Gli italiani risparmiano, ma c’è ancora tanta povertà

di Con i Bambini

Euro coins in old woman's hands.
Euro coins in old woman’s hands.

Da diciassette anni, alla vigilia della celebrazione della Giornata Mondiale del Risparmio, Acri commissiona a Ipsos una ricerca su “Gli Italiani e il Risparmio” , al fine di fornire un quadro del percepito dei nostri connazionali al riguardo. Oltre alle loro attese per il futuro personale, dell’Italia e dell’Europa, l’indagine registra anche come essi investono, come spendono e se, e come, “arrivano a fine mese”.

Negli anni della crisi la propensione al risparmio delle famiglie italiane ha subito una riduzione, che riflette la necessità di attenuare le ricadute sui consumi determinate dall’ampia flessione del reddito disponibile. È un andamento che ha tentato di fornire un rimedio alle evidenti carenze del nostro sistema di welfare sociale. Purtroppo, si è trattato di una compensazione solo parziale, come testimonia l’aumento e l’allargamento delle realtà di povertà e di disagio sociale nel nostro paese. Da alcuni trimestri, tuttavia, il tasso di risparmio delle famiglie sta mostrando segnali di recupero e, secondo l’Istat, il flusso lordo del risparmio è al di sopra dei 100 miliardi di euro l’anno. È guidato soprattutto da motivazioni precauzionali, data la difficile situazione del mercato del lavoro, dove quasi 7 milioni di persone sono disoccupate o hanno un’occupazione a termine o con orario ridotto.

Per il 65% degli italiani il risparmio significa attenzione alle spese superflue e agli sprechi: è un atteggiamento di vita, un’attenzione che parte dalle piccole cose e arriva alle più grandi, piuttosto che una costante rinuncia. Si risparmia per tutelarsi personalmente (37%) o – per chi ha figli – per poter pensare al loro futuro (25%). La preoccupazione per il futuro è confermata dal fatto che il 71% dei lavoratori è in ansia per il proprio domani dopo la pensione. Tra gli altri motivi per cui si risparmia, il 14% – specie i più giovani – lo fa perché ha in mente un progetto personale, l’8% per un atteggiamento etico, il 7% perché si sente portato come indole, il 4% perché ha in mente un progetto imprenditoriale e vuole avere una propria attività, mentre il 3% perché vi è costretto per ridurre i debiti cumulati. Detto questo, la sensazione degli italiani è che si faccia un po’ meno di ciò che si dovrebbe: si pensa che le generazioni passate abbiano risparmiato assai più di quella presente (84%).

Il 2017 mostra un “lento ritorno alla normalità”: paura e preoccupazioni, pur ancora presenti, stanno lasciando spazio a un atteggiamento più tranquillo e fiducioso nel futuro. Anche se permangono forti differenze, soprattutto territoriali: mentre nel Nord Ovest si registrano i principali segni di ritornata fiducia, nel Sud questi segni sono molto poco presenti, quando non del tutto assenti. La percentuale di famiglie in povertà assoluta al Sud è dell’8,5% (a cui si aggiungono quelle in povertà relativa, 19,7%), più di una volta e mezzo che nel Nord, dove in povertà assoluta sono il 5% (a cui si aggiungono quelle in povertà relativa, 5,7%). Il fenomeno della povertà assoluta in Italia coinvolge oltre 4,7 milioni di persone, delle quali 1,3 milioni sono minori.

Certamente positiva è stata la scelta delle Fondazioni di origine bancaria, che sono in campo da tempo per attenuare l’impatto della povertà sulle Governo nel 2016 di varare un apposito fondo strutturale per contrastarla e oggi la proposta di un reddito di inclusione, famiglie, con i loro numerosi progetti di welfare. Ed è significativo che nel 2016 al welfare – che raccoglie i settori di assistenza sociale, salute pubblica e volontariato – siano stati destinati 293 milioni di euro, pari al 28,5% delle loro erogazioni filantropiche. A queste risorse vanno sommati i 120 milioni di euro specificatamente indirizzati al Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, generando così un ammontare complessivo di erogazioni per il welfare di 413 milioni di euro. Realizzato grazie a un accordo fra Acri e Governo, con la collaborazione del Terzo settore, del volontariato e delle scuole, il Fondo è uno dei più importanti fra i progetti collettivi delle Fondazioni. Nel loro insieme lo alimentano con un contributo di 120 milioni di euro all’anno, per tre anni, a partire dal 2016, assistito da un credito d’imposta che il Governo ha loro riconosciuto, segno evidente dell’importanza strategica da esso attribuito all’iniziativa. Dalla sua implementazione possono scaturire utili modelli di intervento per l’intero Paese, come è già avvenuto per l’housing sociale, che sperimentato sul campo da alcune Fondazioni è oggi un progetto nazionale.

 

Giuseppe Guzzetti
Presidente Acri-Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa)

Articolo originale su Huffington Post

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