La lotta alla povertà educativa deve coinvolgere tutta la comunità

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“Dare di più a chi ha avuto di meno”, il progetto triennale di Salesiani per il Sociale APS che coinvolge 57 partner tra enti non profit, enti locali e scuole, 14 sedi di attuazione di cui 11 al sud, più di 80 operatori impegnati, 3mila minori come destinatari, è stato selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

Il progetto è arrivato al giro di boa: dopo un anno e mezzo, in tutte le sedi locali si stanno organizzando eventi e seminari per presentare il progetto locale, le attività svolte e le prospettive per il periodo conclusivo.

Il primo evento di questi eventi pubblici si è svolto a Trapani, con la presenza di scuole, docenti, dirigenti scolastici. Ha partecipato anche il sindaco di Trapani, i servizi sociali della città e don Giovanni D’Andrea, ispettore dei Salesiani in Sicilia. A coordinare l’incontro l’équipe locale con il responsabile nazionale del progetto, Andrea Sebastiani. Dopo Trapani, sono previsti eventi in tutte le sedi.

In questo progetto, oltre a quello dei minori, è stato importante il coinvolgimento degli adulti (docenti e genitori, per un totale di 574 docenti e di 1.021 genitori raggiunti con le attività nel primo anno) come figure da qualificare e potenziare nel loro ruolo educativo. “Non si tratta tanto e solo di fornire conoscenze e competenze nuove o in più, ma di valorizzare e riscoprire le competenze che già possiedono – spiega il responsabile nazionale, Andrea Sebastiani -. In particolare le azioni del progetto che hanno questa tensione sono il counseling pedagogico rivolto ai consigli di classe e la formazione dei docenti e dei genitori. Cogliamo l’occasione per ringraziare le scuole per essersi aperte alla collaborazione con soggetti esterni e, nel contempo, evidenziamo l’opportunità di offrire ai docenti uno sguardo diverso sui ragazzi, oltre la didattica, nell’ottica di innalzare il livello pedagogico dei diversi servizi”.

Un altro livello del progetto, fondamentale per la riuscita, è stato il lavoro di rete con le diverse agenzie educative del territorio: “In ogni sede sono stati sviluppati percorsi per scrivere dei Contratti educativi locali – CEL –, che in queste settimane si stanno sottoscrivendo nelle diverse realtà, per procedere poi alla loro attuazione. I CEL definiscono, attraverso un processo partecipato, le sfide educative che il territorio individua in rapporto all’età preadolescenziale e adolescenziale e alcuni obiettivi educativi che ogni specifico territorio può assumere, valorizzando e mettendo in rete quello che gli enti già fanno, aggiunge Andrea Sebastiani, che conclude: “L’educazione non è mai un fatto privato o autoreferenziale, ma una questione di comunità, così come la lotta alla povertà educativa, che deve coinvolgere tutti gli attori della comunità per diventare ‘comunità educante’”.

Il terzo livello di intervento del progetto riguarda direttamente gli adolescenti (per un totale di 1.462 raggiunti con le attività nel primo anno). “Nelle sedi operative sono stati attivati percorsi formativi nelle scuole superiori che hanno come prospettiva lavorare sull’autostima, sulla motivazione e di aggregazione tramite sport, attività creative e artistiche e digitali e di supporto allo studio. Queste ultime hanno permesso a molti adolescenti con serie difficoltà scolastiche di essere accompagnati nella costruzione di un metodo di studio, nel miglioramento degli apprendimenti e nel rafforzamento delle motivazioni e dell’autostima”, aggiunge Roberto Maurizio, responsabile scientifico del progetto. Dal secondo anno, sono state aggiunte anche attività di mentoring individuale, per garantire ad alcuni adolescenti più in difficoltà un supporto personale.

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