34,7: la percentuale di separazioni che nascondono violenze contro donne e minori

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34,7 è la percentuale dei procedimenti di separazione giudiziale con figli minori iscritti al ruolo nel trimestre marzo-maggio 2017 che presenta allegazioni su violenza: denunce, atti di procedimenti presso il tribunale penale o il tribunale per i minorenni, referti medici, relazioni dei servizi sociali e dei centri antiviolenza.

Il dato è stato calcolato nell’ambito dell’indagine su La vittimizzazione secondaria delle donne che subiscono violenza e dei loro figli nei procedimenti che disciplinano l’affidamento e la responsabilità genitoriale che documenta come la violenza domestica e quella di cui i minori sono vittime e testimoni siano drammaticamente sottovalutate nei procedimenti di separazione e affido dei minori.

Eppure, scrive la Commissione, “anche in presenza di allegazioni di violenza e di notizie relative all’esistenza di procedimenti penali pendenti o definiti, nel 95,9 per cento dei casi i magistrati non hanno ritenuto di acquisire d’ufficio i relativi atti, e che, analogamente, nel 96 cento dei casi non hanno ritenuto di acquisire d’ufficio atti dei procedimenti minorili pendenti o definiti”.

Addirittura, “analizzando i soli casi in cui nell’udienza presidenziale vi era presenza o notizia di atti del penale, pari al il 41,7 per cento dei casi, nel 90,2 per cento di essi tali atti non sono stati acquisiti d’ufficio”.

In poche parole la violenza, anche quando documentata, non viene presa in considerazione, e le sorti dei minori che sono cresciuti in contesti familiari caratterizzati da violenze e abusi vengono decise dei magistrati civili e per i minorenni senza tenere in alcun conto tali violenze, spesso esponendo bambini e bambine, ragazzi e ragazze, a ulteriori traumi.

L’indagine, presentata al Senato lo scorso 13 maggio, è il risultato di un lavoro durato quasi due anni ed è la prima di questo tipo realizzata in Italia.

L’indagine ha avuto la finalità di valutare l’incidenza dei procedimenti in cui sono presenti episodi di violenza o di disfunzionalità genitoriali sul numero complessivo dei procedimenti iscritti, l’accertamento di queste condotte nei giudizi e gli effetti sul regime di affidamento, sul collocamento e sulle modalità di frequentazione genitori-figli.

Emerge dall’indagine con forza la vittimizzazione secondaria nei casi di separazione con affidamento di minorenni, che si realizza quando le stesse autorità chiamate a reprimere il fenomeno della violenza, non riconoscendolo o sottovalutandolo, non adottano nei confronti delle vittime le necessarie tutele per proteggerle da possibili condizionamenti e reiterazione della violenza, al contrario finendo per esporvele.

La Commissione ha esaminato sia i procedimenti di separazione giudiziale di coppie con figli pendenti nei Tribunali civili, che i procedimenti sulla responsabilità genitoriale presso i Tribunali per i minorenni. In entrambi i casi ha ritenuto indispensabile verificare con rigorosità statistica l’effettiva incidenza del fenomeno su scala nazionale. L’inchiesta, che è stata svolta nel 2020 e 2021, ha quindi realizzato due rilevazioni campionarie. 

  • Tribunali civili

Dei 2089 procedimenti di separazione giudiziale con figli minori iscritti al ruolo nel trimestre marzo-maggio 2017, il 34,7 per cento (pari a 724) presenta “allegazioni di violenza”, ovvero denunce, certificati o altri atti e annotazioni, da sottoporre a verifica nel corso dell’iter giudiziario, relativi a violenza fisica, psicologica o economica da parte di uno o di entrambi i genitori ai danni dell’altro genitore o della prole.

Di questi, il 16,7 per cento riporta tracce sia di violenza sia di disfunzionalità genitoriali, cioè di comportamenti negativi di un genitore nei confronti dei figli, riferiti dall’altro coniuge e sempre da verificare nel corso del processo, che comportano il rifiuto del minore di vedere il genitore violento.

Nell’86,9 per cento dei casi si tratta di violenze lamentate dalle mogli, solo nel 5,9 per cento dei casi dal marito e nel 7,1 per cento dei casi da entrambi i coniugi.

Nel 18,7 per cento dei casi, la violenza riguarda anche direttamente i figli e in gran parte viene agita dai padri (13,6 per cento contro il 4,5 per cento delle madri).

Nel 69,2% dei casi i minori non sono stati ascoltati dai giudici. Per il rimanente 30,8 per cento dei casi in cui i minori sono ascoltati, l’ascolto è stato delegato nell’85,4 per cento dei casi al tecnico nominato e ai servizi sociali. Solo nel 4,5% dei casi i minori sono stati ascoltati in presenza del giudice con l’intervento di un ausiliario.

 

  • Tribunali per i minorenni

 L’analisi della Commissione ha rilevato che nel 34,1% dei casi nei procedimenti sulla responsabilità genitoriale pendenti nei Tribunali per i minorenni sono presenti allegazioni di violenza e/o di disfunzionalità genitoriale che portano al rifiuto del figlio di vedere il genitore violento.

Di questi, nell’86,3 per cento dei casi si tratta di allegazioni di violenza, ovvero affermazioni di una delle parti, da sottoporre a verifica nel corso o all’esito del procedimento, relative a comportamenti violenti di uno o di entrambi genitori nei confronti dell’altro genitore o della prole. Nel 3 per cento dei casi riguardano disfunzionalità genitoriali, ovvero comportamenti solo potenzialmente pregiudizievoli per i figli, mentre nel 10,7 per cento dei casi riguardano sia allegazioni di violenza che disfunzionalità genitoriali.

Nel 16,9 per cento dei fascicoli in cui si è riscontrata la presenza di violenza domestica sono presenti anche misure cautelari, nel 91,3 per cento dei casi a carico del padre. Nel 6,7 per cento dei casi sono presenti sentenze penali di condanna, nell’84,7 per cento dei casi a carico del padre.

Nel 28,8 per cento dei procedimenti pendenti davanti ai Tribunali per i minorenni, la violenza riguarda direttamente il minore e viene esercitata nell’85,1 per cento dei casi dal padre, nell’8,6 per cento dei casi dalla madre e nel rimanente 6,3 per cento dei casi da entrambi i genitori.

Nel 9,4 per cento dei casi con allegazioni di violenza e/o disfunzionalità genitoriale, viene segnalato negli atti introduttivi il rifiuto del minore di vedere un genitore, che nel 70,3 per cento dei casi è il padre.

Anche di fronte ai Tribunali dei minorenni, l’ascolto dei bambini e dei ragazzi avviene solo nel 33,4 per cento dei casi.

 

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