Dare di più a chi ha avuto di meno, l’integrazione a casa nostra

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Anche se il termine integrazione è in generale attribuito alla persona migrata in un luogo diverso che sente il bisogno di prendere parte ad una nuova società e di sentirsi accettato, essa non è solo di colui che migra, ma anche di coloro che vivono in una stessa città. Di fatto non tutti i cittadini di una comunità si sentono parte integrante di essa, anzi spesso in loro subentra un forte risentimento di emarginazione e ghettizzazione. Allo scopo di sostenere l’istruzione e la promozione umana e sociale, la città di Torre Annunziata ha vari propositi che aiutano queste persone.

Una delle realtà impegnate sul territorio in attività sociali sono i Salesiani; qui i ragazzi della scuola media “Giacomo Leopardi” fanno parte del progetto “Dare di più a chi ha avuto di meno-Salesiani per il sociale” avviato nel settembre del 2018 a Torre Annunziata, ma che è previsto in altre 15 sedi in Italia. Educatori selezionati assistono dal punto di vista scolastico i ragazzi che decidono di ricevere aiuto. In più, oltre ad essere aiutati nello svolgere i compiti, ai ragazzi sono concessi anche momenti di svago e di divertimento grazie all’organizzazione di giornate dedicate ai giochi, strumenti alternativi per l’integrazione.

Anna e Lucia, due dei tre educatori del progetto, riportano la loro testimonianza. Lucia rivela di aver sempre lavorato con passione, le piace stare a contatto con i giovani, nonostante i momenti difficili. Infatti non è da sottovalutare la situazione a cui ogni ragazzo appartiene, tanto che molti vedono in loro un punto di riferimento a cui chiedere consiglio, anche nelle cose più banali non sapendo a chi domandare a casa. Tutto questo è la conseguenza di un mancato riscontro diretto con la famiglia, che spesso e volentieri non è presente nella vita dei figli che cercano in altri il loro porto sicuro, le loro certezze. Anna racconta: “A volte sembrano più grandi della loro età a causa del loro passato e per ciò che hanno vissuto. Poi però li guardiamo con attenzione e nei loro occhi capiamo che quelli sono solo ragazzini”. Questi ragazzi cresciuti troppo in fretta con qualche battuta di troppo e con un atteggiamento spavaldo tendono a mascherare le loro mancanze, causate anche dall’emancipazione sociale. Inoltre il progetto dà supporto anche alle stesse famiglie dei ragazzi partecipi, le quali insieme agli educatori, si riuniscono periodicamente per discutere di tematiche ricorrenti (esempio: il bullismo, il razzismo, la sessualità, ecc.) che possono aiutare ad avvicinare i genitori ai figli. Benché i familiari non siano tutti, comunque i pochi superstiti sono molto interessati, vogliosi di uscire dalla loro situazione per migliorare la loro vita e quella dei propri figli.

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