Un modello per contrastare la povertà educativa: la riflessione dell’assessora Giovanna Marano

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L’1 marzo si è svolto l’incontro del comitato di gestione del progetto Comunità Educante Evoluta Zisa Danisinni. Molti i temi trattati in relazione allo stato di avanzamento delle azioni e alle prospettive future.

L’intervento di Giovanna Marano, assessore alla scuola del Comune di Palermo, ha fatto luce sui tre punti fondamentali su cui si gioca la battaglia per il contrasto alla povertà educativa e per la realizzazione delle pari opportunità.

Ne sintetizziamo l’intervento utile sia all’interno del nostro territorio ma anche come una riflessione generale per un reale contrasto alla povertà educativa.

Dispersione scolastica

I dati hanno dimostrato come l’abbandono scolastico sia cresciuto esponenzialmente nella fascia 14-16 anni. Ci vogliono dunque interventi mirati anche alla luce del divario digitale. Nella fase dell’adolescenza, inoltre, sono tante le questioni da affrontare e tutte si devono leggere attraverso il modello di comunità educante.

Fascia 0-6

Vi sono ancora straordinari ritardi nel percorso per armonizzare tutto il periodo dedicato alla prima infanzia. Un percorso educativo decisivo nella fascia 0-6 soprattutto nelle periferie che consente di sviluppare apprendimenti e cittadinanza, utili anche per affrontare al meglio le sfide contro la povertà educativa.

Disabilità e inclusione

Se per le disabilità classificate come più gravi si fa molto, si fa pochissimo per quei i bisogni speciali che non rientrano tra le disabilità gravi. Tuttavia risulta fondamentale che le bambine e i bambini con tali bisogni vengano presi in carico da subito, ciò per garantire un’efficacia massima dell’intervento. Non c’è ad oggi una stima vera quantitativa e qualitativa dei bisogni speciali, sappiamo solo che sono in crescita.

Un modello di comunità

L’obiettivo è la stesura di un modello  che risponda in maniera più appropriata alle esigenze e emergenze registrate anche alla luce della pandemia.  A questo modello stanno lavorando in sinergia tecnici e istituzioni.

La comunità educante, dunque, è la formula su cui si vogliono declinare tutti gli interventi in un modello che tenga in considerazione anche l’esperienza della comunità educante della Zisa. Un modello che promuova la sinergia, la rete dell’associazionismo, del terzo settore per dare alla scuola una spinta ulteriore. Il problema, sottolinea la Marano, è che si dovrebbe pensare meno alle singole posizioni da far valere dentro la comunità: la pandemia ci ha insegnato che abbiamo bisogno di tutti per cambiare le cose. La formula deve essere quella in cui siamo tutti soci di una cooperativa. Non dunque singoli proprietari di imprese individuali ma tanti soci impegnati a lavorare insieme per un obiettivo comune: dare valore al territorio perché diventi presupposto per uno sviluppo reale e generativo.

 

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