DA SOGNO CULINARIO A REALTA’: LA STORIA DI GIORGIO E OFFICINA DELLE OPPORTUNITA’

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Abbiamo conosciuto Giorgio tramite i colleghi del progetto “Giovani NEET” inserito nel progetto PEPE-Caritas Italiana che si occupa dei giovani che non studiano, non lavorano né sono in formazione. Il progetto mira a creare una comunità educante che supporti questi giovani attraverso percorsi personalizzati di aggregazione, orientamento scolastico/formativo e inserimento lavorativo, con l’obiettivo di renderli protagonisti del proprio futuro.

Officina delle Opportunità, tradizionalmente focalizzata sull’orientamento degli adulti, ha accolto la possibilità di rivolgersi ai giovani NEET grazie al partenariato con il progetto I CARE, promosso da ENGIM, che si concentra sulla formazione e l’accompagnamento al lavoro dei giovani tra i 14 e i 19 anni in condizioni di fragilità. Questo tipo di accompagnamento basato sull’apprendimento esperienziale e il supporto personalizzato, rappresenta una “nuova sfida” per Officina delle Opportunità, che amplia così il suo raggio d’azione e si impegna a sostenere anche i giovani fragili nel loro percorso di crescita e inserimento nel mondo del lavoro.

Come molti suoi coetanei, Giorgio si trovava in un momento di smarrimento, privo di obiettivi e motivazione. L’incontro con il Progetto Pepe e, successivamente, con le orientatrici del progetto Officina delle Opportunità ha segnato per lui l’inizio di un percorso di crescita personale e professionale, portandolo verso una consapevolezza di sé e delle sue potenzialità. La storia di Giorgio dimostra come un intervento di orientamento professionale efficace possa trasformare profondamente la vita di un ragazzo, aiutandolo a trovare un senso, sviluppare nuove competenze e rafforzare la propria autostima.

Giorgio, grazie ad un clima di fiducia instaurato con le orientatrici, ha iniziato ad esplorare quelli che erano i suoi interessi ed a guardare dentro sé stesso, portando alla luce una passione che era sempre stata lì, ma che non aveva mai riconosciuto pienamente: la cucina. Questo percorso lo ha aiutato a trasformare ciò che inizialmente era solo uno svago in un obiettivo concreto e realizzabile, offrendo una nuova prospettiva sulla sua vita.

Questa testimonianza non è solo un racconto personale di successo, ma anche un esempio del valore di un accompagnamento professionale capace di valorizzare l’unicità di ogni giovane, un lavoro che può trasformare momenti di difficoltà in opportunità di crescita e realizzazione, accompagnando i ragazzi verso un futuro allineato ai loro sogni e talenti.

 

Non avrei mai immaginato che la mia vita potesse prendere una svolta così inaspettata…     

 C’è stato un periodo, intorno ai 16-17 anni, in cui mi sentivo perso. Non avevo un obiettivo, non andavo a scuola, non avevo particolari hobby, insomma niente che mi desse una direzione. Per vari incontri fortuiti, ho conosciuto tramite passaparola e, successivamente incontrato, le operatrici del progetto Pepe e Officina delle Opportunità; all’inizio ero un po’ scettico ma l’ambiente dove ci siamo visti, il loro quartier generale, era accogliente e mi hanno messo subito a mio agio. Abbiamo iniziato il nostro percorso di orientamento con dei colloqui che, inaspettatamente davvero, mi hanno aperto gli occhi su una passione che mi portavo dietro da sempre e che era ben nascosta sotto i miei occhi…la cucina!  All’inizio era solo un passatempo, un modo per rilassarmi, cucinavo per me, a volte per la mia ragazza (i primi…quelli si che mi venivano bene) ma più cucinavo, più mi accorgevo di quanto mi piacesse, c’era qualcosa di magico nel trasformare semplici ingredienti in piatti creativi e appetitosi. All’improvviso la concretizzazione di un’idea (!!!)  Perché non investire in quello che, in fondo, era stato l’interesse che era sopravvissuto a noia, apatia, indifferenza generalizzata, provando a farlo diventare un vero e proprio obiettivo lavorativo? Ho accolto quindi, con il supporto del progetto, la proposta delle orientatrici di iscrivermi ad un corso per diventare un Cuoco professionista; è stata dura, ma anche bello; il primo giorno indossare la divisa dell’accademia mi ha riempito d’orgoglio! È stata una sfida, una grande opportunità. Ho imparato tantissimo, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche a livello personale, ho scoperto di avere una grande passione e una determinazione che non pensavo di possedere; ho dato il massimo, sperimentando nuove tecniche e sapori, e alla fine sono stato ricompensato: mi è stato proposto uno stage in un ristorante stellato! Lo stage è stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita. Lavorare al fianco di chef così talentuosi è stato un onore e un privilegio, ho imparato l’importanza della precisione e della creatività. Il lavoro di squadra poi è una condizione indispensabile, se in una cucina non vai d’accordo con qualcuno ci devi andare d’accordo per forza altrimenti salta tutto, infatti all’inizio non è stato semplicissimo, poi ci siamo conosciuti meglio ed abbiamo iniziato a scherzare ognuno dei difetti degli altri, ci siamo ammazzati dalle risate, io intanto, mi ero guadagnato il soprannome di: Piccoletto. Oggi ho finito lo stage e, se guardo indietro, sono davvero felice della strada che ho percorso, la cucina mi ha fatto sentire parte di un gruppo, mi ha dato un obiettivo ed una grande soddisfazione personale. E sono sicuro che me ne darà ancora tante altre in futuro, il proprietario del ristorante e lo chef sono stati così soddisfatti del mio lavoro che mi hanno proposto, tra qualche mese, di entrare a far parte della squadra con il ruolo di Commis. E’ solo l’inizio.”

Di Lucia Papandrea

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