“Abecedario dei gesti del futuro” Il racconto di un progetto profetico a Mantova

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L’ultimo progetto che ha animato le due scuole dell’infanzia Berni e Pacchioni di Mantova, terminato nel dicembre del 2019, a rileggerlo adesso, a distanza di 12 mesi, ha del profetico: si intitolava Abecedario dei gesti del futuro. Sembra quasi volesse preannunciare l’avvento di una nuova Era, in cui sarebbe stato necessario porre al centro l’immaginazione per reinventare, tutti insieme, nuovi modi di comunicare e starsi vicino, perché l’impensabile sarebbe di lì a poco piombato su di noi. E infatti, poche settimane dopo, gesti familiari e necessari, si sarebbero trasformati in gesti banditi, da evitare. Tutto quello che fino a poco tempo prima stava alla base della relazione, soprattutto con bambini tra i 3 ai 6 anni, carezze, prese per mano, abbracci o anche il solo parlare al bambino/a ponendosi alla stessa altezza, veniva interrotto e rimandato a un futuro che sembrava posticipato all’infinito. Ecco, tutto questo tra l’ottobre e il dicembre dello scorso anno era ancora molto lontano e, insieme ai Landscape Choreography, collettivo costituito da Maddalena Fragnito e Emanuele Braga, e ai bambini delle scuole di Mantova ci si accingeva ad aprire dei varchi temporali in cui ci incontravamo con gli uomini e le donne venuti dal futuro che ci chiedevano di aiutarli a tornare a casa. Per farlo, bisognava usare il “Muscolo dell’Immaginazione”, che però andava allenato, e il miglior allenamento era la creazione di un potentissimo linguaggio fatti di gesti nuovi e parole nuove capaci di riscrivere il futuro stesso. Per 3 mesi, ogni due settimane, questi strani uomini tornavano ad insegnarci un vocabolario fatto di gesti, che si sarebbe trasformato poi un grande gioco del memory con cui stabilire nuovi contatti al di là delle tante lingue parlate in queste scuole, in cui circa l’80% degli iscritti è di origine straniera. I gesti non sono stati inventati durante i laboratori a Mantova perché i bambini erano troppo piccoli, ma provenivano da un progetto precedente realizzato con tre classi della scuola elementare Lombardo Radice di via Paravia a Milano. Anche in questo caso la scuola era ad alta densità di alunni con cittadinanza non italiana, rappresentanti del grande cambiamento demografico del paese. Sia le bambine e i bambini delle scuole di Mantova sia quelli di Milano sono la rappresentazione dei cittadini e delle cittadine del futuro, e ci danno la possibilità di esplorare forme di relazioni sociali in divenire per aiutarci a comprendere realtà sempre più complesse che di tutto hanno bisogno tranne che di retorica e banalizzazione. Emanuele e Maddalena hanno modificato il progetto facendo in modo che le parole e la voce venissero sostituite da elementi sonori, oggetti parlanti, macchine teatrali che, grazie a bolle di sapone, fulmini e saette, permettevano al corpo con le sue membra di assurgere a elemento fondante di questo dialogo tra questi strani uomini e donne provenienti dal futuro e bambini del presente. Nel corso delle settimane, i bambini sono stati fotografati mentre comunicavano tra loro grazie a questi nuovi gesti, dando vita, a loro volta, a nuovi movimenti per salutarsi, per chiedere scusa o per ridere insieme. Le fotografie successivamente sono state rielaborate graficamente dagli artisti e, infine, una volta completata la post-produzione è stato realizzato il gioco vero e proprio, tessere 50×50 stampate su materiale plastico, con cui hanno finalmente giocato, prima a scuola e poi nella magnifica Sala dei Cavalli di Palazzo Te, insieme alle loro famiglie e ai loro insegnanti. Per due giornate le sale di questo palazzo gonzaghesco si sono riempite delle voci di circa 180 bambini, insieme ai loro genitori e insegnanti, che guardavano a naso in su gli affreschi di Giulio Romano mentre giocavano a riconoscersi nelle foto del gioco da loro co-creato.

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