La maturità che ci chiedono i giovani
di ciesonlus
È il tempo dell’esame di Stato e, in questi giorni, la parola “maturità” risuona ovunque. Si discute delle tracce, delle prove, dell’importanza di un percorso che si apre e del futuro che bussa alla porta. Raramente però ci si ferma a chiedersi: che cosa vuol dire davvero “maturità” per i giovani? E quale maturità pretendiamo da loro, come adulti?
Durante il kick-off meeting del progetto BIG – Benessere Inter Generativo, lo abbiamo chiesto ad educatori, operatori, psicologi, professionisti del settore educativo.
Un messaggio chiaro dagli adulti: dobbiamo cambiare paradigma
Dalle risposte a queste domande è emersa una consapevolezza importante: spesso chiediamo ai giovani di essere performanti, competitivi, impeccabili. Ma è davvero questa la maturità che vogliamo insegnare?
In tanti hanno sottolineato l’urgenza di cambiare paradigma. Di allenarci tutti (adulti per primi!) alla cura, all’ascolto, al rispetto reciproco. Perché è da lì che può nascere una comunità sana, dove crescere senza il peso di aspettative che non gli appartengono.
“Occorre allenarsi alla bellezza del prendersi cura, del fare attenzione, del preoccuparsi per la vita altrui, così che la comunità possa crescere in armonia facendo assaporare in chi ne fa parte il gusto dell’appartenenza alla medesima famiglia umana.” – Riccardo Maccioni, Avvenire
Il rispetto come parola dell’anno
Tra le parole emerse durante il 1° Tavolo di Programmazione Integrata del progetto BIG come chiave per promuovere il benessere degli adolescenti, c’è “rispetto”.
“Curiosamente — o forse no — è la stessa parola scelta dall’Istituto Treccani come parola dell’anno 2024 e anche la traccia più scelta dagli studenti alla maturità. Una coincidenza che fa riflettere: adulti e adolescenti sembrano muoversi insieme verso una consapevolezza condivisa. Il rispetto non è solo valore, ma fondamento di ogni relazione umana. Un punto di partenza, non di arrivo. Ed è bello vedere che, almeno su questo, stiamo parlando la stessa lingua.” – Maria Angela Spadafora, Sipea ONLUS.
Ragazzi e ragazze ce lo stanno dicendo in tutti i modi possibili: vogliono essere visti, accolti, capiti.
I giovani non sono un problema da risolvere
Esclusi dalla narrazione pubblica, ignorati dalla politica, considerati una categoria da “educare”, “correggere”, “orientare”, ma raramente coinvolti davvero nelle scelte che li riguardano, molti giovani crescono sentendosi incompresi, ignorati, inascoltati.
I dati lo confermano: solo il 43% degli adolescenti condividerebbe un problema personale con un genitore, mentre il 74% dei genitori crede che i propri figli lo farebbero (Indagine Demopolis per Con i Bambini, novembre 2024). Un gap enorme, che racconta la difficoltà di comunicazione tra generazioni.
Ed è qui che entra in gioco il progetto BIG – Benessere Inter Generativo.
Il progetto BIG risponde così: i giovani al centro, per davvero
BIG – Benessere Inter Generativo ha un obiettivo molto chiaro: promuovere il benessere psicologico, sociale, culturale e relazionale degli adolescenti partendo dal rispetto delle loro voci. Non basta parlare dei giovani, bisogna farlo con loro.
Per questo crea spazi reali di confronto e co-progettazione, utilizzando anche il linguaggio digitale per intercettare bisogni e fragilità dei minori e condividere con gli adulti la conoscenza delle dinamiche che coinvolgono le nuove generazioni.
In un’epoca in cui il divieto sembra spesso l’unica risposta (“via i cellulari!”, “meno social!”) BIG propone invece dialogo, responsabilità condivisa, fiducia nei ragazzi e nelle ragazze, anche su temi caldi come il digitale, i social network, il tempo online.
Non possiamo più restituire ai giovani un’immagine creata dagli adulti. Non possiamo più aspettarci che rispecchino i nostri desideri. È tempo di accoglierli per quello che sono, ascoltarli sul serio e rispettarli.
Perché sì, la maturità è anche questo: riconoscere il valore degli altri senza giudicarli.
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