Pomeriggio con i papà

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Il resoconto di un tipico pomeriggio durante un incontro del “Gruppo di parola per papà detenuti” *

“Da radici amare crescono frutti meravigliosi” (Cit di M. papà detenuto del blocco B)

La strada per arrivare ai padiglioni è lunga, percorriamo tutto “Corso Francia”, un lunghissimo corridoio alternato da cancelli che vengono aperti da un assistente della polizia penitenziaria, abbiamo le nostre borse trasparenti piene di fogli bianchi, colorati, penne e pennarelli. Con tante aspettative e un po’ di paura, pronte ad affrontare questo nuovo percorso.

 

L’albero di B.

 

Finalmente arriviamo alla rotonda e ci troviamo davanti 3 cancelli: uno arancione con una grande lettera C, uno blu con una grande lettera B e uno verde con una grande lettera A. Attraversiamo il cancello blu e ci troviamo in un altro corridoio “radiologia” “dentista” “biblioteca” “segreteria” queste sono alcune delle targhe che leggiamo prima di arrivare a destinazione. La nostra meta si chiama “aula di Corso Giulio”. Ci facciamo registrare dall’assistente che si trova al piano terra e poi andiamo in aula ad aspettare i “nostri” papà.

Abbiamo messo i banchi a ferro di cavallo, la cattedra chiude il ferro di cavallo e noi ci mettiamo qua, in attesa.

In carcere il tempo scorre in modo diverso, a volte è velocissimo a volte è lentissimo, si vive in attesa. Si aspetta l’assistente che viene ad aprire le celle, si aspetta di andare all’aria, si aspettano risposte dal magistrato, si aspetta di parlare con l’educatore, si aspetta per andare a fare il colloquio con uno dei familiari, si aspetta di andare al “gruppo per i papà”.

“Ciao prof, tutto bene?” “Quando facciamo la festa per i nonni?” “G. l’altro giorno mi ha portato un disegno, gliel’avete fatto fare voi?” queste sono alcune delle voci che ci fanno compagnia mentre aspettiamo. In questi minuti, non sembra di essere in carcere. Si sospende il giudizio, come siamo abituate a fare in questo lavoro, anche se a volte è difficile. Davanti a noi ci sono solo persone, non rapinatori, spacciatori, ladri o truffatori, ma persone.

 

L’albero realizzato da M.

 

 

Arrivano i primi papà. Stretta di mano e si vanno a sedere. Ci salutano, “Ciao Leti, ciao Chiara, cosa facciamo oggi?”, aspettiamo i ritardatari e poi siamo pronte ad iniziare. Oggi si disegna. Diamo ad ognuno un foglio bianco, ciascuno sceglie un colore, quelli avanzati li lasciamo a disposizione e chiediamo loro di disegnarsi come se fossero alberi. Non diamo indicazioni, non vogliamo influenzarli.

R. è impacciato, guarda quel foglio bianco e non sa cosa farsene, l’ultima volta che ha disegnato risale a tanti anni fa. B. non vede l’ora di iniziare, ama disegnare, gli ricorda il tempo passato con sua figlia che ora va all’artistico e da grande vorrebbe fare la tatuatrice. A. ha fretta di finire “non sono molto bravo, non fateci caso”. M. è meticoloso, prima disegna il tronco, poi con un altro colore aggiunge i dettagli, delle gemme. A. disegna, e gli occhi gli diventano lucidi “questo albero di olive, mi ricorda quando in Albania andavamo a raccoglierle, io e mio padre. È da 8 anni che non lo vedo”.

Ci sono alberi con i rami spogli; alberi con nomi scritti sui rami, nomi importanti; alberi con le gemme e alberi con alcune timide foglie pronte a crescere.

 

A. ha disegnato un ulivo

 

B. “In questo momento sono un albero spoglio, mi manca la mia famiglia, ma quando uscirò ci sarà di nuovo la primavera”.

M. “Il detto la mela non cade mai lontano dall’albero è una cavolata. Mio figlio mi ripete sempre di stare tranquillo e che non diventerà mai un delinquente. Io gli credo”

Il * “Gruppo di parola” è un incontro di gruppo periodico con i genitori detenuti all’interno del carcere. Durante l’incontro i detenuti affrontano il tema della paternità o della maternità confrontandosi e condividendo esperienze, emozioni e momenti critici con chi si trova nella stessa situazione (art. 5 della Carta).

 

Il “Gruppo di parola” è inoltre luogo di informazione e formazione: sulle questioni importanti e delicate riguardanti la paternità e la maternità in carcere. Il “Gruppo di parola” prevede anche momenti più strutturati con l’apporto di consulenti specialisti.

 

A cura di Letizia Forlani della Cooperativa Il Margine Onlus, partner del progetto “Il carcere alla prova dei bambini e delle loro famiglie - APPLICAZIONE DELLA “CARTA DEI DIRITTI DEI FIGLI DI GENITORI DETENUTI”di cui Bambinisenzasbarre è capofila. Il progetto è stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

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