Scheda Progetto

Soggetto Responsabile
Movimento di Volontariato Italiano – Federazione Regionale del Friuli Venezia Giulia

Localizzazione degli interventi
Udine, Gorizia, Pordenone

Importo deliberato
349.819 €

Partenariato
A.A.S. 3 – Azienda Assisitenza Sanitaria Alto Friuli Collinare Medio Friuli, Associazione Media Educazione Comunità, Banda Larga Aps, Comune di San Daniele del Friuli, Comune di Udine, Consiglio Regionale – Garante dei Diritti della Persona, Federazione Provinciale di Udine, Forum del Terzo Settore del Fvg, Isis “D’Aronco”, Isis A. Malignani Udine, Istituto d’istruzione Superiore, Istituto Regionale per gli Studi di Servizio Sociale-Irsses, Istituto Statale d’istruzione Superiore, Istituto Statale Istruzione Superiore “Magrini – Marchetti”, Movi – Federazione Provinciale di Pordenone, Movimento di Volontariato Italiano Federazione Isontina, Movimento di Volontariato Italiano

Sintesi
Il progetto sperimenta percorsi integrati di promozione del protagonismo e della partecipazione dei ragazzi come metodo per aumentare la loro resilienza e le loro competenze e favorire quindi la più ampia inclusione scolastica. Attraverso il lavoro di rete e la co-progettazione tra giovani e adulti, tra scuola e territorio, tra dimensione locale e regionale, mira a superare la frammentazione delle risorse, costruendo una visione condivisa sui problemi della povertà educativa e strategie più efficaci per affrontarla, insieme ai ragazzi stessi. Le azioni verranno co-progettate in ognuno dei territori coinvolti da un “coordinamento per il protagonismo, la cittadinanza digitale e l’inclusione di tutti i ragazzi”, che metteranno in campo diverse azioni (programmi scuola/volontariato; gestione scuole-aperte; organizzazione di laboratori; eventi e manifestazioni; doposcuola e attività). Collega i territori un coordinamento di rete “scuole per la cittadinanza dei giovani e l’inclusione”.

Collega i territori un coordinamento di rete “scuole per la cittadinanza dei giovani e l’inclusione”.

 

Gli obiettivi:
– Creare una rete stabile tra agenzie educative già operanti in regione, a diversi livelli, nel contrasto della dispersione scolastica, per la cittadinanza dei giovani e l’inclusione
– Creare/favorire la partecipazione a percorsi valorizzanti, dove sia possibile costruire una identità positiva e acquisire competenze nel confronto con gli altri (prevenendo il disagio)
– Creare a livello locale alleanze (i coordinamenti) che diventino accordi stabili per una comunità educante

 

IL CONTESTO

In FVG ci sono buoni servizi: i dati sulla dispersione scolastica sono incoraggianti, con l’indice ESL (% di giovani con licenza media, non più in formazione) nel 2012 al 13,3 (nazionale al 17,6-dati MIUR) in miglioramento (nel 2008 era 19,8%) anche grazie ai graduali impatti positivi delle politiche regionali e nazionali. Ciò nonostante l’ESL supera la soglia 10% fissata dalla strategia europea 2020. La dispersione anche in FVG come in Italia risulta caratterizzata da tre fattori: il genere (i maschi abbandonano di più); la situazione sociale; la nazionalità. In FVG l’ultimo fattore nei prossimi anni diventerà una criticità da accompagnare, per l’aumento costante di cittadini stranieri nelle scuole: anche se il flusso migratorio sembra arrestato in seguito alla crisi (8,6% dei residenti stranieri in FVG a fine 2015, ridotti del 2,7% dal 2014) raggiungono l’età scolare i figli di chi è arrivato negli ultimi 20/30 anni. Le seconde generazioni vivono forti difficoltà di integrazione ritrovandosi mediatori tra cultura familiare e compagni. Altro fronte significativo, il mondo giovanile e il rapporto con la rete internet: nel 2015-16 (nostro campione di 2500 studenti del FVG) oltre il 90% dei ragazzi 11/17enni usa quotidianamente la rete, il 50% senza regole o indicazioni educative, con oltre il 20% coinvolto in episodi di cyberbullismo/sexting – implicati nell’esclusione tra pari.
Fenomeno nuovo per gli educatori (ma anche per gli operatori della scuola e i genitori), che richiede competenze specifiche. Queste realtà non si distribuiscono uniformemente nella regione: alcune zone (es. zone montane) presentano situazioni rilevanti e più critiche, anche legate a fenomeni di devianza e dipendenze. Le ricerche rilevano che nei comuni periferici in FVG, i maschi tra gli 11 e i 25 abusano di alcolici in modo maggiore che altrove. Inoltre (Rapporto 2013 Istituto Superiore Sanità), nel Nord Est la percentuale di consumatrici di alcolici è superiore alla media nazionale più alte nei comuni di piccole dimensioni. Molte scuole e enti del terzo settore sono attivi per rispondere alle problematiche accennate, ma spesso manca una visione d’insieme e una strategia condivisa per rispondere alla sfida dell’inclusione scolastica. Nei territori individuati emergono le seguenti caratteristiche: gli ISIS di Gemona e Mania-go accolgono molti studenti delle aree montane, spesso a forte tasso di spopolamento con tempi di spostamento lunghi, scarsi stimoli e opportunità per i giovani; a San Daniele c’è un forte legame fra scuola e territorio, ma il contesto è fatto di piccoli paesi con pochi servizi per i giovani e con trasporto pubblico ridotto; Il Malignani di Udine accoglie oltre 3500 studenti provenienti da tutta la Regione che spesso hanno relazioni deboli con i territori in cui vivono e rischiano di essere sradicati e isolati; a Monfalcone è centrale, specie negli istituti professionali, il tema dell’integrazione con classi a maggioranza di studenti stranieri.

 

RIAPPROPRIAZIONE DEGLI SPAZI

Riappropriazione della scuola e degli spazi comuni
Una specifica azione del progetto, prevede la realizzazione di percorsi per “aprire la scuola”, al fine di permettere l’utilizzo degli spazi scolastici al di fuori degli orari di lezione, da parte dei ragazzi, delle associazioni e delle famiglie, per rispondere in modo partecipato alle esigenze da essi stessi individuate. Si tratta di percorsi non scontati nel nostro contesto dove le scuole per lo più si aprono per attività promosse e coordinate dalla scuola o dagli enti locali oppure “affittando gli spazi” con una logica diversa dal coinvolgimento partecipativo. Obiettivo del progetto e sperimentare invece modalità operative che permettano un effettivo protagonismo e responsabilizzazione dei soggetti della comunità e dei ragazzi, insito nell’aggettivo “partecipato” che affianchiamo a “scuola aperta”: solo se i soggetti della società possono effettivamente condividere la responsabilità delle azioni di interesse generale, scatta quel senso di “riappropriazione” che moblita impegno e cura. Lo strumento che si intende utilizzare è quello dei “patti di collaborazione” proposti da LABSUS come strumento amministrativo per rendere possibile una chiara condivisione di responsabilità e di impegni tra cittadini e istituzioni pubbliche. L’attenzione a sviluppare il senso di responsabilità e la riappropriazione della scuola e degli spazi comuni sarà tenuta in considerazione in tutte le azioni del progetto. Nei territori dove si progetteranno azioni proposte dagli stessi ragazzi, potranno essere riconvertiti e valorizzati – come peraltro già avvenuto in precedenti progettazioni – spazi pubblici comuni (parchi, luoghi informali di aggregazione, edifici o parti di essi riconvertiti per lo svolgimento di attività di interesse pubblico, etc.). Quando ciò avviene si sviluppa un senso di appartenenza al territorio da parte dei ragazzi molto forte, e questo diventa per loro forte motivo di impegno e partecipazione civica.

 

AZIONI

Percorsi di alternanza scuola-lavoro
L’azione svolta dai soggetti di Terzo Settore comprende sia azioni dirette che di supporto e mediazione con le associazioni del territorio che possono accogliere studenti in alternanza. In Tali contesti, si sviluppano, in tutto o in parte, tre modalità di collaborazione:
– orientamento e accoglienza di studenti interessati a svolgere esperienze di alternanza nell’area socio assistenziale, culturale o ambientale, rivolgendosi sia a studenti ad indirizzo specifico sia all’area dei licei;
– definizione dei percorsi personalizzati di alternanza, rivolti a studenti seguiti da sostegno in accordo con il GLI d’Istituto (Gruppo di Lavoro per l’Integrazione)
– definizione dei percorsi personalizzati per studenti che manifestino difficoltà ed esigenze particolari di socializzazione e accompagnamento anche in conseguenza a situazioni familiari o personali di disagio.
Tali percorsi vengono costruiti in collaborazione con altri soggetti pubblici del territorio di riferimento (Servizi Sociali, Aziende Sanitarie, Case di riposo, ecc.). All’interno di questo progetto non si intende attivare nuovi percorsi di Alternanza Scuola Lavoro ma piuttosto valorizzare quelli già attivi per “utilizzarli” come strumenti educativi formativi, in particolare per gli studenti a rischio di esclusione, andandone a rafforzare il protagonismo e coinvolgendoli direttamente nella scelta e nella definizione del percorso di alternanza scuola lavoro. In questo modo la decisione rispetto al luogo dove svolgere l’alternanza si inserisce in un percorso più ampio di conoscenza reciproca tra studenti, docenti e realtà del territorio, che rappresenta un ulteriore rafforzamento della Comunità Educante. Attraverso lo strumento dei coordinamenti e in maniera sinergica con le diverse azioni previste, serviranno a rafforzare le piste di lavoro descritte laddove presenti e implementarle, in tutto o in parte, negli altri istituti scolastici partner, in cui non sono ancora state attivate.

Sostegno della genitorialità e coinvolgimento delle famiglie
La famiglia è un soggetto fondamentale della Comunità Educante: i genitori verranno coinvolti direttamente nei coordinamenti territoriali, con propri rappresentanti, per includere il loro parere e contributo su quanto verrà proposto ne realizzato. I genitori saranno inoltre coinvolti direttamente nella definizione delle iniziative loro rivolte (in particolare sulle competenze digitali e sulla gestione educativa dei media) e nelle attività di sensibilizzazione dei ragazzi rispetto alle iniziative offerte sul loro territorio. Si darà loro un ruolo attivo, rendendoli partecipi in prima persona ad alcune attività e sviluppando collaborazioni anche con associazioni di famiglie già attive. Infine si darà particolare ascolto alle loro istanze avviando una modalità di progettazione partecipata nella quale tutti gli Enti coinvolti nel progetto gradualmente arrivino a considerare la famiglia un attore sociale rilevante e da interpellare sempre. Alcuni temi di interesse sono stati indicati dai genitori stessi già nel corso degli incontri preparatori al presente lavoro di progettazione:
a) l’accompagnamento dei figli nell’orientamento scolastico, soprattutto nel momento di passaggio dalle scuole secondarie di primo a quelle di secondo grado; b) la gestione educativa dei social media e degli smartphone all’interno della famiglia e le nuove dinamiche familiari e sociali che questi strumenti hanno portato, anche dentro le case; c) l’accompagnamento nel sostegno emotivo dei figli nei momenti di crisi – dove molti genitori sperimentano un senso di impotenza e di mancanza di strumenti.
Si proporrà un metodo di lavoro con i genitori di tipo partecipativo, già sperimentato con successo in precedenza, nel quale non si propongono singoli incontri con esperti, ma una struttura di laboratorio che prevede una loro partecipazione diretta. Questo metodo supera la scarsa partecipazione dei genitori – vero punto debole di molte iniziative loro rivolte – e li rende partecipi e co-autori del loro percorso formativo. L’ottica laboratoriale prevede uno scambio tra genitori e un confronto tra loro che è sempre un momento arricchente, ma soprattutto in grado di produrre cambiamento nei comportamenti e elle abitudini. In questo metodo di lavoro l’esperto è soprattutto e anche un facilitatore. Il sostegno alle competenze genitoriali sarà una azione che viene svolta in tutti i territori, come elemento qualificante del progetto e come punto importante nella strategia di contrasto alla povertà educativa.

Coinvolgimento e allargamento della comunità educante
Il progetto parte da una rete territoriale di realtà che già da anni lavorano insieme, condividendo l’idea di comunità educante come orizzonte di intervento necessario perché le azioni educative siano realmente efficaci e producano cambiamenti stabili. Questa rete consolidata coinvolge già quasi 200 associazioni, che collaborano continuativamente con Enti locali, servizi del territorio e scuole, proprio per lo sviluppo di una comunità educante. Nel progetto vengono sviluppate e sistematizzate modalità di intervento e programmi di azione già sperimentati in diversi contesti, messi qui a servizio dell’obiettivo della piena inclusione scolastica ed educativa. Il progetto ragiona sempre in termine di rete: far convergere diversi soggetti intorno ad obiettivi comuni in modo che le azioni di ognuno possano rappresentare contributi differenti per costruire un progetto “della comunità”. Le reti esistenti e consoli-date vengono messe a servizio dell’obiettivo
“inclusione” allo scopo di rafforzare strategie educative condivise. Per far crescere questa rete educante, il progetto favorirà:
a) processi di conoscenza tra i diversi soggetti e delle iniziative/idee di ognuno
b) analisi comuni dei fenomeni che si intende affrontare c) condivisione di strategie e obiettivi concordati e perseguiti
d) costruzione di progettualità coordinate in un disegno condiviso
I coordinamenti locali, diventando presidi permanenti sul territorio, saranno chiamati a dare messaggi forti agli Enti locali e alla collettività, promuovendo un’azione
di promozione del cambiamento e attivazione della partecipazione sociale; inoltre saranno chiamati a valorizzare le diversità e le specificità dei diversi soggetti territoriali coinvolti, in modo da far emergere la ricchezza sociale e associativa di un territorio.
Ovviamente partendo dalle “agenzie educative” già esistenti e presenti – genitori in primis- del territorio.
I proponenti condividono la proposta del bando di considerare la centralità della scuola come elemento fondamentale dei processi che si intende rafforzare. La scuola infatti è considerata da tutti un “bene comune” da difendere e salvaguardare, e rappresenta realmente un presidio educativo capillare e universalistico. Il progetto pertanto sostiene l’impegno di apertura della scuola al territorio e valorizza l’idea di sussidiarietà circolare delle realtà civiche che si propongono di collaborare con le istituzioni, pur nella diversità di ruoli e funzioni, nel comune impegno per il rispetto dei doveri costituzionali. Il progetto prevede che le diverse azioni vengano promosse dalle scuole, riconoscendo loro un ruolo centrale nello scegliere obiettivi specifici e definire i programmi operativi. Infine, come specificato, nella comunità educante si considera punto fondamentale il sostegno delle competenze genitoriali, pertanto i percorsi dedicati ai genitori verranno promossi coinvolgendo le associazioni familiari presenti nei territori, anche se non partner.

Elementi innovativi
Questi sono gli elementi centrali che si propongono come innovativi:
1. Il lavoro sulle competenze digitali.
– partecipazione, condivisione, espressione positiva di sè
– coesione sociale e socializzazione, attraverso il lavoro di condivisione che creano e soprattutto attraverso il racconto del territorio che verrà sviluppato
– sviluppo di cittadinanza dei giovani e partecipazione civica
– occasione di confronto e formazione per gli adulti (educatori/insegnanti/genitori) perché il digitale diventi un ambito di collaborazione e alleanza tra adulti e ragazzi.
Queste sono considerate un elemento di aggancio forte con la popolazione giovanile, e soprattutto nel progetto diventano strumento di:
2. Il protagonismo dei ragazzi. Le attività verranno sviluppate con loro, coinvolgendoli fin dalla fase della progettazione come attori che partecipano alla vita della scuola e della loro comunità locale, che si aiutano tra loro, esprimono e rafforzano le proprie competenze trasversali e di cittadinanza. Questo esige flessibilità perché l’ascolto sia reale e il progetto sia governato davvero con i ragazzi. A livello metodologico le attività verranno impostate nell’ottica della ricerca/azione coinvolgendo tutti i soggetti in ogni fase
3. La metodologia di governance partecipata, che rafforza il rapporto scuola-territorio. Lavorare per l’istituzione di coordinamenti permanenti locali e di uno regionale significa mettere la logica di progettazione di rete e di comunità al centro dell’azione di programmazione di lungo periodo sia didattica che politica. Ricordiamo che i territori coinvolti presentano una popolazione scolastica con problematiche rilevanti (Maniago e San Daniele per l’aspetto dipendenze, Gemona e Maniago con studenti da area montana depressa, Monfalcone per il tema molto attuale dell’integrazione degli studenti stranieri). Pertanto il collegamento tra il mondo della scuola, le proposte dell’ente Locale e delle altre istituzioni che si occupano di benessere dei ragazzi (Sanità e servizi sociali) e delle associa-zioni del territorio, diventa un elemento molto significativo.
4. La contaminazione pubblico/privato, come elemento distintivo e di base del progetto. Si intende cioè avviare un dialogo costante, dagli esiti non affatto scontati, tra soggetti pubblici titolari di ruoli e competenze formali (Enti Locali, Scuole, Aziende Sanitarie) e soggetti privati portatori di interessi specifici (associazioni, genitori, studenti) e di strutturare tale dialogo in modo permanente; attraverso i coordinamenti locali nel corso dei tre anni di progetto, e in prospettiva anche in seguito, formalizzando tale modello in un accordo formalizzato un Patto di Comunità Educante sottoscritto dai vari soggetti, con impegni reciproci e temi prioritari comuni su cui progettare insieme.

Impatto sociale del progetto
L’impatto sociale, sia diretto che indiretto, è previsto parallelamente su diversi livelli interdipendenti:
1. giovani: rafforzamento della loro inclusione e autostima, delle loro competenze relazionali e digitali; riconoscimento e sostegno attivo del loro valore, protagonismo e responsabilità nella comunità, reale e virtuale. Impatto sia diretto, per chi parteciperà alle attività, che indiretto verso i coetanei attraverso il peer to peer e l’esempio di partecipazione attiva dei primi.
2. adulti: impatto diretto sulle competenze educative di insegnanti, genitori ed educatori coinvolti nelle attività formative e nei gruppi di lavoro territoriali. Indiretto attraverso la diffusione territoriale e regionale dei risultati concreti delle attività svolte.
3. comunità locali: rafforzamento e ampliamento delle reti educative già esistenti attraverso la sperimentazione di percorsi di sinergia tra i genitori, le scuole e gli altri componenti della comunità educante. Diffusione e valorizzazione nei contesti locali delle buone pratiche raccolte a livello regionale. Valorizzazione del ruolo della scuola come spazio di incontro, dialogo e sperimentazione educativa che coinvolge tutta la comunità.
4. territorio regionale: rafforzamento delle sinergie educative e delle politiche di rete; valorizzazione e diffusione delle buone pratiche e delle sperimentazioni svolte; supporto concreto alle politiche educative e sociali attraverso la diffusione del “piano per la cittadinanza dei giovani e l’inclusione” sintesi partecipata del lavoro svolto con i giovani e a livello di comunità nel corso del progetto. 5) livello nazionale: infine si considera che il lavoro di sintesi finale possa essere utile come buona pratica replicabile e/o confrontabile in altri contesti regionali sia attraverso i canali già attivati dei partner del progetto con realtà nazionali (in primis il MIUR) che attraverso il confronto diretto con le altre regioni in cui i partner stessi sono attualmente attivi.

Impatto del progetto sulle politiche pubbliche
Il progetto sperimenta e introduce a livello dei singoli territori un metodo di lavoro e di programmazione delle attività realmente condivisa tra Pubblico (enti locali, scuole,
aziende sanitarie) e Privato (associazioni del territorio, genitori e studenti). Questo metodo di lavoro è l’esito atteso, nei tre anni di progetto, dell’attivazione del “coordinamento per il protagonismo, la cittadinanza digitale e l’inclusione” e del “coordinamento regionale di rete”, che sono le due principali azioni di sistema del progetto. Oltre agli Enti locali (Assessori e Sindaci) coinvolti a livello locale, in particolare il Garante dei diritti dei minori favorirà per tutta la durata dello stesso un costante scambio coi programmi degli Assessorati regionali. I partner porteranno le attività sviluppate all’interno del Comitato regionale del Volontariato e nel Forum del Terzo Settore, perché diventino stimolo ad altre realtà territoriali. Dunque il principale impatto sulle politiche pubbliche è quello culturale, di attivazione di un metodo dove le decisioni assunte dal livello politico siano frutto di un reale ascolto del territorio e di una programmazione comune, e dove siano protagonisti i soggetti portatori di interesse (scuole, associazioni, genitori, studenti). L’ascolto del punto di vista dei ragazzi sarà fondamentale per favorire in loro la presa di coscienza di contare ed avere un ruolo – elemento di base per promuovere il loro impegno e protagonismo. Nel contesto odierno i giovani sentono di non contare assolutamente nulla a livello decisionale, quindi si disinteressano a quello che dice e fa la politica e il mondo adulto in genere; il rovesciamento di questa logica sarebbe un esito importante sulle politiche pubbliche. Il punto di arrivo previsto (formalizzazione a livello locale di un Patto educativo di comunità) sarà la concreta sintesi dei coordinamenti locali e potrà influenzare sia la programmazione dei Piani di Zona che il Piano delle Unioni Territoriali Intercomunali.

Competenze digitali e giovani protagonisti per una scuola per tutti