizzati, pastina, vestiti e giocattoli.  La psicologa, quando si presentava la necessità, garantiva poi alla singola mamma uno spazio di sostegno psicologico individuale con frequenza settimanale o bisettimanale. La presenza della mediatrice culturale di lingua araba garantiva una miglior comunicazione e faceva sentire le mamme accolte.

Nell’ultimo anno hanno avuto accesso allo sportello mamma-bambino circa 90 mamme, 20 delle quali si sono aggiunte durante l’emergenza sanitaria Covid: tra aprile e maggio, infatti, molti padri hanno perso il lavoro e il numero di mamme seguite ha avuto un’impennata.  Come suggerito dalle normative, sono stati sospesi i momenti di colloquio in presenza con la psicologa e gli spazi di gruppo gestiti dall’infermiera pediatrica. Lo sportello è stato sempre aperto per la distribuzione dei beni di prima necessità ed è comunque rimasto un importante punto di riferimento per le mamme.  L’apertura è stata raddoppiata il lunedì e il venerdì pomeriggio, in modo da permettere ad una sessantina di mamme di beneficiarne due volte al mese.

Da marzo gli incontri con l’infermiera pediatrica non si sono più potuti organizzare, quindi il servizio è stato ripensato per riuscire comunque a raccogliere informazioni sui piccoli e dare alle madri i consigli più appropriati. L’infermiera pediatrica ora sta vicino a Marinella, ascolta che cosa chiedono le neo mamme e cerca di indirizzarle al meglio nello svezzamento del loro bimbo. La psicologa, invece, ha proseguito l’attività di sostegno psicologico tramite telefono o videochiamata, così da non lasciare le donne da sole in una fase così delicata.

La bellezza di questo servizio è nella vicinanza – racconta Marinella –  Lo sportello è nel cuore del quartiere, quando le mamme escono da qui tutti vedono e capiscono che qui c’è una possibilità di aiuto. È difficile per una donna straniera svezzare suo figlio con i nostri metodi, senza i consigli di mamma e parenti e senza i frutti o i cibi del loro Paese d’origine (che qui, se ci sono, costano un sacco). Far capire che si può svezzare il proprio bambino anche con le verdure e con i cibi italiani è un dono e un arricchimento per tutti. Lo sportello non è un luogo dove vengono distribuiti solo beni materiali, ma un’occasione di incontro e di creazione di una rete di relazioni, un sostegno vero.

Nell’ultimo periodo abbiamo notato una nuova migrazione egiziana: le giovani mamme non parlano la nostra lingua, le scuole d’italiano sono chiuse e quindi la mediatrice culturale è fondamentale.

Da marzo abbiamo cercato di aumentare i prodotti dati a ciascuna donna perché ci siamo resi conto che nessuno degli uomini lavorava (facendo spesso lavori irregolari non avevano neanche la cassa integrazione). Con l’emergenza Covid, infatti, a Baranzate si è registrato un aumento considerevole nelle domande di aiuti.  È raddoppiato il numero di famiglie che avevano bisogno di un sostegno per fare la spesa e più di 200 nuclei hanno avuto accesso alla distribuzione di pacchi alimentari. È stato un momento di grande crisi ma anche di grande solidarietà. Con i mezzi che abbiamo riusciamo a stare vicino a tante famiglie. Siamo stati e continuiamo a starci.

Nell’ultimo periodo per fortuna qualche padre è tornato a lavorare. Noi per ora continuiamo così. A settembre vedremo che nuova fisionomia dare al servizio.”

NB: la fotografia (@Filippo De Dionigi) è stata scattata prima dell’emergenza Covid

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