Il Solletico del Re, la forza dei libri nel raccontare il mondo ai bambini

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Il 23 aprile del 1564 nasceva William Shakespeare (auguri). 52 anni dopo, mentre festeggiava il suo compleanno, William Shakespeare moriva nel 1616 (mannaggia). il 23 aprile nasceva e moriva uno dei più grandi autori al mondo. Non è un caso quindi che, proprio il 23 aprile, sia il giorno scelto per celebrare la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore

I dati Istat sul 2020 ci dicono che 6 italiani su 10 hanno scelto di affidarsi ai libri per trascorrere il tempo durante il tempo trascorso a casa. Sono aumentate le vendite dei libri sia per grandi che per bambini e ragazzi. Un dato importante che offre un barlume di speranza e che andrebbe valorizzato.

Per celebrare la giornata di oggi, abbiamo intervistato due menti creative di base a Salerno: l’autrice Michela Masucci (braccio e cuore del blog MammaGo) e l’artista Elisa Macciocchi (sociologa e attivista di Legambiente) a circa un anno di distanza dalla pubblicazione del loro racconto “Il Solletico del Re”. Il piccolo albo illustrato racconta ai bambini la pandemia e le nuove abitudini che stanno caratterizzando la realtà quotidiana: mascherine, una corretta igiene delle mani e distanziamento. Come ricordavamo nel precedente articolo del Blog (che si può leggere qui) ai bambini si può parlare di tutto (dall’autismo ad una pandemia globale!) se si trova la chiave giusta per raccontare. I libri sono una grande finestra sul mondo a disposizione di genitori e operatori.

E qui inizia il nostro racconto del racconto: 

Probabilmente è da quando il genere umano ha iniziato a vivere in comunità complesse che ha iniziato a dare a valori, eventi storici, tecniche e credenze la forma di “fiaba”. Come è stato il percorso di maturazione del vostro libro “il solletico del Re”?

Michela: La storia nasce dal bisogno, in quanto madre, di provare a spiegare a mia figlia di 2 anni e mezzo cosa stava succedendo. Una sera iniziai a pensare ad una storia da poterle raccontare, una storia da lei comprensibile, a tratti anche divertente, che le donasse un sorriso e comprensione. Senza ansia. La scrissi sulle note del cellulare per non dimenticarla il giorno dopo. Il giorno dopo era ancora lì, aveva un senso e funzionava. Leggendola e rileggendola capii che poteva diventare uno strumento molto utile anche per altri genitori che stavano vivendo le mie stesse difficoltà e che potevano aver bisogno di un “supporto” per parlare ai loro bimbi.  Il racconto poteva anche essere un modo per stimolare le domande nei bambini, mentre eravamo tutti concentrati a dare risposte. Così iniziai ad immaginare una divulgazione accompagnata però alle immagini. Ne parlai con Elisa, mamma di una bambina coetanea di mia figlia, compagna di diverse avventure. 

Elisa: Infatti, a fine aprile in pieno lockdown mi chiama Michela raccontandomi di aver scritto una storia  sui bambini sul Coronavirus! Titubante le chiedo, me la fai leggere? Dopo poco mi arriva il file su WhatsApp, la leggo tutta di un fiato: Finalmente avevo trovato un modo per raccontare a mia figlia Arianna, quello che stiamo vivendo. Sono stata letteralmente rapita dalla storia ho iniziato a disegnare i personaggi, volevo renderli vivi e riconoscibili. La mattina dopo ho inviato a Michela uno storyboard e da lì abbiamo deciso di iniziare insieme questo incredibile progetto.

Secondo voi come possono i libri e le storie dare supporto al processo di crescita dei propri figli? 

Michela&Elisa: Negli ultimi anni c’è un’attenzione crescente, da parte dei genitori, sul mondo ludico-pedagogico e della lettura degli albi illustrati in base a differenti temi da voler affrontare nel percorso di crescita dei propri figli. Sicuramente il racconto di storie sono una strategia efficace. I bambini possono riconoscersi nei personaggi, ed è nella storia che possono trovare un senso alla propria realtà. Il libro diventa un punto di vista è un punto di partenza, da condividere o da mettere in discussione. Un aiuto anche per i genitori che magari non sanno come affrontare determinati argomenti.

Nella fase di confinamento, quanto è stato importante dedicarsi a quest’opera tra elaborazione dei testi e dei disegni? In un momento in cui per molti il confinamento ha significato immergersi in un mondo digitale, un’attività “analogica” sembra quasi l’approdo ad un’isola felice. Cosa vi resta di quel momento?

Michela: potersi dedicare a questo progetto, alla realizzazione e alla pubblicazione di questo libricino, è stato entusiasmante e anche molto importante in un momento di difficoltà generale. Poter investire le proprie energie e le proprie risorse nella creazione di un qualcosa di nuovo e di inaspettato, dedicato alle famiglie che vivevano le stesse nostre angosce e preoccupazioni mi ha aiutato a sentirmi parte di un qualcosa di più grande, facendomi mentalmente uscire fuori dalle mura in cui dovevamo rimanere. Come una sorta di vivaio di speranza per il futuro, ecco. La collaborazione poi con Elisa è stata preziosa, compagna di lunghe nottate e di chiacchiere infinite che sicuramente ci hanno regalato momenti di distrazione e di evasione dalla routine quotidiana e ripetitiva del lockdown con relazioni e vita sociale fortemente provata. 

Elisa: Anche io ho riflettuto a lungo sul periodo di chiusura e “casalingo” che abbiamo vissuto la scorsa primavera. Mi ha tolto molta indipendenza, ma stranamente mi ha ridato un pezzettino di libertà come quella di potermi dedicare ad attività che mi appassionano. Il disegno l’ho vissuto come un tempo regalato anche per potermi godere la crescita di mia figlia.

A circa un anno di distanza dalla pubblicazione e dall’inizio conclamato della crisi sanitaria, cosa dovremmo raccontare ai bambini oggi? Si può pensare ad una sorta di “Solletico del re 2”?

Michela&Elisa:  dovremmo raccontare che pensavano sarebbe finito tutto prima. Che Re Virus è più furbacchione di quello che avevamo immaginato e che loro sono stati molto più bravi degli adulti a capire e rispettare le regole del gioco. Nella vita non avremmo mai immaginato di scrivere, illustrare e riuscire a pubblicare un libricino per bambini: al momento non immaginiamo una seconda pubblicazione, ma questa esperienza ci ha insegnato che la vita riesce a sorprenderci sempre. 

Il libro è stato tradotto in più lingue e ha permesso di sostenere alcune attività sociali in cui siete impegnate in prima persona. Dietro a questa fiaba per bambini c’è anche questa storia bella per grandi e piccoli di impegno per la comunità. La Fantasia può diventare un sentiero per superare anche una grande tragedia come il covid. Oltre alla Fantasia cosa potremmo usare per raccontare la crisi sanitaria in modo diverso? 

Elisa&Michela: Ci siamo conosciute lavorando allo stesso progetto rivolto alle donne vittime di violenza, abbiamo riconosciuto la stessa passione per l’impegno in prima persona per i temi che per noi sono importanti. La fantasia aiutare a dare forma alla realtà in un modo nuovo, inaspettato. Il libro è stato tradotto in ben 6 lingue diverse perché avevamo immaginato che questa storia potesse unire i bambini di tutto il mondo. Abbiamo coinvolto le nostre amiche in giro per il mondo. Al momento il racconto è disponibile in italiano ma le traduzioni sono lì ferme nel cassetto in attesa del momento migliore per sbucare fuori. I ricavi del libro servono proprio a sostenere l’acquisto di materiale ludico per i minori ospiti nelle case rifugio per donne vittime di violenza di genere e che a loro volta sono stati vittime di violenza assistita o diretta. L’imperativo “restate a casa” per molte persone, donne e bambini, che vivono relazioni conflittuali si è tramutato in un incubo. I ricavi sono stati usati anche per piantare alberi nella nostra città. Esiste la realtà e poi esiste la fantasia per raccontarla in modo diverso. La fantasia, a qualsiasi età, è la più grande risorsa da poter investire e da poter utilizzare in qualsiasi proposta alternativa si possa creare. Non per estraniarsi dalla realtà, ma anzi per diventare una leva di trasformazione, di cambiamento. Si potrebbe provare a raccontare il nuovo mondo in cui viviamo attraverso un gioco, che alleni le life skills, che proietta le paure e le esorcizzi, che ci permetta di confrontarci con i bambini, di imparare facendo esperienza in una dimensione in cui si costruisce il rapporto con il mondo.

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