Inopia e la rivincita dei nerd

di Con i Bambini

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Inopia è un inno alla fragilità, la rivincita dei nerd. Si tratta di un lavoro interiore che nasce dall’accettazione di me stesso come essere esile, vulnerabile e indifeso, è un lavoro nato dalla domanda: ma in un mondo pieno di arroganza e attacchi, dove vige la legge del più duro, è davvero così tragico essere fragili?

A questa domanda Inopia risponde: siamo tutti esseri indifesi, ma solo chi accetta questa parte di sé può raggiungere la gioia che tanto ricerchiamo. Inopia è un “fatti forza”, Inopia è un “dai che ce la fai”, è la rivincita dei fiori in un mondo di palazzi.

Il termine viene dal latino “senza opera”, senza strumenti, indifeso. Tutti siamo indifesi, tutti incarniamo la nostra parte pura, bambina e innocente, quando vedi ragazzoni alti e grossi con un finto biondo platino, con i progetti di innalzare muri per separare due Americhe, non stai vedendo un bullo, stai vedendo un uomo che non accetta la sua parte pura. Tutto è inopia, guardate i bambini e vedrete di cosa inopia è capace.

Purtroppo però, i ragazzi che si mostrano privi di protezione, di sovrastrutture rischiano di diventare vittime di chi non la pensa come loro.

Questa è la parte dolorosa di chi ha e mostra la sua parte fragile: incontrare persone che si fingono forti ma in realtà sono solo idioti travestiti da pugni, gli stessi pugni che hanno massacrato la loro parte intelligente.

È necessario oggi più che mai, difendere e ascoltare i più fragili, e necessario tanto quanto ascoltare i giovani arroganti, i famosi bulli che sono nello stesso pericolo di chi subisce violenze, oggi tutto ha bisogno di cura, amore e ascolto.

Ai miei spettacoli incontro tante mamme quanto giovani, sotto il mio palco non c’è un’età precisa, ci trovi il dodicenne e il settantenne, proprio perché il tema che sto trattando quest’anno è rivolto a tutti, coinvolge ogni età.

Ai giovani non rispondo, non è mio interesse dare delle risposte, non sono un maestro, però mi impegno e li aiuto a cambiare tipo di domanda.

Servono nuove domande, bisogna imparare a chiederci e a chiedere, sono le domande che cambiano la visione della vita.

Le domande sono porte spalancate, la risposta siamo noi con le nostre azioni ogni volta che ci poniamo la domanda giusta. E per periferia intendi il vivere in disparte, allora ben venga dico io, se non rispondono al tuo appello, cammina solo diceva Gandhi.

Oggi si vive con la paura di stare soli, ma è solo stando soli che possiamo innamorarci di noi stessi, e quando ti innamori di te stesso allora puoi uscire dalla periferia, andare in città far vedere a tutti come vuoi essere trattato, ovvero, con amore.

[Questo post è stato scritto da Gio Evan, scrittore e poeta, umorista, performer, cantautore, artista di strada – e capitano pirata della ciurma “Granché – Ma lui non lo sa e vola lo stesso”: articolo originale su Huffington Post]

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