La mia scuola Open mind parte dalla felicità

di Con i Bambini

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La mia idea di fare scuola “Open Mind” è comune a tanti altri docenti, cercando di essere “attrattivi” nell’essere e nel fare i docenti nel coinvolgere i ragazzi attraverso nuove forme di comunicazione e didattica più a loro portata, di immediata lettura. Attraverso i progetti faccio scuola, mettendo i bambini con le loro competenze e abilità al centro delle lezioni inclusive, partendo dalle loro esigenze, in questo mi ritrovo molto nelle nuove indicazioni nazionali e le 8 competenze chiave di cittadinanza Europea, in cui ritrovo gli stessi miei obiettivi che perseguo con/per i miei ragazzi in un cammino di crescita parallelo, condiviso e comune, loro e mio.

Io imparo da loro e loro da me. Nessuna ricetta e formula magica, la felicità contamina. Gioco insieme ai miei ragazzi per costruire il nostro percorso di crescita reciproca, contro la noia e le lagne, il nostro bicchiere è sempre mezzo pieno imparando a superare ostacoli e difficoltà con ironia e senso pratico in autonomia, sviluppando menti aperte con pensieri logici/critici e creativi.

Se mi diverto io, anche loro si divertono, la felicità contamina. Chi è felice trasmette felicità. Quando vedi i tuoi alunni che al suono delle campanelle correre per essere i primi, contenti e cantando, allora è il segnale che hai superato il primo ostacolo, che hai ottenuto il primo successo.

Utilizzo quello che mi piace fare e quello che faccio fuori di scuola e lo porto a scuola, come i lavori della vita reale, li faccio sperimentare e ricercare, provare e cercare risposte e soluzioni. Il successo, è renderli autonomi, consapevoli e critici nei confronti di sistemi e letture, sicuri di loro nell’affrontare il nuovo nelle situazioni in divenire, come può essere appunto un progetto in gemellaggio con un altro paese, dove il confronto è costruttivo, nel passaggio delle buone pratiche per percorsi di crescita che sostengono i ragazzi nel sapersela cavare in ogni situazione.

Questo è quello che reputo una didattica arricchente, positiva e reattiva, fatta di continua ricerca e sperimentazione nell’adottare sistemi di apprendimento efficaci per essere efficienti nel raggiungere ognuno i propri obiettivi di vita.

All’inizio gli stessi genitori appena entrano in contatto con il mio modo di essere, non essere la solita docente e del mio stile nel fare didattica entrano in confusione, si chiedono e chiedono rassicurazioni, da qui l’importanza fin da subito di creare un patto educativo solido e ben pensato da parte di tutti gli attori principali dell’azione educativa, delineando gli stessi obiettivi e le stesse modalità di intervento che dobbiamo perseguire parallelamente, come dicevo. L’alleanza scuola e famiglia è basilare.

Non sempre è facile essere fuori dal coro, ma se intorno si hanno colleghi di team classe come ho io e non solo loro anche gli altri, aperti alla creatività, al gioco e al confronto tra di noi, innovatori di sistemi che possano essere il più inclusivi possibili in un dialogo aperto nel creare percorsi alternativi non esclusivi ma di qualità.

Quando ogni singolo personaggio che ruota intorno alla scuola, dai collaboratori scolastici, portieri, segreteria, cuoche, ditta delle pulizie, alle istituzioni e associazioni del territorio hanno la stessa visione non per ultima ma è la principale pedina del successo, se dalla stessa parte di noi docenti troviamo anche un dirigente scolastico dallo stesso nostro stile operativo e dallo stesso pensiero educativo “possibile, allora questo è fare bingo e le cose avvengono di conseguenza, certo nulla è semplice e facile, ma come diceva la mia maestra: “volere è potere”.

Ogni progettualità a suo modo ha contribuito alla mia crescita personale e professionale, ognuno è parte di me e della mia capacità di creare “eventi” mettendo insieme i pezzi di esperienza che ho fatto, unendo le persone ne faccio appunto dei progetti per far fare esperienze e dove i ragazzi si possono sperimentare direttamente in campo.

Un mio amico dice sempre: “Che evento ci ha preparato oggi?” Vivo con il pensiero positivo ogni momento, per il mio modo di amare la vita a tutto tondo, applico il mio spirito di trovare e ricorrere alle soluzioni contro le lagnanze, mi attivo, mi adopero e mi aziono.

Quindi ogni cosa che ho realizzato e realizzo è come se fosse un piccolo giardino che con cura ho messo su e che ogni albero, anche di quelli nati spontaneamente fuori dal cortile per contaminazione diretta e per emulazione, hanno prodotto i loro frutti diversi ognuno da tutti gli altri ma che insieme, nella loro diversità rendono il giardino il più bello che c’è. Queste, noi della scuola, le chiamiamo: soddisfazioni.

Le mie parole d’ordine sono: libertà, creatività e gioco. Invece delle solite interrogazioni, ho creato “Tg scuola”. I bambini leggono le notizie e preparano dei servizi su quello che hanno studiato, mentre io li riprendo con il telefonino. Un’edizione è andata persino in onda su una tv locale.

Impariamo scienze coltivando l’orto in giardino e poi vendiamo al mercato frutta e verdura per acquistare materiale didattico. Così i ragazzini si divertono e apprendono senza fatica. Per avere la loro attenzione bisogna stimolarli e non stare sempre sui banchi di scuola. Insegno a leggere e scrivere attraverso il corpo, il corpo diventa lettere da scrivere in palestra, ogni bambino diventa la frase da scrivere e leggere.

I ragazzi sono i ricercatori del loro ruolo nel mondo al passo con i tempi, fautori dell’abbraccio e del contenimento, dei tempi di riflessione condivisi fatti di commenti con pensieri liberi e critici. Pronti alla scoperta capaci di “essere guidati” per diventare autonomi e consapevoli.

I bambini di oggi, noi adulti di oggi. Due mondi specchiati l’uno nell’altro. Per questo non possiamo più permetterci di rimanere indietro e per stare al loro passo, occorre informarci, formarci.

 

[Questo post è stato scritto da Barbara Riccardi, insegnante finalista al Global Teacher Prize 2016: articolo originale su Huffington Post]

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