Il potere segreto: mano per mano, per uscire insieme dalla Selva Oscura

di

Michele, 13 anni

La città era deserta. Solo pochi si azzardavano ad uscire per strada e, se lo facevano, camminavano a testa bassa con timore. Come guardie infernali, le macchine della polizia scrutavano in giro, in cerca di qualcuno che fosse stato talmente sciocco, da essere uscito di casa.

Tutti erano chiusi dentro le proprie abitazioni, come delle anime dannate imprigionate nell’Inferno. C’era un’atmosfera cupa e di sofferenza che neanche le anime condannate potevano provare. Michele, chiuso in camera sua, guardava con disperazione fuori dalla finestra.

Pensava e ripensava a cosa faceva prima della pandemia. Cose che allora sembravano insignificanti o cose di tutti i giorni, come fare una passeggiata o incontrare un familiare, in quel momento di afflizione apparivano come un paradiso ai suoi occhi.

Se prima potevi fare sport, andare a scuola, incontrare o invitare gli amici, durante la pandemia non più. Fai scuola comunque, sì, ma davanti a uno schermo. Siamo seri! Non è affatto la stessa cosa.

Con questi pensieri deprimenti, Michele si sdraiò comodamente sul letto, sospirò e provò ad addormentarsi, anche se non ci sperava, calcolando che erano solo le sette di sera. Vide pian piano le luci della camera, i disegni con la scritta “andrà tutto bene” sul muro e la televisione accesa, sbiadirsi sempre di più, finché non scomparvero in una nuvola bianca.

Dov’era? Sembrava di stare in un bosco. Ma era un bosco strano, non uno di quei boschi che si trovano in giro, pieni di vita, verdi e rigogliosi. Quella era una selva oscura, con alberi contorti e maligni, che trasmettevano irrequietezza e ansia e che da un momento all’altro, sembrava potessero afferrarti con i loro rami freddi e farti qualcosa di orribile.

Stava per cedere a quell’atmosfera tetra, dominata da quegli orrendi alberi neri, quando, di fronte a lui, apparve una figura, avvolta da un fascio di luce divina. Era Francesco, il fratellino dello spaventato e confuso Michele. “Vieni, ti aiuterò a fuggire da questa selva!” – disse a Michele, porgendogli la mano. Si incamminarono con fatica tra spine e fango. Avevano già intravisto in lontananza una fioca luce, che riaccese la speranza in Michele.

Strinse la manina di Francesco, che rispose con un sorriso. Ad un certo punto arrivò una nebbia nera. Si mise a volteggiare intorno alle loro teste. Michele gridò: “Scappiamo Francesco che lei inghiotte ogni cosa, ti penetra nel naso e nella bocca, togliendoti le forze e il respiro!”.

Infatti, l’ombra aveva raggiunto un grande potere, mutando in continuazione e non le bastava più governare sulla selva oscura, sulle sue arpie, sulle ombre, voleva comandare anche il mondo terreno, influenzando i trasporti, i viaggi, gli incontri, gli abbracci con le persone care.

Michele si sentiva scoraggiato, ma Francesco lo trascinò presso un mago vestito di bianco, che con aria rassicurante gli diede una piccola fiala, con un liquido trasparente: “Bevila Michele e sconfiggerai il mostro”. Michele obbedì e quindi si diresse coraggiosamente verso l’ombra nera che si avvicinava minacciosa e la sconfisse.

Subito dopo riaprì gli occhi e si ritrovò in camera sua. Francesco lo chiamò ridendo di gioia e gli propose di giocare con lui. Michele lo osservava così sicuro e tranquillo, fiducioso nel domani e pieno di vita. Questo era il segreto potere, che aveva fatto uscire Michele dalla selva oscura.

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