7 febbraio. Giornata nazionale contro bullismo e cyberbullismo

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Da tre anni si celebra, ogni 7 febbraio, la Giornata Nazionale contro bullismo e cyberbullismo. L’immagine che rappresenta questa giornata raffigura un nodo blu. Il nodo blu contro il bullismo simboleggia tutte le scuole d’Italia schierate contro questi fenomeni ai danni di ragazzi magari deboli, insicuri o presi in giro ingiustamente. Inoltre il nodo, nei modi di dire e nei proverbi popolari, si fa quando non si vuole dimenticare qualcosa e, in questo caso, sono proprio il bullismo e il cyberbullismo e le loro conseguenze sulla vita delle vittime a non dover essere dimenticati in alcun momento.

Quando si parla di bullismo, uno degli aspetti più importanti da considerare dovrebbe essere quello della prevenzione del fenomeno. Ovvero, la possibilità di intervenire su un gruppo prima che le dinamiche proprie del bullismo si manifestino. È importante rivolgersi a tutto l’insieme del target prima che si stabilizzino dei fattori di rischio, ed educare alla prosocialità attraverso il rispetto dell’altro e la condivisione.

Generalmente, gli interventi della scuola sui ragazzi identificati come “bulli” sono sempre in chiave punitiva, ma sarebbe opportuno intervenire con modalità positiva, relazionale, inclusiva. Per farlo occorre capire da dove ha origine il comportamento del bullo.

Il bullismo non è un fenomeno individuale: dipende anche dal clima della classe, della scuola, dai valori di cui il ragazzino è portatore. Ci sono alcuni comportamenti riconoscibili, del tutto trasversali alle classi sociali di appartenenza, e quindi universali:

  • bisogno di prevaricare l’altro;
  • comportamenti strumentali per avere benefici concreti;
  • aggressività proattiva intenzionale (in altre parole, non ci si difende da un attacco, ma si offende l’altro intenzionalmente);
  • atteggiamento positivo nei confronti della violenza (che può derivare dal quartiere o anche dalla famiglia, non necessariamente in senso fisico, ma anche psicologico).

Il bullismo può trovare terreno fertile anche in presenza di docenti poco attenti o, al contrario, di una scuola particolarmente repressiva. È manifestazione di un disagio che spesso non viene compreso.

 

 

Di fronte a situazioni del genere, lavorare in classe è estremamente importante, soprattutto perché consente di smontare non solo i comportamenti, ma anche il contesto in cui il bullismo si viene a creare. Il bullo crea proseliti verso osservatori indifferenti o sostenitori attivi. Per questo è importante intervenire sul gruppo: Il bullo ha scarsa empatia e considerazione del vissuto delle altre persone e sarebbe opportuno lavorare su competenze empatiche, capacità di mettersi nei panni dell’altro e, più in generale, sulle life skills. È impossibile comprendere il bullismo e il cyberbullismo se non consideriamo la loro evoluzione temporale e la loro manifestazione nel contesto relazionale. Per questo, un intervento antibullismo deve lavorare sulla riduzione degli atti aggressivi, ma anche sulla modificazione di identità, ruoli e relazioni di tutti gli “attori” coinvolti (bullo, vittima, complici e spettatori) e sul loro contesto, con un’azione condivisa e sinergica tra le varie agenzie educative. L’individuazione tempestiva e l’intervento precoce sono essenziali per evitare un irrigidimento del contesto e situazioni con esiti anche drammatici. È perciò molto importante disporre di alcuni indicatori dell’evoluzione della situazione, che dovrebbero essere condivisi tra tutti gli adulti di riferimento. Infatti, la rilevazione di alcuni segnali di rischio da parte di più adulti e in momenti differenti fornisce una fotografia molto più attendibile ed ha la finalità di indirizzare immediatamente verso la progettazione di approcci mirati: chiaramente, più l’intervento è precoce, più sarà facile evitare l’evoluzione di singoli atti aggressivi in una condotta e in una rete di relazioni cristallizzate.

Uno dei punti cardine per rendere davvero efficace il lavoro con i ragazzi passa naturalmente dal coinvolgimento delle famiglie: in alcuni casi purtroppo è l’anello mancante. Molto dipende anche dalla formazione specifica degli insegnanti: nella scuola secondaria rispetto alla primaria i docenti non hanno una formazione di tipo pedagogico e relazionale e questo accade in una fascia d’età particolarmente critica per i ragazzi.

Ancor prima della tanto attesa Legge Nazionale su Bullismo e Cyberbullismo, 29 maggio 2017, n. 71 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyber bullismo”, la Regione Campania ha emanato una propria Legge, 22 maggio 2017, n. 11, “Disposizioni per la prevenzione ed il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo nella Regione Campania”. Quest’ultima sostiene e promuove gli interventi ed i progetti diretti al rispetto della dignità dell’individuo, alla valorizzazione delle diversità ed al contrasto di tutte le discriminazioni, alla tutela dell’integrità psico-fisica dei bambini e dei giovani, alla diffusione della cultura della legalità ed all’utilizzo degli strumenti informatici e della rete, per lo sviluppo di una cultura della cittadinanza digitale consapevole.

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