Comunità Educante Evoluta, appunti di un viaggio.

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Come rimanere sé stessi senza essere completamente sé stessi

Un viaggio: la Comunità Educante Evoluta Zisa Danisinni sta intraprendendo una navigazione. Si può tracciare la rotta e predisporre un diario di bordo, ma durante il tragitto si sveleranno nuove difficoltà e opportunità. Allora bisogna partire attrezzati. Al via la formazione con Rossi Doria e Pirozzi. Le due giornate di formazione che si sono tenute il 21 e il 22 maggio a Palermo guidate da due navigatori esperti come Marco Rossi Doria e Salvatore Pirozzi sono state dedicate a costruire la cassetta degli attrezzi e a dare sostanza al gruppo in vista della nostra meta finale: il contrasto della povertà educativa. Docenti, educatori, assistenti sociali, artisti, psicologi, mamme del quartiere, operatori culturali e dei centri di aggregazione: attraverso incontri periodici ognuno condividerà il proprio sguardo sul bambino o sul ragazzo. Allora il flusso delle informazioni interprofessionali sarà capace di potenziare la conoscenza che ciascuno ne ha. Cambia il ragazzo e cambiamo noi. Consapevoli che, con parole del sociologo Georg Simmel “nella socievolezza ognuno di noi rimane sé stesso senza essere totalmente sé stesso”. Per questo è altrettanto importante che noi agenti della comunità ci raccontiamo a livello personale. Dobbiamo trovare parole vere per i nostri ragazzi.

 

Il vero viaggio di scoperta

Queste e altre sono le restituzioni Di Rossi Doria e Pirozzi e la sensazione è che la comunità sia già in cammino, che il viaggio sia già iniziato. Perché in soli due giorni sono avvenuti tanti cambiamenti, si sono stretti legami nuovi e condivise situazioni di stress e di orgoglio, ci si è guardati in profondità mettendo in comune le diverse visioni sul territorio: tutto questo, come ha detto lo stesso Rossi Doria, ha trasformato il progetto da parola scritta a sostanza dei nostri pensieri e desideri. Per tale motivo questi sono solo “appunti” del nostro viaggio perché impossibile restituire l’insieme di nuove consapevolezze che si sono consolidate in noi. Del resto, come insegna Marcel Proust, “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”.

 

I Poli, luoghi in cui si è di casa

La costruzione dei tre Poli – infanzia, adolescenza e fattoria sociale – è la nostra prossima tappa, la sosta successiva nel nostro viaggio. Si tratta di luoghi fisici e mentali che si trovano all’interno dei due istituti scolastici coinvolti nel progetto, del Centro Tau e della Fattoria Sociale Danisinni. Dopo esserci suddivisi in gruppi e aver condiviso le nostre visioni, Pirozzi e Rossi Doria, hanno definito i Poli un crocevia, uno snodo in cui ci si trova e bisogna decidere come fare, con quali dispositivi andare: i Poli non sono spazi, ma luoghi e in quanto tali sono alimentati dall’azione umana a partire dal desiderio.

Il Polo è il luogo del focolare, un luogo aperto, in cui “si è di casa”. Luoghi in cui si può “riparare”, sottolinea Pirozzi. Un processo che non ha niente di restaurativo perché ricorrere a sistemi che non esistevano. Riparare ha anche a che fare col rifugio. Allora occorre mobilitare altre figure: le famiglie in primo luogo. Perché la vera meta del viaggio sono loro con i loro figli. Ridestare nel territorio una nuova potenza educativa. Rendere l’intero quartiere, la città una comunità educante.  Come quando si torna carichi di doni: si dà e insieme si riceve in cambio un potenziamento di opportunità per i ragazzi.

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