A Napoli Affido Culturale incontra Marcella Marconi Direttrice dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte

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Affido Culturale, progetto nazionale selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, sostiene e promuove incontri finalizzati ad animare il dibattito su temi importanti per lo sviluppo delle nuove generazioni.

In occasione della Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza abbiamo incontrato quattro donne di scienza legate in vari modi alle città di Napoli, Bari, Roma e Modena, che ci hanno raccontato la loro personale esperienza di vita e professionale.

Dai suoi uffici all’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, Napoli, ha risposto alle nostre domande e curiosità sulla propria passione per la Scienza la Direttrice Marcella Marconi. In brevissimo tempo siamo passati dal “lei” al “tu”, e di questa confidenza la ringraziamo ancora una volta.

In poche battute puoi raccontarci come è nato il tuo interesse per la scienza e, in particolare, per la fisica e l’astronomia…se ci fosse, basterebbe anche un aneddoto o il racconto di una figura che ti abbia “ispirata”!

Fin da bambina ho avuto una propensione per le materie scientifiche.

Amavo la matematica già alle scuole elementari, anche perche’ con mio padre (ingegnere) abbiamo sempre giocato molto con i numeri e quindi per me la matematica e’ sempre stata un gioco, un passatempo, mai un compito.

Poi ho scoperto le scienze alle scuole medie, amavo moltissimo la genetica. In terza media mi hanno portato a visitare il planetario di Viareggio e ho avuto una vera e propria folgorazione. In quel momento ho capito che una vita che non contemplasse lo studio del cielo e dell’Universo a cui apparteniamo sarebbe stata una vita a metà.

Gli anni del liceo mi hanno riportato con i piedi per terra  e per un po’ ho pensato che mi sarei iscritta a matematica anche se amavo moltissimo anche la filosofia ed ero un po’ preoccupata all’idea di dover abbandonare una di queste due materie.

Poi all’esame di maturita’  la commissione mi ha chiesto a quale facolta’ universitaria mi sarei iscritta e cosa avrei voluto fare da grande. E li’ e’ riemerso all’improvviso il sogno nel cassetto e ho risposto “Vorrei fare l’astrofisica”.

 

A partire da una tua definizione di ciò che significa essere una donna che si occupa di scienza – anche e soprattutto ad un livello dirigenziale quale è il ruolo che ricopri attualmente – sarebbe bello avere un tuo spassionato punto di vista sull’effettiva necessità, e magari opportunità, ancora oggi di sensibilizzare i giovani e l’opinione pubblica in generale sull’argomento donne e scienza.

Essere una donna che si occupa di scienza sta diventando sempre piu’ normale, ci sono tante validissime scienziate nel mio e in altri ambiti. Molte ragazze studiano con metodo e uniscono alla propensione per gli studi scientifici la capacita’ di organizzare i tempi, la stessa che noi donne spesso applichiamo in famiglia e l’accoppiata di talento e organizzazione e’ vincente.

Nei ruoli dirigenziali e’ meno normale, purtroppo, trovare donne ma sono certa che nei prossimi anni lo scenario cambiera’.

Oggi non tutti sono preparati a vedere le donne nei ruoli dirigenziali  e quando succede lo si sottolinea in maniera secondo me anche eccessiva. Anche il discorso delle quote rosa e’ molto complesso: da un lato tutela dall’altro sottolinea una differenza.

Diciamo che non dovrebbe esserci bisogno di avere le quota rosa. Le giovani e i giovani che si avvicinano alla scienza devono avere la consapevolezza che con lo studio e la competenza ce la faranno perche’ la società ha bisogno di loro, il resto non dovrebbe contare.

A tal proposito, e per concludere, quali strumenti ritieni possano o anche debbano essere messi in campo per informare e formare in ambito scientifico il vasto pubblico indipendentemente dal fatto che ci possano essere, fra le ragazze e i ragazzi di oggi, persone interessate poi ad intraprendere una reale carriera in ambito di ricerca scientifica.

La parola chiave e’ “divertirsi”.

Il motivo per cui ho scelto di lavorare nell’ambito scientifico è proprio la visione che ho sempre avuto della matematica e della scienza in generale: curiosita’ e divertimento, il contrario della noia.

Ho  sempre visto il lavoro  in ambito scientifico come qualcosa di divertente e stimolante, un ambito in cui le giornate lavorative volano perche’ si sta cercando di risolvere un problema e il mondo attorno scompare. E in effetti, se si esclude la burocrazia e la parte amministrativa a cui adesso ovviamente devo dedicarmi di piu’, posso affermare che il mio e’ un lavoro appassionante.

Spesso le materie scientifiche vengono viste come troppo complicate, inaccessibili, quasi minacciose e imperscrutabili. Non è così. La scienza e’ chiara e anche rassicurante. Tutto dipende dall’approccio iniziale.

Penso che si debba cercare di far capire ai bambini la bellezza e l’importanza della conoscenza scientifica, come un modo per vivere piu’ a fondo, per divertirsi di piu’, per non perdersi proprio niente di questo, nonostante tutto, ancora meraviglioso mondo.

 

 

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