Le Case di Don Bosco a Foggia, Catania e Locri per i bambini fragili

di Con i Bambini

«Mi chiamo Eleonora e ho 10 anni. Io non vivo in una casa famiglia, vivo con la mia mamma e i miei nonni, ma la mia mamma è senza lavoro e il mio papà è in un ospedale psichiatrico. Sono stata segnalata ai servizi sociali per i nostri problemi in famiglia e così adesso ogni giorno dopo la scuola vengo accolta presso il centro diurno di Foggia e qui trovo tante persone che aiutano me e tanti altri bambini come me. Ho appena finito la quarta elementare e mi piace molto andare a scuola. Mi piacciono i numeri più che le lettere. Ma soprattutto mi piace giocare insieme ai tanti altri bambini che incontro ogni giorno in oratorio. Loro per me sono una seconda famiglia».

La comunità che accoglie Eleonora ogni giorno è nata nel dicembre del 2007 dall’impulso della comunità salesiana e da un gruppo di animatori dell’Oratorio, allo scopo di promuovere l’animazione culturale e sociale dei giovani del quartiere “Candelaro”, tra i più a rischio della città.

«Foggia – racconta Massimo, operatore del centro – è una città bella e con tante possibilità però è anche una delle più complesse e difficili. Il potere criminale agisce indisturbato e lo sforzo del nostro oratorio salesiano è proprio quello di educare anche di fronte agli urti della vita. Il doposcuola non è soltanto istruzione ma anche e soprattutto creatività così da farlo vivere ai ragazzi come laboratorio e come gioco».

Le Case di Don Bosco” nascono per accogliere tanti bambini come Eleonora rispondendo concretamente alle emergenze delle periferie italiane come quella di Catania e Locri.

Sono spazi a misura di bambino, che offrono attività gratuite a quei ragazzi con difficoltà di apprendimento o ai quali manca la presenza costante di una famiglia.

Operano con un approccio integrato che tiene conto delle diverse esigenze dei minori accolti, con un’attenzione particolare alla lotta alla dispersione scolastica e alla povertà educativa. Il percorso, prevede il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti dal fenomeno dispersione scolastica (studenti, docenti e famiglie) con interventi sia in orario scolastico che extrascolastico, impiegando metodologie centrate sulla partecipazione attiva dei ragazzi, coinvolgendo le famiglie di origine e le reti territoriali.

Le “Case di Don Bosco” sono spazi a misura di bambino, nascono in quartieri difficili e privi di servizi. Queste strutture, offrono attività gratuite a tutti i bambini grazie alla collaborazione di organizzazioni già presenti sul territorio. Operano con un approccio integrato che tiene conto delle diverse esigenze dei minori accolti e per contrastare la povertà educativa minorile.  Ciascuna struttura si rivolge a circa 60 bambini e ragazzi tra gli 8 ed i 15 anni.

«Quello della povertà educativa è un tema che ci interpella come salesiani, consacrati e laici – afferma Don Giovanni D’Andrea, presidente di Salesiani per il Sociale – grazie ad una diffusa presenza delle nostre opere su tutto il territorio italiano, riteniamo di poter offrire una nostra interpretazione di povertà educativa che oggi possiede una pluridimensionalità: non solo economica, culturale e sociale ma anche affettiva/relazionale, morale e spirituale. Crediamo che grazie al confronto aperto con altri enti e istituzioni possiamo ulteriormente crescere per regalare un futuro migliore ai giovani, “soprattutto i più poveri. Crediamo che l’educazione possa illuminare il futuro di Eleonora e di tanti altri giovani e che sia il presupposto per uscire dalle situazioni di emarginazione e miseria in cui molte città ancora oggi si trovano».

[I materiali sono stati gentilmente concessi da Salesiani per il Sociale – Federazione SCS/CNOS. Con i Bambini non risponde delle immagini e dei contenuti]

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