La bolla che vorrei “rompere” e la mancanza di poter nuotare

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Valeria, 17 anni

La vita di una persona non è tutta rosa e fiori; anche noi a volte come Dante abbiamo difficoltà ad andare avanti e speriamo che, dopo un lungo cammino nell’Inferno, ci sia anche per noi la luce alla fine della Natural Burella. Molte persone pensano che l’adolescenza sia il periodo di spensieratezza, un piccolo arco di tempo di svago prima dei problemi della vita adulta. Il problema è che gli adulti di oggi non hanno vissuto la nostra stessa adolescenza.

Con l’arrivo di Internet, siamo sempre sotto la luce dei riflettori e ciò che mostriamo non è altro che una maschera: la ragazza sempre felice, senza alcun pensiero, senza difetti. Ma in realtà abbiamo tutti delle paranoie; alcuni in modo più accentuato, che li porta, per esempio, alla bulimia, all’anoressia, o, addiritturia, al suicidio; altri in forme più lievi, ma comunque non insignificanti.

Oggi non è facile essere estroversi perché gli altri possono giudicarti per una tua caratteristica o per una passione fuori dal comune. E tutto ciò ci porta a chiuderci in una bolla; una bolla che per quanto ci provi, sembra non si voglia rompere. Nella società di oggi non puoi essere te stessa, ma devi coincidere con uno standard che decide che vestiti devi mettere, che musica devi ascoltare, che interessi devi avere.

Ecco perché gli adolescenti possono contare gli amici sulle dita di una mano; è difficile trovare persone di cui puoi fidarti ciecamente e che non ti giudicano mai. La pandemia è stato un brutto colpo per tutti noi. In questo caso devo ringraziare Internet perché mi ha permesso di rimanere in contatto con le persone a cui voglio bene.

Se ciò che sta succedendo oggi fosse successo trenta o quaranta anni fa, penso che la gente sarebbe impazzita. La mia vita infatti è diventata come il Truman Show: è tutto prefissato e niente va fuori programma. Per quanto possa svagarmi guardando un film o una serie tv, mi manca la normalità, anche semplicemente andare a nuotare. Io faccio nuoto da dodici anni, dalle elementari.

È iniziato tutto per problemi di schiena e adesso è una delle mie più grandi passioni. Da piccola mi prendevano in giro, sostenendo che il nuoto fosse uno sport da maschi e che io dovessi fare danza. In effetti, non conosco nessuna ragazza che non abbia fatto danza anche solo per un anno. Ma io non volevo rinunciare a nuotare. In acqua mi sentivo libera, senza pensieri; nuotare per me era una sorta di stacco dal mondo; adesso però lo stacco è troppo lungo.

A differenza di altri sport che possono essere praticati a casa, il nuoto, come alternativa, si può fare solo al mare. Comunque devo sottolineare che questo periodo non è così brutto per me; ci sono persone che non possono neanche vedere i genitori perché magari sono positivi. Questo mi fa pensare che non mi posso lamentare più di tanto; certo anche io vorrei tornare a fare tutto ciò che un adolescente normale farebbe, ma comunque ho sempre vicina la mia famiglia e le mie amiche che mi aiutano in questo periodo.

Infatti, se Dante in quel periodo difficile ha avuto Virgilio che lo aiutava, io adesso ho le mie amiche. Anche un’oretta di chiamata ogni giorno; per scherzare o giocare al computer a cose stupide, è importante per me. Capisci che ci tengono a te perché in questo periodo, se una persona vuole troncare i rapporti, lo può fare facilmente, non rispondendo ai messaggi; invece, loro per me ci sono sempre.

Penso che la Valeria di quattro anni fa non avrebbe mai immaginato di rimanere a parlare con le amiche tutta la notte per guardare l’alba, dalla finestra però. In questo periodo siamo diventate tutte più creative: quando non esistevano le applicazioni che ti permettevano di vedere un film in compagnia, noi già riuscivamo a vederlo sincronizzando i televisori in chiamata.

Abbiamo persino cucinato in videochiamata; anzi, ci abbiamo provato. Diciamo che ci siamo “normalizzate” la vita a vicenda. Con ciò si vede che non abbiamo bisogno di grandi gesti, ma bastano le piccole cose per strappare un sorriso. Quindi magari, ora che stiamo vivendo tutto questo, daremo più ragione ad Orazio ed al suo “Carpe diem”. Quando lo abbiamo studiato, ci è sembrata una cosa scontata; adesso niente è più scontato.

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