SCOPRIRSI PER SCOPRIRE I PROPRI TALENTI

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La “povertà educativa” è una povertà che nessuno vede, nessuno denuncia, ma che agisce sulla capacità di ciascun ragazzo di scoprirsi e coltivare le proprie inclinazioni e il proprio talento. Le conseguenze sono nell’apprendimento dei ragazzi e nel rischio quindi di entrare nel circolo vizioso della povertà. Ad ottobre 2019 le due Valli (Valle Imagna e Val Brembana) attraverso importanti risorse economiche hanno elaborato e costruito un progetto ambizioso e complesso, che ha come finalità quella di prevenire e ridurre la “povertà educativa” che abita nei nostri territori.

Diverse le azioni che sono previste e che piano piano, in un anno così faticoso, hanno iniziato a prendere forma e abitare i nostri luoghi, quelli dei nostri ragazzi, attraverso l’innesco di sinergie e collaborazioni importanti. Una di queste è il percorso di Orientamento per i ragazzi di II e III media che frequentano alcune nostre scuole: IC di S. Omobono, IC di Almenno S. Bartolomeo, l’IC di Almenno S. Salvatore e l’Istituto Maria Consolatrice di Cepino. Attraverso le competenze degli operatori della Fondazione Angelo Custode abbiamo cercato di costruire una proposta ricca ed articolata a più livelli che prende il nome di “Laboratori dei Talenti”; diversi i livelli e le persone coinvolte: ragazzi, genitori e docenti. Ma per saperne di più chiediamo a Sara Nicoli, psicologa clinica – esperta in orientamento scolastico e professionale che lavora in questo progetto attraverso la Fondazione Angelo Custode, di accompagnarci per capire meglio di che cosa si tratta.

D – Ciao Sara, hai iniziato lo scorso anno attraverso la Fondazione Angelo Custode a collaborare con il progetto Crescere Insieme in Valle e nello specifico con l’attivazione dei Laboratori dei Talenti. Hai voglia di riassumerci con tre termini quello che vivi nelle classi con i ragazzi quando proponi il percorso di orientamento?

Buongiorno, il primo termine che mi viene in mente è MERAVIGLIA, perché ogni volta che entro nella classe e il mio sguardo incontra quello degli alunni loro stessi mi stupiscono sulle loro idee sul futuro, su cosa vogliono fare da grandi, sulle loro scelte e ogni volta io cresco con loro e mi lascio meravigliare dai loro racconti, dalle paure e dalle domande.

Il secondo termine è CURIOSITÀ, mi piace ogni volta scoprire cose nuove, spesso raccontano esempi di professioni che alle volte neanche immaginiamo, faccio questo lavoro perché sono curiosa e loro mi aiutano a esserlo sempre più.

Il terzo termine è PAZIENZA, perché oggi occorre far coltivare loro un sogno e ricordargli che per “fare quello che veramente voglio” ci vuole tanta pazienza, passione, tenacia, coraggio.

D – In questo tempo di incertezza, parlare di orientamento cosa significa? Quali le richieste più gettonate da parte dei ragazzi?

In questi mesi più che mai, parlare di orientamento è diverso rispetto a qualche anno fa, se già prima della pandemia era difficile aiutare i ragazzi a comprendere che di orientamento dobbiamo parlarne fin da piccoli e interessarci alle professioni, da quelle che più vediamo da vicino come può essere quelle dei nostri genitori a quelle che vediamo nella nostra città, oggi tutto viene ridisegnato dentro all’ansia del domani, del futuro professionale e non.

Parlare di orientamento per me oggi significa ridare speranza, comprendere quali sono le mie qualità e i miei limiti e come poterli usare a mio favore in campo professionale e non solo.

Il tipo di orientamento che oggi si fa nelle scuole, rispetto al passato è di “auto-orientamento” cioè volto a mettere “al centro “ il ragazzo che deve compiere la scelta, sostenendolo in questa fase della vita delicata colma di cambiamenti dove tutti siamo chiamati a “esserci” per dare loro le risposte necessarie per fare scelte consapevoli. Oggi parliamo anche di ri-orientamento per aiutare i ragazzi a comprendere che quando sbagliamo strada quell’errore può essere riletto come una nuova opportunità di crescita e sviluppo del proprio sé.

D – I ragazzi con cui hai lavorato, hanno più desideri o paure? Sono capaci di proiettarsi nel futuro ed immaginarsi adulti?

Un ragazzo è capace di proiettarsi nel suo futuro se ha accanto un adulto che crede in lui e gli permette di sognare e desiderare! I ragazzi oggi, nella società “smart” del tutto e subito faticano ad attendere e quindi ad avere la capacità di desiderare, siamo noi che dobbiamo aiutarli in questo difficile compito.

Le professioni che spesso vorrebbero fare sono lo “Youtuber, il tik-toker, il creatore di videogiochi, il cuoco, il criminologo, l’ingegnere, la modella, l’influencer …”.

Sono professioni che rispecchiano un po’ la società di oggi, le paure verso il domani sono dovute all’ansia che spesso hanno e che li porta ad avere paura del loro domani.

Una delle attività che proponiamo è quella di chiedersi quali sono le materie che mi piacciono e  quelle che non mi piacciono, in cosa sono bravo e dove faccio fatica, quali sono i pro e i contro di una professione. Sono tutte attivazioni che aiutano nell’immaginario, spesso usiamo l’immaginazione guidata che li porta a “vedersi” nel domani e nel comprendere quali sono le fatiche e la bellezza che una scuola e una professione può dare.

Alla fine ai ragazzi quello che dico è che “ogni giorni devi chiederti se questo è il posto e il luogo in cui stare e come ti senti in questo ruolo”.

Credo che noi adulti dobbiamo essere per loro esempio, non dimentichiamo mai che loro ci osservano.

Non ricordi le materie che studiavi, ma quanta passione il tuo docente metteva nella spiegazione.

D – In questo percorso, parallelamente ai ragazzi ti interfacci anche con i docenti: quali i loro bisogni? Quali le attenzioni che i docenti, in questa fase di scelta, devono avere per essere d’aiuto e di riferimento ai ragazzi?

I docenti sono una delle figure importanti nel processo orientativo, il nostro lavoro non ha senso se non attraverso la rete, ecco perché prima e dopo ogni percorso ci interfacciamo con loro, per comprendere le loro esigenze, come s’immaginano i ragazzi, le fatiche, le preoccupazioni, ma anche la bellezza che vedono in loro.

Chiedono spesso come possono essere fonte di aiuto, quali strumenti possono usare, come poter comunicare con i ragazzi.

Spesso faccio raccontare a loro la storia scolastica personale, parto dalle loro materie preferite all’età dei loro studenti fino ad arrivare ai giorni nostri.

E’ un modo per creare un dialogo e permettere sia agli alunni che agli insegnanti di conoscersi in modo diverso.

Gli insegnanti sono molto collaborativi e si mettono spesso in gioco e gli studenti lo apprezzano.

D – Non potevamo, nel pensare a questo percorso, non includere alcuni incontri con i genitori. Tu, da psicologa, ci puoi indicare tre ingredienti che non possono mancare sulla tavola delle nostre famiglie soprattutto nel periodo di scelta della Scuola Superiore dei propri ragazzi?

I genitori sono parte della scelta, ma non devono scegliere al posto dei ragazzi, hanno un ruolo fondamentale, quello di stare fuori dalla porta della stanza che generalmente a questa età è chiusa e aspettare e dire loro che “CI SONO” e che sono pronti ad ascoltarli. Sono i genitori che devono essere disposti ad accompagnare i figli a vedere le varie scuole (basta anche solo da fuori, passando in macchina in questo periodo), insieme devono navigare in rete andando a vedere l’Atlante delle Scelte senza pretendere che possano avere le idee chiare fin da subito.
Tre ingredienti: SOSTEGNO, FIDUCIA, ATTENZIONE.

I genitori devono sostenere la scelta dei figli senza sminuite le loro paure, ma accoglierle, i ragazzi devono fare quello che piace a loro e non ai genitori!

Fiducia, devono ricordare ai figli che loro si “fidano” e che qualunque strada prenderanno i loro genitori faranno il tifo per loro, non sarà facile il percorso perché non esiste una strada semplice, ma non solo soli.

Attenzione perché sono i primi che devono osservare i cambiamenti, le paure e le ansie per questo occorre un intenso lavoro di rete fra gli insegnanti e i genitori che li osservano in modo diverso, ma ognuno ha un ruolo importante .

D – Investire sulle “povertà educative” oggi: sperimentare, sviluppare, far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. Ci regali qualche tua osservazione derivante dalla tua professione?

Sono psicologa dal 17 settembre 2015, ho scelto di fare la psicologa e sapevo che ogni storia che avrei incontrato mi avrebbe dato qualcosa d’importante e speciale.

Oggi parliamo di “povertà educative” perché si fa fatica a investire sui ragazzi, credo sia importante aiutare i ragazzi a “raccontare” quali sono i propri talenti e, le proprie qualità, quando chiedo loro “quali sono le tue qualità” spesso il silenzio diventa parte della conversazione, siamo noi che dobbiamo aiutarli a “credere in loro stessi”.

Oggi i ragazzi “sono super-eroi fragili” e hanno bisogno di adulti capaci di farli credere nel domani, ora più che mai.

Incontro storie di fatica, dolore, tristezza e quando vedo la crisi allora, lì, il mio lavoro diviene più vivo, mi è capitato di vedere ragazzi chiusi in casa da mesi che pensavano di non sapere fare nulla, poi un giorno dopo tanti mesi sono riusciti a dire quali erano le loro passioni e oggi stanno mettendo in pratica i loro talenti senza nascondere le fatiche.

Serve l’attenzione di tutti per aiutare questi ragazzi a credere e costruire il loro domani, loro mettono entusiasmo se noi tutti, in rete, creiamo lo spazio di dialogo e ascolto .

Ecco perché credo nel lavoro di confronto con i colleghi, la scuola, i genitori, tutti gli enti che collaborano nelle nostre comunità per ridurre le povertà e trasformarle in ricchezze.

A cura di Silvia Togni.

 

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