Ascoltare con gli occhi, comunicare con il cuore

di

Monnalisa with a mask

Come cambia la comunicazione quando le mascherine impediscono la raccolta delle informazioni prossemiche?

La formazione di tutt* noi, educatrici ed educatori, è passata senz’altro dalla prossemica:  banalizzando, il saper osservare il linguaggio del corpo ci aiuta a fare attenzione alla piena comunicazione. Ma quando le condizioni “ambientali” ci impediscono una “prossemica naturale”, come ci comportiamo? Come ci adattiamo nel rendere efficaci le relazioni in tempo di protocolli anti COVID-19?

Bere un tè a metà pomeriggio è un’abitudine consolidata al Centro di Aggregazione: le ragazze e i ragazzi “appaiono” dalle attività delle altre stanze e, semplicemente, si dispongono su sedie e divani (rispettando, senza ormai ricordarglielo, il distanziamento fisico) in attesa che qualcuno organizzi il necessario per la pausa tra studio, attività e giochi.

Lunedì, non so per quale motivo, osservo il gesto di A. che si abbassa la mascherina per cominciare a sorseggiare il suo tè e mi rendo conto che non le ho mai visto l’intero viso!

A. ha cominciato a frequentare il CA con regolarità subito dopo il primo lockdown e, da allora ha sempre portato la mascherina, così come tutte le altre ragazze e tutti gli altri ragazzi ma fino a quel lunedì pomeriggio non abbiamo mai riflettuto esplicitamente su come parte del nostro lavoro (osservare e comunicare) dovesse adattarsi a questa situazione.

La prossemica, appunto. In realtà, senza dircelo, tutt* noi abbiamo posto maggiore attenzione al tono della voce, le espressioni degli occhi o la posizione del corpo ma non ci siamo mai fermati veramente a porci delle domande in merito e cercare risposte al riguardo, così come non ci è mai capitato di parlarne con le ragazze e i ragazzi.

Occasione quindi sfruttata: spiegare e condividere la questione con le ragazze e i ragazzi ha fatto anche emergere le eterogenee situazioni familiari come ad esempio il rapporto con neonat* che sembrano comunque riconoscere le emozioni (interessante studio al riguardo è stato rilanciato dall’Ist. Beck) o, in tutt’altra direzione, chi la mascherina era costretto ad usarla anche in tempi pre pandemici come, ad esempio, negli ospedali pediatrici come il nostro Ist. Gaslini.

Occorre, quindi, mettere nuovamente in campo il concetto forse abusato di resilienza: un atteggiamento educativo efficace deve sapersi comunque adattare alle condizioni e saper ristrutturare di conseguenza le relazioni; bisogna riflettere, studiare e condividere; dobbiamo continuare a non dare niente per scontato e ricordarci di dire ad A. che è bella anche con la mascherina.

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