Sportello di orientamento Ciofs Lazio: lo strumento indispensabile per indirizzare il proprio futuro scolastico e lavorativo
di ideaprisma82
Arriva un momento, da adolescenti, in cui nella propria esistenza bisogna scegliere una direzione verso il proprio percorso di istruzione e orientarsi così verso il proprio futuro. Ma se non ne fossimo in grado di compiere questa scelta da soli? Se il desiderio di fare, di mettersi alla prova e di scegliere cosa è meglio per noi fosse minato dalla giovane età e dalla poco esperienza a chi ci si potrebbe rivolgere per orientare il proprio futuro scolastico e, un domani, lavorativo? Ne abbiamo parlato con Matteo Renzulli, orientatore dello sportello del CIOFS FP LAZIO ETS di Roma.
Ci spiega cos’è esattamente il suo lavoro? Che cosa significa essere un orientatore?
La mia formazione è quella di psicologo e psicoterapeuta. Quando si parla di orientamento scolastico non si tratta solo di scegliere una scuola o un percorso superiore. Si potrebbe dividere l’orientamento in informazione e consulenza. Informazione è fornire ai ragazzi tutte le informazioni necessarie per fare una scelta che noi adulti chiediamo a loro, anche abbastanza presto a mio parere, sia per quanto riguarda i percorsi scolastici dopo la terza media, sia per quanto riguarda poi gli sbocchi professionali. Nella fase di consulenza si cerca di capire quale siano le inclinazioni del ragazzo/a, i suoi talenti e desideri e quindi si spinge il ragazzo verso una decisione consapevole riguardo al futuro evitando scelte un po’ impulsive o dettate da influenze esterne.
Quali tipi di persone incontri più spesso?
I ragazzi che incontro maggiormente allora sportello di orientamento hanno avuto difficoltà nel percorso scelto, e che si accorgono, tanto lor quanto le famiglie, di non aver capito bene la propria strada. Il primo aspetto che su cui bisogna lavorare è la motivazione, perché incontro spesso ragazzi demotivati, che si sono confrontati con percorsi che non rispondo alle loro aspettative e quindi hanno bisogno di orientamento e di capire cosa il territorio offre loro e che corrisponde alle loro inclinazioni.
Il Ciofs FP lazio ets, privilegia la dimensione educativa dell’orientamento, della formazione e dell’aggiornamento professionale, per la promozione integrale della persona umana. Che importanza c’è nel fare orientamento?
Il nostro nemico è l’abbandono scolastico. Secondo le ultime stime l’Italia ha un tasso di abbandono scolastico che si attesta intorno al 13% che è uno dei più alti d’Europa e tale fenomeno riguarda i ragazzi delle superiori e soprattutto quelli provenienti dalle regioni del Sud Italia. Fare un buon orientamento combatte l’abbandono scolastico. I ragazzi si sentono capaci e disposti a fare sacrificio se capiscono che l’obiettivo è il loro e non imposto da qualcun altro. Se la scelta sul suo futuro l’ha fatta qualcun altro o se il ragazzo non conosce sé stesso, non conosce il mondo delle superiori e il mondo del lavoro poi va incontro a dei fallimenti che portano all’abbandono scolastico.
Il Ciofs risponde alla domanda di preparazione da parte dei giovani, ma è sempre difficile capire chi si ha davanti. Quali sono le domande più frequenti che incontri e quali consigli dai agli indecisi? Come reagisci solitamente?
Diverse volte, come ho detto, mi capitano ragazzi che vengono abbastanza demotivati e le loro domande vertono sul sapere se sono abbastanza bravi a fare qualcosa, su come fare a capire se sono portati per qualcosa, e come fare a capire il futuro, per non buttare tempo in un percorso e trovare poi lavoro? I ragazzi che vengono da me hanno vissuto, come tutti noi, la pandemia e avendo vissuto un evento così importante e repentino hanno bisogno di capire in primis come sta andando il mercato del lavoro.
A cosa sono dovute le difficoltà dei giovani a individuare la propria strada? Ci sono strumenti per colmarle?
Da un lato la modernità è in continuo mutamento e ci stiamo confrontando con grandi cambiamenti nel mondo del lavoro, come l’intelligenza artificiale, che può disorientare i ragazzi. L’influenza dei genitori, dall’altro lato, può rappresentare una difficoltà, perché molti genitori, pensando di fare del bene per il proprio figlio, propongono la loro visione del mondo e della scuola adattandola ad esso, visone che magari non è aggiornata e questo può essere nocivo. La soluzione, col genitore e con i ragazzi, durante il colloquio, è di perdere le vecchie idee e aprirsi al cambiamento. Ai ragazzi che vengono da me sono state chiuse le porte in faccia diverse volte o non hanno ben compreso la loro scelta di vita e vanno quindi rimotivati ad agire.
Ti sei mai trovato di fronte a persone con disabilità che avevano bisogno di essere orientate? Tu con loro come ti rapporti?
Ne ho incontrate e spesso è la famiglia ad agire per loro interesse. La prima cosa da capire è la priorità della persona che si ha davanti, cercando di capire le sue aspettative e di trovare un percorso scolastico adatto a lui e dove si senta accolto. Io lavoro tanto su questo perché il ragazzo deve in primo luogo stare bene e questo non è mai scontato.
Guardando in faccia la realtà che hai descritto, pensi che per le persone disabili che lasciano il centro professionale ci siano reali possibilità di trovare un effettivo sbocco o serve un’ulteriore fase di orientamento?
Io oltre ad essere un orientatore professionale lavoro anche in un centro diurno con ragazzi disabili, che io chiamo così, ma che non sono più ragazzi, ma giovani adulti che come tutti devono poter accedere al mondo del lavoro. Non ti nascondo che ci siano difficoltà per loro e che serva una figura di orientamento superiore che aiuti questi ragazzi a inserirsi nel mondo del lavoro. Alcuni di quelli che vengono al centro diurno svolgono dei tirocini, che sono comunque importanti, ma che non devono, tuttavia, rappresentare la meta finale, quanto un passaggio verso un livello superiore che spesso, però, si fatica raggiungere. Su questo bisogna ancora lavorare.
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