La telefonata, e una persona pronta a tendere la mano

di

Costanza, 12 anni

Di certo la situazione che stiamo vivendo non è normale, anche se ormai tutti la ritengono quasi come tale. Tutto è partito da un giorno, uno qualsiasi. Tornata a casa da scuola, i miei genitori mi dissero che forse saremmo diventati “zona rossa”.

Io non sapevo neanche cosa potesse voler dire e infatti lo capii solo dopo, quando ormai non si poteva fare più nulla. Non potevo vedere le mie amiche, i professori ma, soprattutto, i miei rumorosi compagni di classe.

Era terribile, ma del resto cosa potevo fare? Ero e sono solo una ragazza di dodici anni. La cosa peggiore però fu la didattica a distanza, la cosiddetta DAD.

Non iniziammo subito, perché nessuno sapeva cosa e come fare, nessuno se l’aspettava. NESSUNO! Dunque si cercò di andare avanti per quello che si poteva e io, di tutta questa strana situazione, conservo un ricordo dello scorso anno, un ricordo che naviga e riaffiora nella mia mente.

La mia professoressa di italiano aveva inviato una video lezione di storia. Io, però, non avevo afferrato qualche concetto. Mi ero sforzata tantissimo, riguardandola un milione di volte e, seduta nel mio salotto, con quel computer in mano mi ero sentita più sola che mai, ero bloccata, mi sentivo vuota, sospesa.

Magari se fossi stata in classe, sarebbe bastato girarmi per chiederlo alla mia compagna di banco e lei me lo avrebbe spiegato immediatamente, ma non si poteva. Ero sola, come Dante in quella foresta oscura e anche lui, magari, si sentiva solo tra quegli arbusti intricati.

Poi però arrivò Virgilio a salvarlo, a tendergli la mano. Ma anche io avevo bisogno di un “Virgilio” che riuscisse a tirarmi fuori da lì, da quella tremenda situazione. Quindi decisi di scrivere alla mia professoressa, ma scrivere non bastava, dovevo parlarle.

Così la chiamai e quel dubbio insormontabile fu finalmente chiarito e quando riagganciai mi sentii come protetta, accolta, rincuorata. Avevo ricevuto la spinta per andare avanti e non mollare. Aldilà del mio dubbio, mi faceva piacere sapere che dall’altra parte c’era e c’è una persona pronta ad aiutarmi, a tendermi la mano, il mio “Virgilio”.

E penso che anche Dante, con Virgilio, abbia provato la mia stessa sensazione di sicurezza perché in fondo, anche i più grandi, dentro sono ancora bambini. Quella telefonata mi aveva procurato un appiglio a cui aggrapparmi e mi aveva riportata sulla “mia retta via” e da quel momento mi sono sentita più forte, non mi sono più scoraggiata.

Ho capito che credere in me stessa era essenziale. Io, oggi, ancora me la ricordo quella telefonata.

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