La Comunità educante: un rito collettivo più forte della paura

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E’ nato come un esperimento quasi estemporaneo e in meno di un mese è diventato un modello efficace e replicabile.
L’esperimento doveva avere luogo in Puglia, sul Gargano, e coinvolgere 12 abitanti maggiorenni dei tre Comuni interessati dal Progetto Crescincultura – Manfredonia, Monte Sant’Angelo e San Marco in Lamis -, poi la vita ha preso il sopravvento e nel giro di una notte i partecipanti sono diventati 48 (tra cui tre sedicenni a cui non siamo stati in grado di dire di no) provenienti da tutta Italia, con ponti con la Svizzera e l’Inghilterra.

E’ cominciato tutto nei primi giorni di aprile, quando la nostra compagnia teatrale, Bottega degli Apocrifi – tra i partner del progetto Crescincultura, sostenuto dall’impresa sociale Con i bambini nell’ambito del fondo per il contrasto alla povertà educativa – ha provato a immaginare nuovi mo(n)di possibili.

Da inizio marzo tutte le attività della compagnia – produzione e distribuzione di spettacoli, formazione, programmazione culturale –  sono state interrotte, e, tra queste, anche i laboratori proposti all’interno del progetto Crescincultura.  Quanto avremmo dovuto aspettare perché accanto all’emergenza sanitaria si manifestassero con prepotenza quella sociale, educativa e psicologica?
E’ nato da questa domanda il bisogno  – prontamente accolto dall’impresa Con i bambini – di ridisegnare alcune azioni che somigliassero di più alla situazione che stavamo (e stiamo ancora) vivendo.

Il laboratorio teatrale e musicale per bambini è diventato allora un percorso di creazione tattile e sonora per le famiglie da remoto; lo sportello d’ascolto – nato per permettere ai genitori dei bambini coinvolti nel progetto di confrontarsi su questioni educative – ha scelto di rispondere a tutti gli adulti che hanno bisogno di dire (o ascoltare) una parola in un momento in cui siamo tutti ugualmente impreparati.

Accanto a queste azioni è nata poi l’idea di un’attività nuova, dedicata all’intera comunità educante: un laboratorio da remoto di scrittura ironica, in piena emergenza covid, per provare a fare pace con le nostre paure e piantare i primi paletti del mondo che ci toccherà ricostruire insieme a emergenza passata.
Non sapevamo se in un momento come questo qualcuno avrebbe avuto voglia di mettersi in gioco provando a sorridere, ma ci sembrava un servizio che con le nostre competenze – abbiamo una drammaturga interna alla compagnia –  sarebbe stato utile offrire.

Un post dedicato su facebook pubblicato la sera del 6 aprile alle 21.00, ha fatto sì che la mattina dopo ci svegliassimo con 48 richieste di partecipazione.

Sono nati 6 gruppi di lavoro, che in questo mese sono diventati quasi 6 famiglie, insomma, sì, andrebbero considerati tra i “congiunti” del nuovo Decreto Ministeriale!
A ognuno dei partecipanti è stato chiesto di rispondere in forma scritta alla domanda “qual è la cosa che più ti fa paura in questo momento?”. Sui loro testi abbiamo poi lavorato collettivamente nei gruppi allenando una visione ironica e cavando fuori dalle lacrime il sorriso, che poi è quello che quotidianamente ci succede nella vita.

A ogni gruppo sono stati dedicati 5 incontri con la nostra drammaturga Stefania Marrone, l’ultimo dei quali ha visto la restituzione “pubblica” dei testi: nel senso che ogni partecipante ha invitato a unirsi al nostro “Zoom di rito” una o due persone care che hanno ascoltato la lettura di tutti i testi.

Se fossimo stati in teatro avremmo detto che “abbiamo allargato il cerchio”, stavolta invece ci è toccato allargare il rettangolo dello schermo, coinvolgendo in totale circa 120 persone.

Non è il teatro – è importante per noi ricordarlo e ricordarcelo – ma del teatro ha conservato la stessa magia di emozionarsi insieme e riconoscersi, per questo, Comunità.
Da questa folle esperienza sono nati 48 testi ironici assai diversi tra loro, che raccontano l’umana paura.

La paura che le cose non tornino più com’era prima. E la paura che torni tutto esattamente com’era.

La paura che scompaiano gli abbracci e che si possa sopravvivere senza vivere.

La paura di non essere una buona madre. E la paura di non essere un padre all’altezza del compito.

La paura di amare. E la paura di restare in perenne attesa dell’amore.

La paura dei colpi di sonno e la paura dei colpi di testa.

La paura di non saper affrontare la paura.

La paura di potersi abituare a un mondo che non ci somiglia.

La paura della povertà.

La paura del (salto nel) buio.

La paura di non trovare le risposte e il coraggio di smettere di cercarle.

I testi saranno raccolti e distribuiti a tutti i partecipanti, che, visto l’elevato numero, non hanno potuto incontrarsi tutti tra loro. L’immagine che pubblichiamo è quella che più di tutte si avvicina al cerchio magico che, grazie a ognuno di loro, è stato possibile creare.

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