Non ho paura di te
di ciesonlus
Non ho paura di te: il rap che grida contro la violenza, contro i femminicidi, contro la morte.
Martina aveva 14 anni. Adesso il suo nome si aggiunge all’elenco troppo lungo delle vite spezzate dalla violenza di genere.
Ieri il corpo di Martina Carbonaro, 14 anni, è stato trovato senza vita in un edificio abbandonato. Il suo ex fidanzato diciannovenne, Alessio Tucci, ha confessato: “L’ho uccisa perché mi aveva lasciato”. Una frase che risuona come un eco terribile delle parole che abbiamo sentito cantare dai nostri ragazzi nel brano “Non ho paura di te”:
“Quale controllo sulla donna… Se vuoi essere un uomo, rispettale tutte quante“.
Non è una coincidenza che proprio ora, mentre scriviamo queste righe con il cuore spezzato per Martina, il nostro brano rap sembri una profezia dolorosa. Perché quello che abbiamo visto nascere nei laboratori di Matemù – tra beat, rime e confronti – non è solo musica. È il tentativo disperato di intercettare, riconoscere e trasformare quelle dinamiche tossiche che troppo spesso esplodono in tragedia.
“Non dura questo rapporto che manteniamo io e te”
Le parole del nostro rap emergono da mesi di lavoro con adolescenti che hanno saputo guardare in faccia la realtà del catcalling, della gelosia ossessiva, del controllo. Hanno messo in musica quello che vedevano intorno a loro:
“Dici non vali niente, ma poi mi ricerchi come la tua cura“.
Hanno dato voce a chi subisce e a chi, forse, potrebbe ancora scegliere di non diventare carnefice.
Martina si era lasciata con Alessio da due settimane. La madre ha raccontato che la vedeva “nervosa” negli ultimi tempi. In quelle parole riconosciamo i segnali che i nostri ragazzi hanno imparato a identificare:
“La tua gelosia per me è una follia, mi punisci col silenzio, non è colpa mia“.
Il benessere degli adolescenti
Quello che è accaduto a Martina non è solo cronaca nera. È la conferma drammatica che il benessere psicologico, sociale, culturale e relazionale degli adolescenti non è un lusso educativo, ma una necessità urgente. Ogni volta che un ragazzo di 19 anni pensa di poter “possedere” una coetanea, ogni volta che la gelosia diventa controllo, ogni volta che il “no” non viene accettato, stiamo assistendo al fallimento di un sistema educativo che non ha saputo costruire relazioni sane.
Il nostro lavoro sul contrasto alla povertà educativa minorile parte proprio da qui: dalla consapevolezza che educare al rispetto, all’affettività, alla gestione delle emozioni non è optional. È prevenzione. È salvare vite.
“Mi annullo nell’ombra dal tuo fare violento”
Durante i laboratori di rap, abbiamo visto ragazze e ragazzi confrontarsi con versi come
“Ma cosa posso farci, son finita nella trappola, quella di un uomo che giurava amore per l’eternità”.
Non stavano solo scrivendo. Stavano elaborando, riconoscendo, prendendo le distanze da modelli relazionali malati che respirano quotidianamente.
È questo il nostro sistema educante di comunità: laboratori dove l’arte diventa strumento di consapevolezza, dove il rap si trasforma in educazione sentimentale, dove le rime diventano anticorpi contro la violenza.
È esattamente quello che stiamo realizzando nel progetto BIG – Benessere Inter Generativo, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Un intervento innovativo che utilizza un approccio integrato, interdisciplinare e generativo, coinvolgendo scuola, servizi pubblici sociali e sanitari ed Enti del Terzo Settore per costruire davvero quel sistema educante di comunità di cui gli adolescenti hanno bisogno.
Un flashmob, un corteo, una resistenza
Quando abbiamo portato “Non ho paura di te” nel corteo DISARMIAMO IL PATRIARCATO, non stavamo solo facendo spettacolo. Stavamo costruendo resistenza culturale. Perché ogni ragazzo che impara a riconoscere il catcalling, ogni ragazza che trova le parole per dire “non ho più nessuna voglia d’aver paura di te”, è un piccolo passo verso un futuro dove nomi come Martina non dovranno più essere scritti su necrologi.
La salute mentale che salva le vite
Il nostro impegno per promuovere la salute e il benessere mentale degli adolescenti parte dalla consapevolezza che dietro ogni femminicidio c’è una storia di segnali non colti, di comportamenti non riconosciuti come violenti, di una cultura che ha insegnato possesso invece che rispetto.
Attivare percorsi educativi multidisciplinari significa esattamente questo: far sì che scuola, servizi sociali e sanitari, Enti del Terzo Settore lavorino insieme perché nessun Alessio di 19 anni pensi mai più che uccidere sia una soluzione accettabile al rifiuto.
Potenziare le competenze degli adulti di riferimento significa formare genitori, insegnanti, educatori a riconoscere i campanelli d’allarme, a intervenire prima che sia troppo tardi.
“Lasciami andare, facciamo ognuno per sé”
L’ultima strofa del nostro brano suona oggi come l’ultimo messaggio di Martina, che aveva scelto di lasciare una relazione che non la faceva stare bene.
“Che mi fai male e non vedi che ci stai male anche te“.
Forse è questo il senso più profondo del nostro lavoro: insegnare che amare significa anche saper lasciare andare. Che la libertà dell’altro non è una minaccia, ma un regalo. Che il rispetto non si proclama, si pratica ogni giorno.
Non c’è più tempo
Martina è l’ennesima vittima di femminicidio del 2025. Vite che potevano essere salvate con più educazione affettiva, più prevenzione, più consapevolezza.
Il nostro rap non può riportare in vita Martina. Ma può far sì che le sue coetanee imparino a riconoscere i segnali di pericolo, che i suoi coetanei maschi imparino che l’amore non uccide, mai.
Per Martina, per tutte le altre: continueremo a cantare, educare, resistere.
Perché ogni verso del nostro rap è un piccolo atto di prevenzione. E la prevenzione, oggi più che mai, è questione di vita o di morte.
Se stai vivendo una situazione di violenza o conosci qualcuno che ha bisogno di aiuto, chiama il numero antiviolenza 1522, gratuito e attivo 24 ore su 24.
La canzone NON HO PAURA DI TE è stata realizzata all’interno del Progetto Oltre la punta dell’iceberg dell’Associazione di Promozione Sociale Scosse, finanziato da ActionAid International Italia E.T.S e Fondazione Realizza il Cambiamento nell’ambito del progetto “The CARE – Civil Actors for Rights and Empowerment” cofinanziato dall’Unione Europea.
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