5 storie per raccontare Le Case Speciali: G.R. (4 di 5)

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i ragazzi e le ragazze delle Case Speciali in scena credit: foto di Ileana Tesoro

Un racconto delle “Case speciali dei Ragazzi e delle Ragazze” attraverso  5 storie – redatte dal Centro di produzione teatrale Koreja – che narrano il vissuto emotivo dei e delle giovani coinvolti/e nel progetto, le loro personali esperienze di vita che si intrecciano, quotidianamente, con quelle di tutti gli altri generando
una nuova narrazione condivisa.

La quarta storia.
G.R.
di Carlo Durante – Teatro Koreja

G.R. è alto un metro e ottantacinque centimetri, magro, pelle bianchissima, lentiggini, capelli rossi rossi rossi, rasati ai lati, due grandi orecchie a sventola quasi trasparenti per via della pelle chiara. G.R. sembra un irlandese.
Ma non è tutto questo che ti colpisce di G.R., sono i suoi occhi azzurri, cerulei, quasi grigi, trasparenti tanto da vedere il fondo del cristallino e, più che i suoi occhi, ti colpisce il suo sguardo.
Sembrano gli occhi della dea Atena così come li descrive tante volte Omero, definendola glaucopide cioè dallo sguardo lucente, grigio, glauco, di civetta.
Glaucopide G.R. figlio di Atena, dea della sapienza, delle arti e della guerra.
G.R. nipote prediletto di Zeus tonante.
G.R. Che fine ha fatto la nobile stirpe che ti ha generato?
Ne restano solo gli occhi saettanti?!

Nel cortile dell’ISISS Scarambone di Lecce uno alto, coi capelli così rossi e la pelle così bianca lo noti subito. Noti subito un irlandese in mezzo a una mandria di capelli neri e pelli brunastre.

G.R. è un salentino nel corpo di un irlandese.
G.R. ha uno sguardo che ti fulmina e questo l’ha ereditato da suo nonno Zeus.
G.R. quando lo guardi fa paura.
G.R. non sorride mai.
G.R. ha gli occhi vuoti.
G.R. ha un fratellino più piccolo che difende.
G.R. sta sempre zitto, al massimo emette suoni a bocca stretta.
G.R. se gli chiedi qualcosa, non risponde.
G.R. se gli chiedi di fare qualcosa ti dice “ma secondo te io faccio davvero ‘sta cosa? Ma che dici?”
G.R. le poche volte che sorride puoi vedere il bambino che ha dentro.
G.R. al suo paese è entrato nei giri che contano.
G.R. ha un orologio al polso che era di suo zio.
G.R. ha uno zio che è morto a ventisei anni e gli ha lasciato un orologio.
G.R. non dice mai com’è morto suo zio.
G.R. ultimamente, se gli chiedo qualcosa, mi risponde.
G.R. ultimamente, per i corridoi, mi saluta a voce alta e con un sorriso.
G.R. ha abbandonato il gruppo Whatsapp.
G.R. fuma.
G.R. spaccia.
G.R. viene a scuola solo per spacciare.
G.R. durante il laboratorio ogni tanto “deve andare”.
G.R. non ti dice dove deve andare.
G.R. dopo che va, quasi sempre torna.
G.R. ho paura, prima o poi, di vederlo sul Quotidiano di Lecce con gli occhi coperti.
G.R. quando non torna è perché va in palestra a giocare a calcio.
G.R. ama giocare a calcio.
G.R. non è un campione con i piedi.
G.R. ha 14 anni.
G.R. quando ti guarda ti fulmina con gli occhi e capisci che è nipote di Zeus.
G.R. quando lo guardi negli occhi capisci che è figlio della dea Atena.
G.R. quando sorride, lo vedi che è un bambino di 185 centimetri, figlio di salentini, in un corpo di un irlandese.

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