Domus de Luna. Domus si capisce, ma la luna cosa c’entra?

di Con i Bambini

Girl drawing a house and trees onto a wall

L’idea era di fare solo un anno sabbatico, con un obiettivo preciso. A me il lavoro piace da sempre, non ho mai capito come si possano contare i minuti al termine dell’orario, gli anni che mancano alla pensione. Devi essere un po’ grigio dentro. Un solo anno quindi, per cercare di fare nel miglior modo possibile, imparare in fretta da chi ne sa di più e capire se c’è qualcosa da migliorare ancora. Provare a cambiare, controllare se funziona e partecipare tutto con chi ha lo stesso interesse, condividendo metodo e strumenti, in trasparenza. Tutto questo per loro, i bambini che erano in uscita dagli orfanotrofi.

Era il 2004, la chiusura per legge era stabilita entro due anni ma tutti dicevano che non c’erano abbastanza case famiglia e comunità pronte ad accoglierli e prendersene cura. Così mi sono detto quando ho mollato tutto, facciamo qualche cosa anche noi.

Con mia moglie Petra abbiamo pensato di essere fortunati a poterci permettere una scelta del genere, che sarebbe stato bello condividere un po’ della nostra fortuna con i 30 mila piccoli e meno piccoli che risultavano allora vivere fuori dalla loro famiglia in giro per i vari istituti d’Italia.

Quanti fossero realmente le case e i piccoli, in realtà nessuno lo sapeva. Ma la cosa che fa arrabbiare è che nessuno lo sappia neanche oggi. È una di quelle vergogne pubbliche per cui mi viene da rispondere male. L’hanno detto anche in Europa che non potevamo continuare così, con i pezzi di carta sparsi tribunale per tribunale, comune per comune. Tant’è. Molti dei nostri piccoli, da quando abbiamo iniziato a proporre gratuitamente l’adozione di “Dado” (si chiama così la nostra anagrafe protetta) o a sollecitare la realizzazione di un sistema simile, sono diventati maggiorenni.

Abbiamo costituito una fondazione, Domus de Luna, ci abbiamo messo un po’ di soldi, impegno, tanto cuore. E In questi anni qualcosa abbiamo fatto. Con umiltà e rispetto, a bilanciare lo spirito verso il nuovo e il diverso. Perché non ne sai mai abbastanza e perché devi sempre pensare alle ricadute che hanno le tue scelte sulla vita degli altri. Senza abdicare la responsabilità della scelta ma arricchendola di contributi e critiche.

Abbiamo cominciato a operare Domus de Luna, con una comunità nuova che li accogliesse e li curasse quando erano feriti dall’incuria, dal maltrattamento, dagli abusi di chi avrebbe dovuto proteggerli. Casa delle Stelle, così è stata chiamata la prima comunità e poi la cooperativa che si occupa di tutte le altre. Perché oggi le comunità sono diventate quattro e ospitano anche le mamme con i loro piccoli, poco meno di 200 a oggi. Basandosi su un metodo che sembra funzionare ma che deve continuare a migliorare.

L’anno sabbatico aveva già cominciato ad allungarsi e noi a pensare anche al dopo.

Nasce allora la Locanda dei Buoni e Cattivi, un ristorante con camere e appartamenti in cui persone in situazioni di grave disagio e fragilità possono cercare il proprio riscatto, attraverso un lavoro che restituisce senso e dignità. Ragazzi che hanno vissuto fuori famiglia ma non solo. Una cooperativa sempre più autonoma gestisce l’attività e si prende oneri e onori.

Sempre pensando al fuori, abbiamo aperto poi l’Exmè, un ex mercato di periferia, abbandonato per tanti anni alla droga e alla violenza, dove la musica e l’arte hanno preso il posto dello spaccio e delle scommesse sugli incontri clandestini di cani, talvolta di ragazzi. L’Exmè è diventato anche il posto dove si discute, un luogo dove si fa formazione ad alti livelli e si realizzano opere importanti con Writers che da mezza Europa vengono a dipingere i palazzi grigi. Ma dove si gioca anche a biliardino, ci si tuffa nella piscina fuori terra, si fa social zumba e ci si sfida a pallone. Un luogo di Domus de Luna, la casa di tanti. Sono tante le organizzazioni che hanno scelto di partecipare quest’intervento un po’ visionario ma così bello e utile.

La Luna? Ci dicevano che non avevamo i piedi per terra, che pensavamo di realizzare cose che non potevano concretizzarsi, che volevamo la luna. Per questo la luna c’entra, per questo la nostra fondazione si chiama Domus de Luna.

 

[Questo post è stato scritto da Ugo Bressanello, presidente della Fondazione Domus de Luna: articolo originale su Huffington Post]

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