Partecipazione ed ascolto del minore, al Forum internazionale i cardini di un approccio per la massima tutela

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E’ il diritto alla partecipazione e all’ascolto uno dei cardini del confronto del 14º Forum europeo per i diritti dei minori, la conferenza annuale che dà voce ai minori in quanto partecipanti attivi. Davanti al Commissario per la Giustizia Didier Reynders e al Commissario per la Gestione delle crisi Janez Lenarčič al forum partecipano tutti gli attori chiave nel settore dei diritti dei minori degli Stati membri dell’UE, delle Nazioni Unite e delle organizzazioni per i diritti dei minori.

La partecipazione nei bambini e nei ragazzi minori, unita all’ ascolto delle loro dichiarazioni è uno dei principi più innovativi e rivoluzionari sanciti a livello internazionale, un tassello che segna quel passaggio fondamentale della concezione del minorenne da esclusivo oggetto di protezione a soggetto titolare del diritto di dire la sua, ossia persona a tutti gli effetti.

Una vera rivoluzione che ha toccato sia l’aspetto sociale e relazionale dei minori, sia quello giuridico. Un salto epocale avvenuto grazie alla Convenzione ONU dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989: “Tutti i bambini, le bambine, i ragazzi e le ragazze – recita l’articolo 12 – hanno il diritto di esprimere liberamente le loro opinioni ed essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano, e il corrispondente dovere, per gli adulti, di tenere in debita considerazione le loro opinioni”.

Questa nuova concezione ha inciso sulle politiche per l’infanzia e l’adolescenza in tutti i settori di intervento e a tutti i livelli, dalle azioni di carattere europeo a quelle sui territori locali come il progetto Child Care, realizzato a Campobasso da un vasto partenariato che vede come capofila la cooperativa Sirio. Un’azione finalizzata alla lotta contro violenza e maltrattamento sostenuta dall’Impresa sociale Con i Bambini.

Il passaggio da una posizione adultocentrica ad una posizione in cui i minori sono protagonisti quali titolari di diritti ha rappresentato senza dubbio un’evoluzione epocale in termini di tutela e di riconoscimento. E’ stata di fatto riconosciuta loro la facoltà di esprimere la propria opinione e partecipare ai procedimenti (civili, penali) che li coinvolge – spiega Francesca Vitale, psicologa e psicoterapeuta, responsabile di progetto Child Care – Ma non meno importante è la possibilità di dar voce ai propri sentimenti, fondamenta di quell’intelligenza emotiva che gioco un ruolo cruciale nel corso dello sviluppo e nel processo di individuazione che si determina con la crescita; un passaggio che insegna, tra le altre cose, a porsi in relazione con gli altri e sentirsi parte attiva e pro sociale nella propria comunità”.

Sul tema dell’ascolto verte anche la formazione permanente dei professionisti che devono applicare questo principio alla pratica. Non a caso il Comitato ONU sui Diritti dell’Infanzia ha più volte raccomandato un puntuale aggiornamento in materia a tutti gli operatori coinvolti: magistrati, avvocati, psicologi, assistenti sociali. E il Consiglio Superiore della Magistratura ha realizzato insieme all’UNICEF Italia un’apposita pubblicazione: L’ascolto dei minorenni in ambito giudiziario, che raccoglie gli esiti di un percorso di formazione interdisciplinare per promuovere il diritto all’ascolto nella giustizia minorile.

Le norme dunque ci sono, dunque, ma vanno applicate e promosse attraverso le buone pratiche. E’ anche in questa direzione che i progetti territoriali come quello molisano si muovono. Child Care, nella fattispecie, fornisce ai minori vittime di abusi e violenze supporto tecnico e terapeutico, ma non solo. Applicando in maniera altamente qualificata l’ascolto dei minori agisce come facilitatore nello sviluppo e nel consolidamento del principio di partecipazione. In un’ottica, che va diffusa e difesa in tutto il mondo, di massima tutela di tutti i bambini e gli adolescenti che loro malgrado hanno a che fare con procedimenti giudiziari.

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