Lockdown: una selva oscura senza una via di uscita

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Beatrice, 16 anni

Molto spesso, noi adolescenti siamo portati a vedere la scuola soltanto come un obbligo, tendiamo a considerarla esclusivamente dal punto di vista formativo e molto meno da quello umano.

A volte concepisco la mia mente come una scatola vuota, con l’unico fine di essere riempita di nozioni che la scuola mi trasmette. In realtà, crescendo sto capendo che il fine ultimo non è solo quello di riempire la mia mente di nozioni, che in parte resteranno chiuse al suo interno per sempre, ma soprattutto quello di formarmi come persona, di sviluppare il mio intelletto e preparami alla vita.

Se fino a poco tempo fa consideravo molte delle informazioni che ricevevo come astratte e distanti del mio essere, oggi credo di rivedere me stessa in quello smarrimento improvviso che ha afflitto uno dei più grandi autori italiani, Dante Alighieri.

Sarà per il mio nome, uguale a quello della donna amata dal poeta, o forse per il complicato momento che stiamo tutti vivendo a causa della situazione epidemiologica, ma proprio come il Sommo Poeta, che si è smarrito nella sua selva oscura, io credo di essermi smarrita nella mia adolescenza, ma soprattutto penso di averne perso una parte.

Che l’adolescenza sia un periodo di transizione un po’ per tutti è risaputo, ma non avrei mai pensato di vivere un tale momento di confusione. Fino allo scorso marzo vivevo una vita di un adolescente come tutti gli altri, inconsapevole di cosa mi sarebbe capitato. Le mie preoccupazioni più grandi erano le verifiche scolastiche, o il fatto che l’abbonamento a Netflix potesse scadere lo stesso giorno della data d’uscita di una serie che attendevo da mesi; non sapevo che nel giro di pochi giorni tutto sarebbe cambiato.

La mia selva oscura è stato il primo lockdown e tutto ciò che ne è derivato. Ricordo ancora il mio ultimo giorno di scuola “normale”. Avrei voluto sapere che quella sarebbe stata l’ultima campanella, che da quel momento tutto sarebbe cambiato, avrei voluto salutare i miei compagni e dare loro un ultimo abbraccio.

Sono una persona spesso fredda, dimostro poco affetto ma in quell’occasione avrei voluto stringere le persone che più amo in un ultimo abbraccio “normale”, lontana da tutte le paranoie e le preoccupazioni che oggi si nascondono dietro un semplice abbraccio.

È strano da dire, ma la scuola mi manca. Inizialmente ero anche incuriosita dalla DAD, ero curiosa di conoscere questo nuovo modo di fare scuola. Da un punto di vista didattico non vedo una grande differenza, ma ho voglia di ritornare in classe. Adesso scuola significa accendere il computer, seguire le lezioni e richiuderlo, prima, invece, avevo modo di condividere con i miei compagni l’ansia che precedeva una verifica, di esultare insieme per un buon voto e di scherzare durante la ricreazione.

Nonostante la distanza continuo a comunicare molto con le persone alle quali tengo di più, ma una chiacchierata al parco non è minimamente paragonabile ad una videochiamata, ad un’immagine sfocata e poco chiara che a volte si blocca per la scarsa connessione.

Ho avuto bisogno anche io, come Dante, del mio Virgilio. La mia famiglia e i miei amici sono stati il mio faro nel mare, il mio duca. La mia famiglia è stata capace di guidarmi in questo momento di confusione, ha saputo placare il mio animo durante i momenti di rabbia e mi ha permesso di ritrovare la retta via attraverso delle riflessioni che solo un genitore è in grado di fare.

Dall’altra parte ci sono i miei amici, coloro che mi hanno permesso di recuperare quell’entusiasmo che dovrebbe essere caratteristico della mia età, ma che in parte si stava spegnendo a causa del lockdown. Questo periodo di distanza ha forse rafforzato il nostro rapporto, perché insieme abbiamo provato ad aiutarci l’uno con l’altro. Paradossalmente, non poterli vedere mi ha fatto capire quanto siano importanti per me; è proprio vero che capisci il reale valore delle persone quando non le hai più.

Dante ha impiegato del tempo per risalire il colle, ha superato molte difficoltà, ma alla fine ha raggiunto il paradiso e la grazia divina. Dante esce dalla selva da vincitore. Io, invece, sono ancora persa nella mia, esattamente come Marzo 2020, senza sapere quando potrò vivere la vita di un normale adolescente e quando potrò finalmente dire di aver vinto anche io.

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