Laboratori STEAM con little bits, bee bot e ozobot

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A sentire “robotica” si pensa a un gruppo di bambini o di ragazzi con circuiti e cacciavite intenti a costruire un piccolo oggetto in grado di muoversi e fare cose da solo. Ma i laboratori proposti nelle scuole partner del progetto Community School hanno uno scopo diverso: imparare un nuovo metodo di lavoro, agire in gruppo, rispettare i tempi e darsi obiettivi raggiungibili. Il tutto “maneggiando” una materia affascinante e, per molti studenti, del tutto nuova.

Le lezioni sono già cominciate nei primi due ordini di scuole e, se l’obiettivo è lo stesso, il metodo e gli strumenti si adattano se si ha a che fare con bambini delle prime classi delle primarie, con quelli dalla terza alla quinta o con ragazzi delle medie. «Cambiamo l’assetto della classe» spiegano le educatrici della Cooperativa Tantintenti, «dividiamo la classe in piccoli gruppi e a ognuno viene assegnato un ruolo che deve mantenere per tutto il corso delle attività». C’è il direttore che coordina il gruppo, il custode del tempo che detta i ritmi e motiva i compagni, il portavoce che espone le attività svolte e persino la spia, autorizzata nei momenti di difficoltà a “copiare” dagli altri gruppi, ma per imparare e superare un ostacolo, non per avere la vita più semplice. Il tutto ben si sposa con gli obiettivi del progetto Community School, che ha riunito le energie di 47 partner del territorio biellese per combattere la povertà educativa, diventando uno dei destinatari dei finanziamenti nazionali dell’impresa sociale Con i bambini.

E i robot? Entrano in scena durante le attività. Le “beebot”, piccole api che si muovono da sole, sono i protagonisti delle attività nelle prime e seconde elementari. I piccoli allievi prima vengono stimolati a lavorare sull’orientamento, imitando anche i movimenti di un robot. Poi sono chiamati a costruire percorsi sui quali far muovere le api, terminando con la costruzione di una città in cui ogni strada realizzata con blocchi di legno deve sfociare in una piazza, punto di arrivo di tutte le “beebot”. «In questo laboratorio» dicono le educatrici «lavoriamo soprattutto per potenziare l’abilità di orientamento, di consapevolezza del corpo, di pre coding e di pensiero computazionale, ovvero l’abilità di cercare una soluzione efficace di fronte a un problema».

Nei successivi tre anni della scuola primaria entrano in scena gli “ozobot”, piccoli robot a lettura ottica con cui gli allievi mettono in pratica conoscenze di tipo matematico, geometriche, linguistiche, sia in italiano sia in inglese, storiche, geografiche e scientifiche. Ma il punto di partenza è il calendario cosmico di Sagan, l’astronomo e divulgatore scomparso nel 1996 che compresse in un unico anno terrestre tutti gli avvenimenti essenziali dell’universo dal big bang a oggi, ridisegnando spazio e tempo. I gruppi devono provare a costruire il loro calendario cosmico che poi viene messo a confronto con quello di Sagan. Nella seconda fase gli “ozobot” viaggiano nel tempo attraverso percorsi disegnati dai bambini: «In tal modo rendiamo visibile e concreto, dal punto di vista spazio temporale, la storia del nostro universo».

I “little bits”, moduli elettronici di base per la robotica, sono lo strumento di lavoro per le scuole medie. I ragazzi, in questo caso, devono imparare a sperimentare, prima scoprendo le funzionalità di ogni piccolo pezzo, poi riproducendo progetti dati e infine inventandone uno da soli, spiegandone poi le funzionalità al resto della classe. «Anche in questo caso» chiudono le educatrici «il lavoro cooperativo è fondamentale per portare a termine gli obiettivi da raggiungere».

 

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