Mi dicevano di uccidermi, invece ho sconfitto il bullismo con la scrittura

di Con i Bambini

Lonely student being bullied by her peers at the university

Ho subito bullismo dalla prima elementare. È vero, a quell’età i bambini tendono sempre a prendere in giro qualcuno, forse lo fanno inconsciamente, ma io me la prendevo perché le offese comunque erano pesanti e facevano molto male. Che dire di me, mi chiamo Erika Orrù, ho 16 anni, vivo in Sardegna e ho lasciato la scuola. Non ce la facevo più.

Sono sempre stata una bambina tranquilla, che non aveva mai subito prese in giro, quindi è stato devastante per me tutto quello che è successo. Come in una storia di altri tempi, tutto è iniziato così, di punto in bianco. Ad un certo punto mi sono ritrovata tutti i miei compagni contro e senza alcun motivo, è normale che poi una persona se la prenda e ci stia male, anche se a quei tempi ero solo una bambina.

Le prese in giro sono durate per tutti e cinque gli anni delle elementari. Non solo mi insultavano, mi rubavano la merenda, mi tiravano i capelli e mi rompevano il materiale scolastico. Io credo che, comunque sia, in quarta e in quinta elementare sei abbastanza conscio di ciò che fai, eppure i miei compagni mi hanno trattata sempre male, incuranti di come mi facessero sentire.

Quando facevo i compiti, i compagni che stavano dietro mi lanciavano dei bigliettini pieni di parolacce rivolte ed io non riuscivo a completare un esercizio, proprio non ne volevano sapere di lasciarmi in pace. Mi prendevano anche in giro per come mi vestivo e ridevano, ridevano e poi ridevano ancora. Una volta sono andata a scuola con una canadese, una tuta che aveva delle righe per cui un mio compagno mi aveva definita “una carcerata”, poi tutti gli altri si erano messi a ridere e avevano iniziato a chiamarmi così pure loro.

Quando finalmente si era concluso il ciclo delle elementari, per me stava per iniziare una nuova fase: quella delle medie. Ero terrorizzata dall’idea di dover andare in una scuola nuova, ma felice del fatto che non avrei più avuto con me in classe quelle persone che, per cinque anni, mi avevano detto e fatto di tutto.

Purtroppo però, con il passare dei mesi, la mia situazione alle medie non sembrava migliorare, tutto era tornato come prima, anzi peggio. Mi sentivo sempre più sola, ero isolata, mi sembrava impossibile riuscire a superare quell’ennesimo ostacolo presente nella mia vita.

Fallita, come se a 12 anni si potesse essere falliti per qualcosa, un’età in cui ti stai appena affacciando per scrutare con gli occhi di un adolescente quello che ti sta attorno.

Io soffrivo tanto e non capivo perché le persone, pur avendo cambiato scuola e compagni, mi trattassero nuovamente così. Poi ho pensato che magari lo facevano perché ero molto chiusa e timida, quindi ne approfittavano.

In tutti questi anni mi sono sempre posta la stessa domanda: perché ero diventata così chiusa, insicura, spaventata e timida? Una risposta, forse, l’avevo: per tutti quei cinque anni delle scuole elementari, avevo subito ogni tipo di umiliazione possibile. Ma la presa di coscienza di quanto vivevo, non bastava a risarcirmi del male subito. Non ero in grado di capire l’origine di tutta quella sofferenza. Quotidianamente vivevo in uno stato paranoico, chiedevo sempre a mia madre cosa avessi mai fatto di male per meritare tutto questo.

Ancora adesso, che di anni ne ho 16, non riesco proprio a capire, a darmi una risposta esaustiva. Neanche quando il primo anno delle medie venni bocciata. Per me era logico che non superassi l’anno scolastico, la testa per studiare non c’era, l’unica cosa che sentivo era l’eco di tutte quelle persone che mi deridevano e che mi insultavano. Quelle voci irrompevano sempre nei miei pensieri.

Riflettevo, ero in prima media, avevo compagni diversi, eppure non era cambiato nulla.

Ai bulli della classe precedente se ne erano aggiunti anche altri.

Ogni volta che passavo nei corridoi la gente si metteva a ridere ed io non riuscivo a sopportarlo.

Se chiedevo di andare in bagno, mentre passavo tra i banchi, qualcuno mi faceva lo sgambetto e se cadevo ridevano come matti. Ma è possibile che le persone siano così crudeli? Ma non pensano a quanto male affliggono? Alle ferite profonde che creano nella vita di un adolescente?

Quattro anni di inferno sono volati via e quello che mi si prospettava davanti era il mondo delle scuole superiori. Ero ottimista, mi ripetevo sempre: “Dai, questa volta andrà tutto bene. Mi accetteranno, riuscirò finalmente a sentirmi a mio agio in una classe e avere degli amici”.

Le superiori sono state peggio delle elementari e delle medie messe insieme. Eppure là eravamo quasi adulti e coscienti delle nostre azioni.

Anche lì hanno iniziato ad insultarmi, ma non solo a scuola, anche per telefono. I miei compagni di classe avevano fatto un gruppo su WhatsApp, quando io scrivevo venivo insultata pesantemente: mi dicevano parolacce di ogni tipo e senza un motivo logico. Oppure mi insultavano, mi chiamavo fantasma perché sono molto pallida.

Non mi invitavano mai ad uscire con loro, anzi, organizzavano le uscite ed io ero sempre tagliata fuori, se chiedevo i compiti nessuno me li dava, come se avessi un marchio indelebile che ero costretta a portare addosso.

Devo essere sincera, nelle materie prendevo sempre brutti voti. Non riuscivo a studiare o stare attenta alle lezioni. Come potevo se non avevo un attimo di pace? Ero sempre derisa e maltrattata.

Iniziai a non mangiare più, ero dimagrita tantissimo. Piangevo tanto e non parlavo. Su di me era calato il silenzio. Io stavo male.

Allora non ce l’ho fatta più e ho preso una delle decisioni più difficili della mia vita, cioè quella di ritirarmi da scuola.

Era diventato impossibile vivere, non avevo molte possibilità. Rimanere in quella scuola e continuare a soffrire, oppure abbandonare quel luogo e ricominciare a vivere. Ho pensato a me, alla mia famiglia e ho scelto la seconda opzione.

Sono convinta che per molti questa possa sembrare una mia debolezza, invece no, da quando non vado più a scuola ho ricominciato ad avere una vita e respirare. E a conferma di ciò nessuno dei miei compagni di scuola si è mai fatto sentire, nemmeno una scusa per i loro comportamenti. Come se fossi stata veramente un fantasma che a un certo punto è sparito.

Ovviamente non ho abbandonato definitamente gli studi, perché ho intenzione di ritornare a scuola un giorno. Non so quando, ma di certo non sarà molto presto.

Fortunatamente la mia famiglia in tutto questo mi è sempre stata accanto, mia madre ha sempre parlato con gli insegnanti che, sistematicamente, ignoravano la cosa. I miei docenti minimizzavano, dicevano che erano cose fra ragazzi e addirittura normali. Ma queste non sono cose normali, queste sono cose che ti segnano per tutta la vita e se io ho avuto la forza di andare avanti, è solo grazie alla scrittura, che mi sono salvata.

Non è un libro sul bullismo, parla di un amore complicato, ma Giada e Marika, che non sono le protagoniste, sono vittime di bullismo.

Parla di tante cose. Di come la vita possa porre, durante il nostro cammino, tanti ostacoli e di come una persona, per arrivare al traguardo, non debba mai arrendersi. Il messaggio che ho voluto trasmettere è quello di andare sempre avanti, senza mai buttarsi giù.

Il bullismo e tutto quello che mi hanno fatto, sarà sempre una parte della mia vita, ma son riuscita ad andare avanti con la scrittura. Ho lottato ed ora ho realizzato il mio sogno, perché i sogni sono la cosa che non dovremmo mai perdere, così come nemmeno la speranza.

Articolo originale su HuffingtonPost

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