UN PRINCIPE DI…MUSEO: il Palazzo d’arte Filangieri entra nel circuito Affido Culturale Napoli
di Affido Culturale
Il Museo Civico Gaetano Filangieri fu fondato dal Principe Gaetano Filangieri, figlio del generale Carlo e nipote dell’omonimo filosofo. Un acceso interesse per l’educazione e per i luoghi di esposizione di oggetti finalizzati all’educazione stessa ha caratterizzato l’intera famiglia Filangieri. Uno spirito che Affido Culturale – finanziato da Con I Bambini per contrastare la povertà educativa – condivide e sostiene e rende attuale, inserendo con entusiasmo il percorso di visita al museo nell’offerta culturale per bambini e famiglie partecipanti al progetto.
In realtà gli abitanti del quartiere Duomo, a Napoli, lo conoscono bene il bugnato del palazzo che ospita il Museo Civico Filangieri di Napoli, già Palazzo Como, rara testimonianza architettonica del rinascimento toscano a Napoli, perchè per tutti è il “palazzo che cammina: abbattuto e ricostruito più indietro in una sola notte“. In realtà come in ogni bella storia popolare, un fondo di verità c’è.
A seguito dei lavori del Risanamento di fine ‘800, l’edificio rinascimentale rischiò l’abbattimento perché non in linea con il nuovo tracciato perpendicolare della strada. Fu quasi per miracolo che si riuscì a spostare letteralmente, pietra su pietra, il palazzo e arretrarlo di circa 20 metri, allineandolo lungo l’arteria di via Duomo. Del quattrocentesco edificio non rimaneva che la splendida facciata in bugnato e i muri laterali, mentre l’invaso era del tutto vuoto e senza copertura.
Fu così che Gaetano Filangieri, Principe di Satriano, nel 1881 avanzò la proposta al Consiglio comunale di allocare le sue raccolte d’arte in quel che restava del celebre Palazzo Como. L’offerta risultò molto allettante per il municipio e l’ipotesi di istituire un museo ‘civico’ era sentita da più parti come necessaria così che nel 1883 cominciarono i lavori di riedificazione e ripristino completamente finanziati dal Principe che terminarono nel 1888.
L’8 novembre di quell’anno fu aperto al pubblico il museo civico, definito “una festa dell’arte antica”.
L’intento è esporre «… quei lavori che rappresentano i ricordi del nostro antico lustro, e sono più importanti per l’istoria della nostra arte … »
disse Gaetano Filangieri.
Contenitore e contenuto dialogano perfettamente e ancora oggi il Museo non ha perso quel fascino e quel calore che costituiscono già di per sé una testimonianza storica estremamente interessante da condividere in particolare con le nuove generazioni che di quella storia e di questa città sono protagonisti ora.
Due le sale a disposizione del pubblico, e dunque de partecipanti ad Affido Culturale, incluse nel percorso di visita guidata convenzionata:
- la sala Carlo Filangieri, dedicata al padre del Principe Gaetano, che venne organizzata con l’obiettivo di trovare una sintonia tra il profilo del quattrocentesco Palazzo Como e la migliore visione di prodotti del raffinato artigianato artistico del territorio napoletano, oltre a armi e dipinti. Il punto focale dell’ambiente è la nicchia in cui è collocato il busto di Carlo Filangieri, realizzato dallo scultore Tito Angelini;
- la sala Agata, dedicata alla madre del principe Gaetano, una contemporanea wunderkammer che si staglia dal pavimento in maioliche commissionato al Museo Artistico Industriale di Napoli al fantastico lucernario in ferro e vetro, del 1888, commissionato alla Società di costruzioni metalliche Cottrau. Un passetto in legno permette l’accesso al passaggio pensile, uno spazio, che amplia la superficie espositiva e che consente poi di raggiungere la biblioteca.
La Biblioteca, infine, restituisce un angolo di intimità, un’immagine sincera dello studio del Principe Gaetano Filangieri, raffinato e meditativo, circondato da una vasta raccolta di libri e riviste, estremamente rilevanti con oggetto le arti, l’industria e il disegno.
Dalla guerra del patrimonio del museo si salvarono circa quaranta dipinti ed una cassa contenente armi antiche, ma nel 1946 il Soprintendente alle gallerie napoletane, Bruno Molajoli, rivolse un appello ai napoletani per reintegrare le raccolte distrutte. Nel 1948 insieme al Museo di San Martino e al Museo Duca di Martina, il Filangieri fu riaperto al pubblico grazie alle generose donazioni di Filippo Perrone, Mario De Ciccio, Salvatore Romano, la Duchessa d’Aosta Elena d’Orléans, Umberto II di Savoia e a depositi temporanei del Museo Capodimonte. La collezione, eterogenea per materiali, vanta più di 3.000 oggetti, di varia provenienza e datazione. Sono raccolti esemplari di arti applicate (maioliche, porcellane, biscuit, avori, armi e armature, medaglie), dipinti e sculture dal XVI al XIX secolo, pastori presepiali del XVIII e XIX secolo ed anche una biblioteca dotata di circa 30.000 volumi ed un archivio storico con documenti dal XIII al XIX secolo. La quadreria raccoglie in special modo dipinti del Seicento napoletano, tra cui opere di Jusepe de Ribera, Luca Giordano, Andrea Vaccaro, Battistello Caracciolo, Mattia Preti.
Ulteriori informazioni sul Museo Gaetano Filangieri sono disponibili on line su https://filangierimuseo.it/ e alla pagina facebook https://www.facebook.com/MuseoFilangieri/
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